Esteri

Perché Biden ha concesso l’immunità a Bin Salman

Giovedì scorso il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha espresso la volontà di concedere l’immunità a Bin Salman. Il principe ereditario dell’Arabia Saudita era stato coinvolto all’interno del processo per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi in seguito a indagini condotte dalla CIA. L’agenzia di spionaggio statunitense, in seguito a indagini, aveva concluso che il mandante dell’omicidio Khashoggi fosse proprio Mohammad bin Salman.

Nell’ottobre del 2020 Hatice Cengiz, fidanzata del giornalista saudita ucciso, ha intentato causa contro il principe ereditario. Alla notizia dell’immunità ha commentato come “ancora una volta i soldi vengono prima di tutto”. 

La proposta del Dipartimento di Stato però non è vincolante. Come ricorda Paola Peduzzi su Il Foglio, sarà il giudice a decidere sull’applicazione o meno dell’immunità a bin Salman. Sulle motivazioni di tale proposta c’è chi parla di “dittatori utili” e dell’inevitabile rapporto con questi. Secondo il diritto internazionale consuetudinario – vincolante anche se non scritto – i capi di Stato, di governo e i ministri degli Esteri possono ottenere l’immunità nei procedimenti giudiziari in legislazioni straniere, come nel caso di Mohammad bin Salman. 

USA Biden armi Photo Credits Il Fatto Quotidiano
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden

Caso Khashoggi e Biden: tra condanna e immunità

Il 2 ottobre 2018 il giornalista Jamal Khashoggi entra nel consolato Saudita a Istanbul. Secondo il governo saudita lasciò il consolato vivo attraverso l’ingresso posteriore, ma fonti turche parlarono subito di uccisione all’interno dell’edificio. Un mese dopo la CIA concluse le indagini e confermò il mandante dell’omicidio: Muhammad bin Salman.

Nel corso degli anni non sono mancate le condanne da parte dell’amministrazione Biden e la proposta di immunità ha alzato diverse critiche. Secondo i commentatori internazionali si tratterebbe di un’immunità strategica a una dittatura utile a fini economici.

La scorsa estate gli Stati Uniti voleva rinnovare i rapporti con l’Arabia Saudita. Per farlo bisognava però dimenticare le vecchie accuse, a partire dal caso Khashoggi. Per creare una forte alleanza era necessaria un’azione legale, un gesto di “pace”. L’immunità potrebbe avere conseguenze positive per gli Stati Uniti, ma gettare anche un’ombra sul concetto di giustizia.

I motivi dell’immunità: il valore del petrolio

Gli Stati Uniti hanno prima stabilito che il mandante dell’omicidio di Khashoggi fosse il principe bin Salman e poi ne hanno chiesto l’immunità. Il passaggio è stato giustificato per la nomina a primo ministro del regno dell’Arabia Saudita del principe. La decisione del Dipartimento di Stato ha subito scatenato forti critiche, come quella espressa da Amnesty International che ha chiesto agli Stati Uniti di abbassare la testa per la vergogna di un atto così disgustoso. 

Le relazioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita non sono buone e sono andata peggiorando dopo i due tagli consecutivi di produzione da parte dell’Opec. La centralità dell’Arabia Saudita sul petrolio potrebbe essere il motivo scatenante reale della richiesta di immunità, scrivono i giornali statunitensi. Non sembrano esserci molti dubbi al riguardo.

La battaglia per i diritti civili, di cui gli Stati Uniti si fanno spesso portavoce a livello globale, è persa di fronte all’interessi economici. Sono in molti a criticare in questi giorni Biden parlando di “tradimento dei valori americani”, eppure non è la prima volta che gli Stati Uniti mettono i profitti prima della moralità.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.

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