Mancano tre giorni dall’inizio della 71° edizione del Festival della Canzone italiana di Sanremo, la terza presentata da un più che convincente Amadeus. Mentre ci apprestiamo a presentare la nostra squadra al Fantasanremo, o a rivolgere all’oracolo di Sanremo un quesito che ci sta particolarmente a cuore, non possiamo non notare quanto sia cambiato il festival nel tempo.

Parliamo di un manifestazione nata nel secondo dopoguerra che, tra alti e bassi, ha saputo conciliare tradizione e innovazione, adottare una forma flessibile, continuando nel tempo ad essere il riflesso della nostra società e del costume di un’Italia sempre in cambiamento.

Sanremo 1951: un festival della canzone italiana al Casinò

L’idea del Festival nacque da Angelo Nicola Amato, direttore delle manifestazioni e delle pubbliche relazione del Casinò di Sanremo, e Angelo Nizza, conduttore radiofonico. La prima edizione della manifestazione cominciò il 29 gennaio 1951.
Pier Bussetti e Giulio Razzi avevano messo a punto il regolamento del concorso che prevedeva lo svolgimento della manifestazione in tre serate.
Durante la prima serata vennero presentate le prime dieci canzoni e nella seconda le successiva dieci. Nella terza serata si svolse la finale, a cui avevano acceduto le prime cinque canzoni più votate delle sere precedenti.

La manifestazione si svolgeva nel Salone delle feste del Casinò, in stile café-chantant. Il pubblico pagante – 500 lire a biglietto – e votante, sedeva ai tavolini e assisteva alla competizione sorseggiando bollicine. L’orchestra della Canzone che accompagnava i cantanti era diretta dal maestro Cinico Angelini. Gli interpreti delle canzoni in gara erano tre: Nilla Pizzi, il Duo Fasano e Achille Togliani.

La canzone vincitrice della prima edizione

La canzone Grazie dei fiori, cantata dall’esordiente bolognese Adonilla Pizzi, in arte Nilla Pizzi, vinse la prima edizione del Festival. Giancarlo Testoni e Marco Panzeri avevano scritto il testo e Saverio Seracini aveva composto la musica.
Nilla Pizza venne premiata con 80 mila lire e senza neanche un mazzo di fiori. Il testo e la melodia di Grazie dei fiori rispecchiavano buona parte della canzone italiana del tempo. Il linguaggio usato era chiaramente imparentato con quello del melodramma, com’è evidente nelle clausole utilizzate: amor, cuor e fior. Il canto di Nilla Pizzi è quello che si dice il bel canto, impeccabile esercizio delle sue corde vocali. La melodia è il frutto di un lavoro eseguito con una particolare cura, che è in grado di ricreare un’elegante atmosfera, al tempo stesso sognante e struggente d’amore.

Oggi i testi delle canzoni, in molti casi, rispecchiano la lingua della nostra quotidianità. Non è il caso di questa e delle altre canzoni che parteciparono alla prima e alle successive edizioni del Festival di Sanremo. Quelle canzoni erano delle vere e proprie romanze, che nel linguaggio presentavano un ritardo evidente rispetto all’evoluzione linguistica della società italiana.

Risonanza mediatica della prima edizione

La prima edizione del Festival della Canzone italiana di Sanremo non fece notizia sui media del tempo. La manifestazione venne trasmessa in diretta radiofonica da Nunzio Filogamo. Tuttavia, solo qualche giornale locale le dedicò alcune righe. Era ancora lontano il connubio con la televisione che avrebbe garantito al Festival una presenza tanto evidente su tutti i media, tale da permettergli di diventare parte integrante della nostra cultura, un evento per cui l’Italia è conosciuta in tutto il mondo.

Stando ad alcuni racconti, per la seconda serata della prima edizione non si presentò neanche pubblico a sufficienza da poter riempire il salone, nonostante il biglietto d’ingresso non fosse eccessivamente costoso per i tempi. Così, gli interpreti finirono per esibirsi davanti ad una sala semivuota.
Impensabile oggi, avremmo detto fino a qualche anno fa.

Giorgia Lanciotti

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