A sentir parlare le persone, oggi la Rom Com (commedia romantica) sembrerebbe essere un genere cinematografico morto. In una discussione tra cinefili, non sentirai mai parlare di “Come farsi lasciare in 10 giorni”, “Notte brava a Las Vegas” o “Crazy, Stupid, Love”. Tuttavia, nei meandri della nostra intimità, ognuno di noi ha concesso qualche oretta della propria vita alla visione di questi film. Ecco perché siamo tutti (segretamente) pazzi delle Rom Com.

Rom Com: una corsa verso l’happy ending

Negli ultimi anni ’90 e i primi 2000, il genere estremamente popolare della commedia romantica ha prevalso in tutta la storia del cinema. Il genere ha origini lontanissime e risale addirittura all’Antica Grecia e alle prime forme di narrazione. Si pensi alla mitologia greca: le infatuazioni e le vendette (a volte mortali), altro non sono che il precedente storico delle vicende tra gli enemies to lovers. E queste vicende hanno intrattenuto in pubblico durante tutto il corso della storia: dal VIII secolo a.C. al pubblico cinquecentesco di Shakespeare, dagli spettatori del cinema dei telefoni bianchi fino agli stessi di La verità è che non gli piaci abbastanza.

La commedia romantica segue una struttura standard, è di facile comprensione e in genere incentrata su personaggi carismatici. A volte la struttura può presentare piccole variazioni, ma il fine ultimo è solo uno: una corsa verso l’happy ending.

Personaggio A e personaggio B dal carattere contrapposto non si conoscono o non condividono lo stesso contesto sociale. Un equivoco li porta a condividere la medesima esperienza. A e B scoprono di avere qualcosa in comune e iniziano a provare sentimenti per l’altro. A rovina tutto con uno sbaglio (commesso prima di innamorarsi di B). B scappa. A insegue B per convincerlo/a che sono destinati a stare insieme, perché nessuno al mondo è più adatto.

Gli intrighi amorosi si risolvono alla fine, così come il pubblico si aspetta, concludendo con una nota soddisfacente.

Rom com: racconti di vita quotidiana

L’interesse per questo genere di spicco va oltre i cliché, il romanticismo e la commedia. La coppia al centro di ogni commedia romantica è quella che si guadagna la maggiore attenzione, ma non tutte le Rom Com sono alimentate dalla sola forza dell’amore romantico. Il genere si biforca quando si immerge nei meccanismi di altre relazioni che i personaggi principali possono incontrare. Non rimangono esclusivamente coinvolti con il loro partner. Le commedie romantiche mantengono l’aspetto romantico al centro del film, ma non si limitano a questo. Di mezzo può esserci la stravaganza della famiglia (Ti presento i miei), una passione (Scrivimi una canzone), una malattia (Amore e altri rimedi), gli standard sociali (Bridget Jones), il lavoro (Ricatto d’amore) e così via.

Una commedia romantica non gira solo attorno alla coppia. Piuttosto, l’amore è parte integrante del racconto di una vita quotidiana fatta di complessità ed esperienze, con la quale possiamo riconoscerci. Non si tratta di battaglie spaziali, ne di rapine a mano armata, ne tanto meno di una riflessione esistenziale sullo scorrere del tempo. Le Rom Com, raccontano la vita di tutti i giorni. E lo fanno secondo uno schema stabilito, offrendoci quel minimo di certezza che di certo non possiamo provare nella vita reale.

Una base biologica: soddisfazione e identificazione

A contribuire alla popolarità delle commedie romantiche, è l’ossitocina, comunemente conosciuta come “ormone dell’amore”, responsabile dell’associazione tra le scene del film e i ricordi reali di relazioni passate. Nella visione del film, la dopamina e la serotonina, entrano in relazione con l’ossitocina, portando una sensazione di piacevolezza. Il che significa, che quando le Rom Com vengono viste, il corpo viene ricompensato da queste sensazioni.

Inoltre, un altro motivo per cui siamo pazzi delle Rom Com, risiede nella nostra mente, ed ha una base neurale. Nel nostro cervello sono presenti dei neuroni denominati “neuroni specchio”. Secondo il neurochirurgo Vittorio Gallese e il teorico del cinema Michele Guerra, tramite questi neuroni possiamo “riconoscere” ed entrare in empatia con i personaggi dello schermo, attivando quella che loro chiamano “simulazione incarnata”. Attraverso l’attivazione dei neuroni specchio, ci identifichiamo con i personaggi, abbracciando la loro storia. E se le Rom Com sono il racconto di vite quotidiane che riprendono esperienze reali, senza tramutarle in qualcosa di “fantastico”, allora possiamo dire che la simulazione con queste storie avviene in maniera quasi totalizzante.

Questo binomio di soddisfazione e identificazione, va a concretizzarsi nel termine più ampio di speranza: se è possibile che questi personaggi normali incontrino l’amore, allora potrei incontrarlo anche io e vivere un amore da lieto fine.

Martina Capitani

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Ph: Rom Com: la verità è che non gli piaci abbastanza – Photo Credits coffeejournalmag.wordpress.com