Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. 9 anni fa ci lasciava Lucio Dalla e visto l’avvicinarsi dell’anniversario della sua morte abbiamo dedicato il nostro racconto di oggi al grande cantautore bolognese. Lo abbiamo fatto ispirandoci a tre sue canzoni come “Piazza Grande”, “Balla ballerino” e “Apriti cuore” fondendole in un’unica storia
Piazza Grande, l’inizio
Ballava e ballava quella notte tra le panchine in Piazza Grande come faceva ogni primo marzo. Demetrio Lanfranchi, Demo per gli amici di adesso e Scheggia per quelli del passato, era come ogni notte in quella data ubriaco dalla testa ai piedi. E, come ogni volta, cercava di fermare quel maledetto treno Palermo-Francoforte che si portava via la sua donna amata ma che in realtà da quando erano finiti i soldi non lo aveva amato mai. Era un breve momento in cui guardava la piazza tra le luci che silenziosamente si spegnavano cercando qualcuno come lui che potesse comprenderlo. Qualcuno che puntualmente non trovava mai perchè si riteneva l’unico e solo nella sua situazione.
Un uomo che una volta era Scheggia, l’uomo che con l’auto andava oltre la sfera del suono. Il divoratore feroce di ogni corsa clandestina finchè una curva oltre alla sua auto non fece girare per sempre la sua vita. Si era ritrovato improvvisamente solo come un lebbroso da cui tutti fuggono ed abbandonato da quelle amicizie tenute in piedi solo dal denaro che con le sue vittorie riusciva a far fare a tutti. Poi il coma, i debiti e la strada che inizialmente pensava fosse solo una breve caduta ma che poi aveva accettato come vita. Una quotidianità addolcita dall‘alcol che, a chiunque glielo chiedesse, Demo si diceva non disposto a cambiare pur non di riaffrontare quelli che considerava i problemi del mondo vero. E pure quella sera ad un volontario che gli si era avvicinato per offrirgli una coperta ed un po’ di amore avrebbe risposto così se non fosse accaduto qualcosa che lo colse impreparato.
Non smettere mai di essere te stesso
Dopo aver esaurito i convenevoli come stendergli la coperta addosso ed avvicinargli una tazza di brodo caldo, quell’uomo non si limitò a dirgli semplicemente parole di conforto come “devi farti forza” e “ce la farai” ma cercò di fare qualcos’altro. Anzi quell’uomo gli disse semplicemente “Ciao Demo sono Angelo come va?”. Una domanda semplice come se fosse un vecchio amico che lo conoscesse da anni. Demo non gli rispose ma si limitò a fare un gesto dell’ok. Sperava che lo strano uomo si levasse di torno e lo lasciasse con il suo mal di testa da sbronza. “Ci credo che non parli”, disse Angelo, “ti sei scolato una bottiglia intera. L’alcol però non compra la felicità ma fa allontanare le persone a causa dell’alito cattivo”. Risero mentre Demo inizio lentamente a trangugiare il brodo caldo cercando di scaldarsi.
“Almeno lui mi vuole bene”, disse tra se Demo dopo essersi un po’ ripreso, “non mi abbandona se non ho soldi perchè costa poco”. “Gli amici mi hanno lasciato tutti perchè non potevo pagarli”, disse poi ad Angelo. “Forse hai sbagliato perchè hai cercato di comprare qualcosa che non si può come l’amicizia vera risultando una persona falsa”, affermò il volontario. “Falsi loro”, replicò Demo quasi rimettendosi a dormire quando la mano delicata di Angelo si posò sulla spalla. “Falso è chi cerca un rapporto per interesse non importa se lui a chiederlo oppure no. Ciò che conta nella vita non è il denaro quanto essere veramente noi stessi cercando sinceramente l’affetto degli altri come stiamo facendo io e te”, sentenziò Angelo lasciando Demo sorpreso. Pensò infatti di essere addirittura in un sogno perchè non riusciva ad ammettere a se stesso di aver trovato qualcuno che gli volesse bene davvero.
Apriti cuore
Continuò ad incontrare puntualmente Angelo tre sere a settimana ma, nonostante l’affetto sincero del nuovo amico, non riuscì totalmente ad aprirsi come se il suo cuore non glielo permettesse. Ancora vedeva nella loro amicizia un nascosto interesse dovuto alle condizioni miserevoli di Demo a cui, a suo dire, si sarebbe avvicinato Angelo per soddisfare quella che era una mania diffusa. La continua ricerca della solidarietà ai barboni per sentirsi filantropi. Poi alla fine ottobre quando ormai si cominciavano a contare i giorni per l’arrivo del primo freddo, Angelo cominciò a sembrare molto stanco e quasi assente. Finchè una sera non cadde a terra svenuto. Demo penso inizialmente di fare il minimo indispensabile cercando aiuto ma non trovò nessuno. Tutto quello che c’era di fronte a lui era il furgoncino di Angelo.
Avrebbe praticamente dovuto guidare ancora dopo che le auto avevano distrutto la sua vita o forse svelato una cocente verità. Rimase a sudare qualche minuto dopo che Angelo lentamente aprì gli occhi salvo ricadere di nuovo. Si fece allora forza e caricò l’amico sul furgoncino dopo avercelo trascinato mentre le gambe gli scricchiolavano. Demo respirò forte mentre mise in moto il piccolo furgone dirigendosi verso l’ospedale. Nell’ansia non si rese conto della situazione che comprese pienamente solo dopo l’abbraccio di Angelo una volta che il peggio era passato. Aveva affrontato il mondo vero superando le sue paure e cosa più importante aveva avuto qualcosa che se vera non ha prezzo ne interesse come l‘amicizia.
Stefano Delle Cave