Il talento è un dono elargito a pochi fortunati, ma senza il libretto delle istruzioni. A volte succede che quel dono va sperperato, altre regala molti successi ma non è sufficiente a portarti in cima. Payne Stewart invece ci è arrivato, ma la montagna gli è crollata d’improvviso sotto ai piedi.
Origini di Payne Stewart
Payne Stewart nasce il 30 Gennaio 1957 a Springfield (Missouri) dove trascorre l’infazia.
Figlio di un discreto giocatore di golf, non può esimersi dal seguire le orme del padre sin dall’età di 5 anni. Il golf gli vale l’accesso all’università e, una volta lanciato il tocco in aria inizia la sua carriera sul Tour asiatico nel 1979.
Nel 1981 ottiene i suoi primi due successi da professionista che gli aprono la porta per il PGA Tour.
Pur vincendo sin dal primo anno, nei successivi ottiene solo quattro vittorie, collezionando però una serie infinità di runner-up e piazzamenti.
Payne Stewart nonostante tutto è già un idolo: muove perfettamente il bastone e sfoggia dei look anni ’30. Potenzialmente pacchiani su tutti, elegantissimi su di lui. In fondo, anche lo stile è un dono.
La consacrazione dei Major
Il 1989 è l’anno della consacrazione definitiva di Payne Stewart. La sua reputazione come uno dei giocatori più costanti e forti del mondo è assodata.
Nonostante questo, le poche vittoria attirano facili titoli e mancate citazioni del suo nome tra i migliori golfisti.
Tutto cambia il 13 Agosto 1989. Al Kemper Lakes Golf Club va in scena il PGA Championship e uno dei recuperi più belli di sempre.
Al via del quarto giro Payne Stewart è dietro di sei colpi rispetto al leader Mike Reid. Quattro birdie nelle ultime cinque buche dimostrano la sua abilità nei ribaltamenti: abiti vecchi diventano amarcord e una sconfitta si tramuta in Major
Al termine della sua carriera Payne vince altri due Major, entrambi U.S. Open, e porta a 21 il numero di tornei vinti… partecipando a 5 Ryder Cup.
Il tragico destino in diretta televisiva
Le componenti del gioco possono essere sotto controllo ma le variabili sono infinite, in mano al destino, che a suo piacimento decide quanto ci metterai a finire il percorso.
Per cinque interminabili ore, l’America intera rimane incollata al televisore, nel guardare il suo aereo solcare i cieli degli Stati Uniti.
Una bara volante che il 25 Ottobre 1999 a soli 42 anni e quattro mesi dopo il suo terzo Major, conclude il suo volo schiantandosi in una zona paludosa del South Dakota.
La ricostruzione dell’incidente, ha dimostrato come sia Payne che gli altri 3 passeggeri erano già morti al momento dello schianto. Una forte depressurizzazione, venti minuti dopo il decollo, ha fatto perdere i sensi a tutti gli occupanti lasciando l’aereo in volo con il pilota automatico inserito.
Anestesia, dipartita e schianto. Il suo corpo non ci sarà più ma le sue fattezze le ricordano tutti, soprattutto sul campo di Pinehurst.
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