Da poco terminata la mostra “Petrolio” di Marcello Mantegazza, ospitata dal 17 al 22 Settembre al Macro Asilo di Roma.

Bascapè, Palermo,Lido di Ostia

Essenziale, livida, silenziosa, l’opera di Marcello Mantegazza si snoda a partire da un’anomalia, da un contrasto; affonda le mani nella polvere d’una storia poco chiara e distilla da essa una composizione nitida, pulita fino all’ossimoro.

Tre luoghi, tre date, tre lapidi; un tempo sospeso sembra scaturire dalla grande stanza di vetro, un mistero compresso

Scarnificato da fronzoli, fumi, parole consunte; il lavoro ne esclude gli effetti attuando una complessa eppur immediata messa in luce del concetto.

Presentandosi come lavoro inedito nasce dall’intreccio fra tre inchieste, tre storie, quelle che in maniera indissolubile legano la morte di Enrico Mattei, Mauro De Mauro e Pier Paolo Pasolini: nel tracciare un filo rosso fra le tre scomparse evidenzia lo snodo che diviene ai suoi occhi la vivida origine di una macro-indagine: un’unica voce, un unico testimone.

La mostra di Marcello Mantegazza

Un pescatore di Bascapè sostiene di aver visto una palla di fuoco, il nastro rivelatore risulta “monco”, tagliato, incongruente: tutto cade in archivio.

La storia emette i suoi lamenti al di là delle lastre silenziose, oltre le lettere nere stagliate sullo sfondo bianco: “Io so i nomi”, “Petrolio”, e ancora “Profondo nero”: curvatasi nella sintesi ogni parola si trasforma in provocazione, si afferma contenitore traboccante di significati, di trascorsi, di eventi.

Eppure vi è un valore aggiunto, una motivazione particolare, un dato che incastra l’evidenza dell’oggettività storica con la suggestione, la storia individuale: è il racconto: è il racconto di un ritorno, quello che dopo dieci anni riporta l’artista in Basilicata; il luogo d’infanzia sembra aver subito una mostruosa metamorfosi.

Se da un lato l’attenzione si pone sull’inchiesta relativa al disastro ambientale; dall’altro risulta significativa l’ammissione dell’Eni, quella in cui riconosce di aver versato petrolio nelle falde acquifere: la storia si avvicina, si soggettivizza.

L’artista non dà risposte ma lancia domande, appelli per nuove domande, nuove ricerche: presente al Macro Asilo di Roma fino a Domenica 22 Settembre, l’esposizione invita al rifiuto della noncuranza, alla curiosità verso ciò che ci appartiene: dalla lapide all’evento, dall’evento alla storia.

Giorgia Leuratti