Petrolio, aumento dei prezzi: la reazione di Stati Uniti e Cina

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Di Redazione Metropolitan

Aumenta il prezzo del WTI: un barile di petrolio arriva a costare 77,65 dollari. Ad ottobre raggiunti i prezzi più alti degli ultimi sette anni: la domanda è cresciuta ma la produzione dell’Opec+ non riesce a reggere i ritmi. Gli Stati Uniti di Biden hanno una proposta: un rilascio coordinato di riserve strategiche di petrolio. Cina e Giappone, però, non considerano nemmeno la proposta e si rifiutano di rispondere alla richiesta.

Barili di petrolio a 77,65$: le grandi potenze mondiali cercano di abbassare i prezzi

Fortemente sotto pressione il prezzo del WTI, ossia il barile Usa di riferimento. Secondo le statistiche i prezzi di ottobre sono i più alti degli ultimi sette anni. Il WTI cede dello 0,91% arrivando ad un prezzo di 77,65$ per barile; il Brent, invece, perde lo 0,37% arrivando al di sotto della normale soglia degli 80 dollari. Il prezzo arriva a 79,98 dollari a barile.

L’improvvisa impennata è stata causata da un’esponenziale aumento della domanda da parte dei maggiori paesi consumatori mentre l’Opec+ (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) decide di rimanere cauta nel piano di aumento della produzione. I ritmi sono sicuramente accelerati ma lentamente. L’aumento dei prezzi del petrolio era quindi inevitabile.

Joe Biden, attuale presidente degli Stati Uniti d’America decide di intervenire per cercare, ameno parzialmente di risolvere il problema. In paesi già fortemente provati dalla crisi sanitaria che ha caratterizzato gli ultimi due anni, un aumento dei prezzi dell’energia non è proprio quello che ci vuole. L’idea di Biden è quello di attuate un piano di coordinamento con altri i paesi consumatori di petrolio, come Cina e Giappone. Come soluzione per abbassare i prezzi, il governo Biden propone un rilascio coordinato di riserve strategiche di petrolio. L’offerta di scioccare i mercati, tuttavia, non ha ricevuto alcuna risposta da parte della Cina. Ignorando la richiesta di coordinamento, proprio qualche ora dopo Pechino ha rilasciato le riserve di petrolio greggio in maniera autonoma e non coordinata.

I piani alternativi del governo Biden

Davanti ad una totale non risposta da parte di Cina e Giappone, il governo statunitense si è trovato a dover prendere in considerazione dei rimedi alternativi. Il presidente ha infatti richiesto alla Federal Trade Commission (Ftc) di indagare su qualsiasi azione illegale o anticoncorrenziale portata avanti da parte delle compagnie oli&gas statunitensi. La richiesta da parte di Biden era in realtà partita già da agosto ma considerano l’ulteriore aumento dei prezzi, una maggiore attenzione risulta necessaria.

Non accetto che gli americani che lavorano duramente paghino di più per il gas a causa condotta anticoncorrenziale o altrimenti potenzialmente illegale“, ha affermato con forza il presidente Biden in una sua lettera alla presidente della Ftc, Lina Khan. “Chiedo quindi che la Commissione esamini ulteriormente ciò che sta accadendo nei mercati del petrolio e del gas e che utilizzi tutti gli strumenti per scoprire qualsiasi illecito“.

Cristina Caputo

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