Pier Paolo Pasolini è una delle menti più brillanti del secolo scorso: scrittore, saggista, poeta, regista e sceneggiatore, personalità eclettica quanto tormentata, oggi l’intellettuale compie 101 anni dalla sua venuta al mondo. Pier Paolo è stato un grande osservatore della sua contemporaneità, ha vissuto con grande attenzione le problematiche e la drammaticità della sua epoca.

Tra i numerosi trasferimenti della sua famiglia, i problemi legati all’arresto del padre e alla situazione economica caratterizzata da molte difficoltà, Pasolini fa fatica ad ambientarsi e a riadattarsi continuamente. Eppure, il travaglio di un giovane adolescente ha contribuito alla sua formazione, e ancor più alla sua sensibilità, non soltanto artistica, ma anche umana.

Pier Paolo Pasolini e le opere della gioventù

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Pier Paolo Pasolini – Ph credits www.nuovairpinia.i

«L’unità spirituale e il nostro modo unitario di sentire sono notevolissimi, formiamo già cioè un gruppo, e quasi una poetica nuova, almeno così mi pare.»

Pier Paolo Pasolini – Dalle lettere 1940-54.

Il poeta si iscrive a soli diciassette anni alla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, dove scopre con grande interesse la passione per la filologia romanza e l’estetica delle arti figurative. Ma l’ambiente universitario non è il solo ad esercitare una grande influenza. Il Cineclub di Bologna e i gruppi sportivi della facoltà sono stati un riferimento importante per la sua formazione. Dedica le sue letture a Montale e Ungaretti, fuori dall’ambito letterario invece predilige gli studi di Freud. Nel 41 scrive alcune poesie che dedica agli amici bolognesi, che poi spedisce tramite il carteggio delle lettere. Poesie a Casarsa è il nome della raccolta di questi versi, che vedrà la pubblicazione nell’anno seguente. Viene immediatamente notato da Gianfranco Contini, Antonio Russi e Alfonso Gatto, e i suoi versi confluiscono in quello che poi sarà La meglio gioventù, del 1954.

Intanto il suo percorso di studi lo pone davanti alla difficile scelta della tesi: intraprende un lavoro sulla pittura italiana con il professore Roberto Longhi, ma dopo i primi capitoli decide per la tesi sulla poesia di Pascoli, laureandosi a pieni voti, per poi curare personalmente l’Antologia per la poesia pascoliana, che uscirà nel 93 con Einaudi. Diventa il viceredattore della rivista Il Setaccio, ma entra in conflitto con Giovanni Falzone, il direttore responsabile con un debole per il regime. Questa esperienza rappresenta proprio una svolta importante per Pasolini, che coglie il lato provinciale e recluso del fascismo, affermando la sua visione culturalmente antifascista e da cui inizia la collaborazione con Bemporad, di cui cura le traduzioni firmandosi Giovanna Bembo per sfuggire alle leggi razziali. A seguito di un viaggio nella Germania nazista, pubblica l’articolo Cultura italiana e cultura europea a Weimar. Dal sapore forte, soprattutto nella misura in cui analizza il proprio travaglio interiore, lo scrittore parla della conseguente sensibilità critica che ormai lo distaccano del tutto dal fascismo.

I romanzi di Pier Paolo Pasolini

Gli anni della guerra hanno portato un trauma letterario e culturale in molti intellettuali dell’epoca. Pasolini si impone sul panorama culturale dell’epoca con il romanzo Ragazzi di vita del 55, pubblicato da Garzanti, con cui si guadagna anche l’accusa di oscenità. Il romanzo in effetti tocca temi delicati, primo su tutti la prostituzione maschile omosessuale. Viene escluso dal premio Strega e dal premio Viareggio, ma riesce comunque ad ottenere un successo importante, vincendo il premio Guidotti. Ma le accuse di carattere pornografico del romanzo sfoceranno in un processo, da cui Pasolini ne esce vincitore grazie alle testimonianze di Pietro Bianchi e Carlo Bo, ma anche per merito della lettera che Ungaretti ha personalmente scritto e indirizzato ai magistrati del caso. Pasolini si dichiara ateo e anticlericale, che non vuol dire inconsapevole del peso della religione:

«Io so che in me ci sono duemila anni di cristianesimo: io con i miei avi ho costruito le chiese romaniche, e poi le chiese gotiche, e poi le chiese barocche: esse sono nel mio patrimonio, nel contenuto e nello stile.»

