Parmigianino, il pittore alchimista

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Di Redazione Metropolitan

Girolamo Francesco Maria Mazzola detto Parmigianino (Parma, 11 gennaio 1503Casalmaggiore, 24 agosto 1540) è un pittore oggi molto amato per i suoi capolavori. La critica ne ammira la capacità di cogliere l’espressività dei volti e il suo originale stile dai corpi allungati. Eppure in passato Parmigianino fu poco apprezzato se non addirittura criticato.

Nel corso del XVIII è del XIX secolo le sue tele venivano snobbate per la mancanza di simmetria e per l’eccessiva affettazione, definita “insopportabile” dallo storico Burkhardt. La contemporaneità ha dato nuova fama a queste peculiarità, rivalutate come estremamente originali. Le sue figure dagli sguardi maliziosi, sono velate da un fascino intrigante che riconducono Parmigianino al Manierismo più raffinato.

Parmigianino, Madonna dal Collo lungo, 1534-40 - Photo credits: Wikipedia.org
Parmigianino, Madonna dal Collo lungo, 1534-40 – Photo credits: Wikipedia.org

Parmigianino, un talento irrequieto

Molto precoce e talentuoso, era nato in una famiglia di modesti pittori. Infatti, oltre al padre, anche gli zii erano artisti e furono loro a notare la predisposizione del piccolo Francesco per il disegno. Ricevuta una prima formazione tecnica dagli zii, il talento di Parmigianino lo spinse a trarre ispirazione dai grandi maestri del suo tempo, come Correggio.

L’innata sensibilità estetica e la grazia delle sue figure, attirarono molti committenti nei primi decenni della sua vita. Con il trascorrere degli anni però la sua costanza divenne sempre più altalenante, giungendo ad essere incarcerato proprio perché accusato di inadempienza. Questo fu il caso dei lavori per la Basilica di Santa Maria della Steccata a Parma.

Parmigianino, Schiava turca, 1532 - Photo credits: Wikipedia.org
Parmigianino, Schiava turca, 1532 – Photo credits: Wikipedia.org

Alchimia e tormento

Nonostante le molte proroghe concesse e la tolleranza dimostrata dai confratelli della Basilica, Parmigianino non riuscì a completare il progetto. Il prolungarsi di questo incarico, come di altri giunti durante la sua fase matura, sembra sia da attribuire a una nuova passione, che finì per fargli trascurare tanto l’aspetto esteriore della sua persona che il lavoro: l’alchimia.

Le fonti raccontano che fosse un giovane dalla bellezza angelica. Tuttavia in età matura aveva acquisito un aspetto “selvatico” a causa della devozione malsana per la chimica e l’alchimia. Allusioni all’iconologia alchemica sono state riscontrate in alcuni suoi lavori. Un esempio si trova proprio negli affreschi che riuscì a portare a termine alla Basilica di Santa Maria della Steccata, dove ricorrono spesso le simbologie dei quattro elementi.

Parmigianino, dettaglio dell’affresco per la Basilica della Madonna della Steccata, 1531-39 – Photo credits: Wikipedia.org

Quando il talento lascia il passo all’ossessione

Parmigianino finì con il dedicarsi con tale trasporto alle sperimentazioni chimiche, da abbandonare gradualmente la pittura. Lo studioso Armenini riporta che “di molto gratioso che egli era, divenne bizzarrissimo e quasi stolto”. Altrettanto racconta Vasari nelle Vite:

Avesse voluto Dio ch’egli avesse seguitato gli studii della pittura e non fusse andato dietro ai ghiribizzi di congelare mercurio per farsi più ricco di quello che l’aveva dotato la natura et il cielo, perciò che sarebbe stato sanza pari e veramente unico nella pittura; dove cercando di quello che non poté mai trovare, perdé il tempo, spregiò l’arte sua e fecesi danno nella propria vita e nel nome.

di Flavia Sciortino

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