Pensioni: la manovra del compromesso

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Di Redazione Metropolitan

Cosa cambia per le pensioni con la manovra? Con l’emendamento alla legge di bilancio è previsto un pacchetto che vale 300 milioni. Un compromesso tra le richieste dei sindacati e il “no budget” del Governo. E per i giovani?

Il ministro dell’Economia Padoan credits: investireoggi.it

Fronte pensioni: arriva l’accordo tra governo e sindacati. E si trasferisce nella legge di bilancio. Cosa cambia esattamente? Le categorie di lavori gravosi passano da 11 a 15: si aggiungono (braccianti, pescatori, operai siderurgici e lavoratori marittimi. Il che vuol dire niente aumento dell’età pensionabile a 67 anni per 14.600 persone, a partire dal 2019.

E cambia anche il meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita. Diversamente da quello della legge Fornero, terrà conto anche dei ‘picchi negativi’, cioè degli eventuali arretramenti della speranza di vita. Per il calcolo dello scatto di tutti i lavoratori si guarderà alla media del biennio di riferimento rispetto a quella del biennio precedente.

Questo per le pensioni. E per gli altri? E per i giovani? Beh, dovranno accontentarsi del bonus bebè, rifinanziato per i prossimi tre anni, e delle altre misure “pro famiglia” allo studio. Maggioranza e governo stanno ancora lavorando alla soglia per i figli a carico, misura che sia Ap che il Pd puntano a portare a casa.

Nel frattempo l’Ocse certifica che nel 2016, in Italia, la pressione fiscale in Italia è scesa al 42,9%. Non male rispetto al 43,3% del 2015. Ma non basta: il BelPaese resta bloccato nella sesta posizione nella classifica generale.

Pensioni: i dettagli e le deroghe

L’esecutivo ha dunque tradotto l’intesa con Cisl e Uil, la Cgil non era d’accordo, in norma di legge, con l’atteso emendamento presentato alla Commissione Bilancio del Senato. Per il primo anno, il costo in termini di maggiore spesa pensionistica sarà di 100 milioni. Cifra che nel triennio fino al 2021 arriverà a quasi 385 milioni. Ma, diciamolo chiaramente, si tratta di un compromesso.

Partiamo dalle “mansioni gravose”. Per rientrare nei requisiti bisogna averle svolte da almeno sette anni nei dieci precedenti il pensionamento ed avere una anzianità contributiva di almeno 30 anni. Requisiti che non possiedono in molti. Passiamo poi alla adeguamento all’aspettativa di vita. Già dal 2021, primo anno di attuazione delle novità, è prevista una deroga tecnica. Il confronto terrà conto anche del biennio 2017-2018 e il solo 2016 avrà come effetto meccanico quello di ‘ammorbidire’ il risultato finale. 

Questo, dunque, quanto alla fine sono riusciti ad ottenere i sindacati sulla questione pensioni. Ovviamente non occorre essere degli economisti provetti per comprendere che non è abbastanza. Eppure, sempre meglio di quello che hanno ottenuto i giovani. Perché di certo l’Italia continua a non essere un paese per giovani. 

Legge di bilancio: che fine ha fatto il Superticket?

Ma, sebbene siano le pensioni il tema che fa più notizia, nella legge di bilancio c’è in ballo anche altro. Come la riduzione del Superticket, l’importo aggiuntivo di 10 euro che i cittadini pagano su ogni ricetta per prestazioni di diagnostica e specialistica. A introdurlo fu, nel 2007, il governo Prodi. Ma rimase lettera morta fino alla Finanziaria 2011, quando a palazzo Chigi c’era Berlusconi. Eliminarlo del tutto può costare fino a 1 miliardo di euro, per cui l’idea è quella di ritoccare i criteri di applicazione.

Resta da decidere anche del finanziamento ad hoc dei farmaci oncologici e l’intervento sulle liste d’attesa. Il solito problema è trovare i fondi che coprano le spese. In questo caso potrebbero arrivare, almeno in parte dalla nuova web tax. Secondo i calcoli, potrebbe fornire un gettito di 100-200 milioni nei primi anni e di un miliardo a regime. Ma non c’è ancora nulla di certo o di fatto. Così come risulta ancora irrisolto il caso delle Agenzie fiscali.

Nel frattempo arriva il Rei, il reddito di inclusione attiva che riguarderà famiglie con minori, disabili, donne in gravidanza a quattro mesi dal parto e over 55 disoccupati. Anche qui le misure sembrano insufficienti: il tetto ammonta a 485 euro al mese. Abbiamo capito che non c’è budget, ma davvero si dovrebbe fare di più.

Federica Macchia