Pier Paolo Pasolini – Lettera a A. Trombadori, pubblicata su Il Contemporaneo, 21 agosto 1957

Negli anni romani, i cinquanta, Pier Paolo scrive il romanzo Una vita violenta, terminato nel 58. La trama è costruita sulle vicende di Tommaso Puzzilli, a Pietralata, dove conduce una vita ai limiti della legalità, tra corruzione e criminalità dilaganti, per finire poi con la prostituzione. Emerge il carattere violento, quasi bestiale dell’uomo, ma Tommaso si innamora di una ragazza, Irene, e intravede una possibilità: avverte la volontà del cambiamento nascere e farsi grande dentro di lui, ma il suo arresto gli impedisce di concretizzarlo. Quando esce dalla prigione si ammala di tubercolosi: il suo letto di ospedale diventa il luogo di riflessione e meditazione.

Pasolini racconta attraverso Tommaso una realtà storica, che è quella fascista, e di come questa fosse attraente e piena di fascino. Ma Tommaso inizia ad avvicinarsi ad altri orizzonti, quello del PCI, e partecipa attivamente alle manifestazioni e alle attività del partito. Tommaso arriva a rovesciare la sua vita, e alla fine del romanzo salva una donna che vive una condizione di particolare disagio, ma la malattia lo porta a vivere i suoi ultimi giorni in ospedale, per poi morire a casa sua. Il romanzo è stato giudicato molto forte, ed è frutto di molte revisioni, correzioni e autocensure che avrebbero potuto creare non soltanto scandali, ma veri e propri incidenti politici.

«Io penso che scandalizzare sia un diritto. Essere scandalizzati è un piacere e chi rifiuta il piacere di essere scandalizzati è un moralista.Il cosiddetto moralista.»

Pier Paolo Pasolini – Wikiquote

La grande eredità artistica di Pasolini

La produzione di Pier Paolo Pasolini è davvero molto vasta. Il critico Harold Bloom ha inserito il poeta tra gli scrittori che compongono il Canone Occidentale. Tra le sue opere più importanti ci sono i romanzi Il sogno di una cosa e Petrolio, rimasto incompiuto. Il primo è proprio la sua prima esperienza narrativa, ma viene pubblicato solo nel 62. Il romanzo è l’emblema dell’attività di Pasolini: i molti protagonisti lanciano subito un messaggio chiaro, e cioè il costruirsi frammentario della storia, che ha bisogno di piccoli tentativi, impercettibili movimenti che contribuiscono al suo evolversi.

Quello che più sta a cuore allo scrittore è il rapporto delle gerarchie sociali con le limitazioni della religione, delle usanze, delle convenzioni, della politica. L’influenza che subisce dal comunismo si riflette in queste pagine caratterizzate dai toni dolci e sofferenti, seppur trasudando una certa sensualità che comunque non nega nulla e non priva niente.

«Il nostro motto dev’essere dunque: riforma della coscienza non per mezzo di dogmi, ma mediante l’analisi della coscienza non chiara a sé stessa, o si presenti sotto forma religiosa o politica. Apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa…»

Pier Paolo Pasolini – Il sogno di una cosa (Citazione tratta da una lettera di Marx)

Con Petrolio invece, l’intellettuale affronta il tema dello sdoppiamento del sé: il protagonista Carlo è un cattocomunista dal doppio aspetto: da un lato angelico e beatificante, dall’altro diabolico e sensuale. Non soltanto Pasolini imposta il romanzo sulla nefandezza dell’economia, ma analizza gli aspetti più scabrosi del neo-capitalismo, del progresso. L’intellettuale esamina, con una costruzione molto minuziosa, gli aspetti degradanti della gioventù italiana, raccontando quella che secondo lui è una grande crisi. Numerose sono anche le produzioni dell’artista nel campo teatrale e cinematografico, oltre che musicale: ricordiamo la Trilogia della vita e Edipo Re in quanto testi cinematografici, e di cui l’ultimo è stato diretto dallo stesso Pasolini, come Medea e Porcile.

Nel teatro si distingue con la tragedia Affabulazione, le opere Pilade e Porcile. Ma Pasolini ci ha anche regalato alcuni testi, tra cui quello di Cosa sono le nuvole di Domenico Modugno. Il suo bagaglio culturale e il patrimonio di questo intellettuale così eclettico sono sicuramente una delle più importanti eredità italiane.

«Questo romanzo non serve più molto alla mia vita. Non è un proclama, ma il preambolo di un testamento. La testimonianza di quel poco sapere che uno ha accumulato e che è completamente diverso da quello che egli si aspettava o immaginava.»

Pier Paolo Pasolini – Wikiquote

Maddalena Barnabà

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