Oggi con Brave vogliamo ripercorrere le storie di alcuni personaggi importanti, che hanno lasciato un segno nella storia del femminismo.
Charlotte, Emily e Anne Brontë: pioniere del femminismo
I primi nomi che vogliamo citare a proposito di personaggi storici importanti per il femminismo sono quelli delle tre autrici inglesi. Le celebri sorelle Brontë hanno conquistato intere generazioni di lettori grazie ai loro bellissimi romanzi, segnando un’epoca e rivoluzionando anche la storia delle donne. Chi infatti non conosce Wuthering Heights o Jane Eyre?
A causa di una vita difficile, le tre sorelle sin da giovanissime si appassionano al mondo della letteratura, restando colpite dalla magico potere delle storie. Si lasciano trasportare in mondi e vite parallele, rivendicando il proprio diritto di libertà e di pensiero.
Le tre autrici inglesi oggi sono considerate personalità di spicco nella letteratura femminista mondiale, anche se nella loro epoca non furono capite del tutto. Charlotte, Emily e Anne fecero della scrittura la propria ragione di vita, affrontando nei libri tematiche in grado di atterrire i lettori del loro tempo. In una società in cui solo gli uomini potevano avere una voce, le tre sorelle riuscirono a conquistarsi un diritto fondamentale: l’indipendenza. Ciò fu possibile anche attraverso i personaggi femminili delle loro opere: eroine rivoluzionarie e coraggiose, con le quali è impossibile non entrare in empatia e immedesimarsi.
Virginia Woolf: la scrittura salva le donne
La scrittrice britannica Virginia Woolf è diventata un simbolo del femminismo, oltre che della letteratura a livello mondiale. Le travagliate vicende biografiche della Woolf non le hanno impedito di eccellere nella scrittura, occupandosi spesso di tematiche relative alla condizione delle donne nella sua epoca.
In una delle sue più celebri opere, Una stanza tutta per sé, arrivò ad affermare – a proposito della condizione femminile nel lavoro – che: «Una donna deve avere soldi e una stanza suoi propri se vuole scrivere romanzi».
La Woolf nei suoi scritti – e in particolare in Professions for Women – parlava della lotta per l’occupazione femminile, cercando di abbattere gli stereotipi che nella sua epoca affliggevano le donne: mogli, madri e figlie sottomesse interamente agli uomini.
Le donne erano destinate a una vita priva di controllo e di autodeterminazione, senza mai avere la possibilità di pensare e agire con la propria testa. Scagliandosi contro la figura dell’angelo del focolare, Virginia Woolf sosteneva il diritto al lavoro delle donne, raccontando la sua esperienza in prima persona. La scrittura è un mestiere a tutti gli effetti, un’occupazione che le donne possono intraprendere senza problemi e limiti, non essendo destinate esclusivamente alla trattazione di romanzi rosa.
Il femminismo di Simone de Beauvoir
Simone de Beauvoir è stata una delle più importanti esponenti della letteratura francese e dell’Esistenzialismo, Grazie ai suoi scritti e al suo impegno nel sociale, è considerata la madre del femminismo moderno.
Con Memorie di una ragazza per bene, attraverso il personaggio di Zaza, l’autrice parla della “scrittura uccisa” dalle convinzioni borghesi, riflettendo sul fatto che una donna alla fine degli anni Cinquanta poteva conquistarsi una posizione nella società solo grazie al matrimonio.
Nel 1949 uscì una delle sue opere più importanti: Il secondo sesso. Il libro è ancora oggi un’ opera di riferimento per il movimento femminista. Tutt’altro che un romanzo erotico, Il secondo sesso è una trattazione di mille pagine sulla condizione della donna.
Nel 1971 Simone de Beauvoir si occupò di redigere il Manifesto delle 343 puttane, firmato da 343 fra intellettuali, attrici e donne comuni che si autodenunciavano per avere fatto ricorso all’aborto. All’epoca in Francia era ancora in vigore una legge del 1920, che puniva da 3 mesi a 6 anni di reclusione chi facesse ricorso all’aborto.
Secondo la de Beauvoir l’unico modo attraverso il quale le donne potevano trovare la libertà, così da sottrarsi alla condizione di inferiorità imposta dalla società, era l’emancipazione. La de Beauvoir è stata un simbolo, una voce preziosa e lungimirante nella lotta al patriarcato.
Francesca Mazzini
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