È storia antica e affascinante quella che colloca al 25 dicembre il giorno di Natale. Non è infatti scontato come lo sentiamo noi e non c’è solo la tradizione cristiana, ma anche quella pagana. Nessun Vangelo indica questa data che è stata scelta come quella della nascita di Gesù. Come per quasi tutte le feste comandate, anche dietro al Natale ci sono un rito o una credenza antichi a partire dai festeggiamenti pagani per il sole che torna a trionfare dopo le tenebre del solstizio d’inverno.
Per togliere qualche altra certezza sappiate che Babbo Natale non è sempre esistito e anche sull’abete e l’agrifoglio ci sono versioni diverse da nazione a nazione
Il significato letterale della parola Natale è nascita. Ovviamente per la tradizione cristiana è il giorno della nascita di Gesù Cristo, ma c’era prima la rinascita del Sole nel periodo dell’anno in cui, dopo il solstizio d’inverno, si allungavano le giornate. La data poi non coincide con quella della nascita di Gesù, che nessuno conosce esattamente e non è citata nei Vangeli.
Dies Natalis Solis Invicti
Il latino Dies Natalis Solis Invicti è il giorno della nascita del sole non sconfitto. È questa la festa pagana che combacia, come data, con il Natale. Fra il 24 e il 25 dicembre il sole rinasce dopo le giornate più buie dell’anno attorno al solstizio d’inverno, fra 21 e 22 dicembre. Nello stesso periodo i romani celebravano i Saturnalia. Il dio Mitra si celebrava, nel terzo secolo dopo Cristo, proprio nella giornata del 25 dicembre, portato dall’imperatore Eliogabalo e dalla tradizione dell’Oriente. Fu l’imperatore Aureliano, nel 274 d.C., a consacrare invece il tempio del Sol Invictus. Negli stessi anni nella parte orientale dell’Impero si celebrava la nascita di Gesù il 6 gennaio.
Il Cronografo del 354, un documento scritto sull’impero romano, dice che nel 336, la nascita di Gesù veniva celebrata il 25 dicembre. Solo nel 380 con l’editto di Tessalonica il cristianesimo divenne unica religione dell’impero e scomparve il culto del Sol Invictus.
Tradizione cristiana del 25 dicembre
Secondo quanto riportato dai vangeli Gesù nacque in una grotta di Betlemme da Maria che era andata nella città natale di Giuseppe per un censimento che gli storici identificano con quello del 6 d.C. disposto dal governatore romano Publio Sulpicio Quirinio nelle province di Siria e Giudea. Si parla di Erode che sarebbe morto nel 4 d.C.. Tutte date attorno a quello che consideriamo l’anno zero, che è una convenzione storica.
Per cattolici, protestanti e ortodossi che seguono il calendario gregoriano è questa la data del Natale, ma la chiesa armena apostolica lo festeggia il 6 gennaio e si va al 7 gennaio per gli ortodossi con il calendario giuliano. Oliver Cromwell nel Seicento lo cancellò dalla tradizione anglicana. Il Papa celebra la messa nella notte fra 24 e 25 dicembre. È alla mezzanotte che nasce il Salvatore (le messe però quest’anno sono anticipate causa coprifuoco per Covid). A mezzogiorno la benedizione Urbi et Orbi, alla città e al mondo, da parte di papa Francesco.
Il primo e unico Babbo Natale è il vescovo Nicola. Nato verso il 270 a Pàtara in Licia, la regione dell’odierna Turchia dove si trova Antalya, fu eletto vescovo di Myra e divenne presto un personaggio in odore di santità. L’agiografia ricorda anche come abbia placato una tempesta in mare, resuscitato tre scolari uccisi da un oste, salvato tre sorelle dalla prostituzione donando al padre tre sacchetti d’oro da usare come dote. Quando il vescovo muore, il 6 dicembre, alla tomba di Myra i fedeli arrivano da ogni dove e il luogo diventa presto una meta di pellegrinaggio riconosciuta. Le spoglie, per la maggior parte sono a Bari, perché un gruppo di marinai baresi andò a recuperarle nella Turchia ormai non più cristiana nel 1087.