Con l’arrivo nelle sale del film di Matteo Garrone, Pinocchio torna sul grande schermo. Qual è la storia del burattino di Carlo Collodi all’interno del cinema italiano?
Ci sono poche fiabe al mondo che possono contare su una vasta schiera di ammiratori. “Le Avventure di Pinocchio” è una di queste.

Gioiello della nostra storia letteraria amato in tutto il mondo, la storia del burattino di legno e delle sue peripezie mantiene ancora oggi un valore molto particolare.
Le fiabe sono da sempre contenitori di lezioni morali e umane utili ai lettori, giovani e non, per comprendere meglio la propria anima e il mondo che ci circonda.
Carlo Collodi segue questa direzione narrando, attraverso fantasiose vicende, il percorso di crescita di ognuno di noi tra scelte sbagliate e momenti di maturazione.

Una storia semplice eppure complessa non poteva non esercitare un fascino irresistibile sul cinema.
In particolar modo sulle produzioni più strettamente legate a Collodi, geograficamente e tradizionalmente parlando: quelle italiane.
Andiamo a cominciare.
I Primi Tentativi (1911-1947)
Questa sarà una voce decisamente breve poiché i due film in questione sono difficili da reperire anche incompleti.
Il primo è “Le Avventure di Pinocchio” dello studio CAIR (Cartoni Animati Italiani Roma), lungometraggio che doveva teoricamente affrontare a viso aperto la Disney.
Questo film non fu mai concluso e qualsiasi informazione al riguardo rimane tuttora vaga (compresa l’identità certa del regista) e solo alcuni disegni testimoniano l’esistenza di questa pellicola.

Il secondo lungometraggio è invece “Le Avventure di Pinocchio” di Giannetto Guardone, secondo adattamento del romanzo di Collodi dopo il film muto di Giulio Antamoro del 1911.
Quello di Guardone è una pellicola che si può anche recuperare ed è un film che sente il peso dei suoi anni, conservando esclusivamente un valore storico (basti pensare alla presenza di un giovane Vittorio Gassman).

Un burattino di nome Pinocchio (1971)
Diretto da quel grande innovatore del cinema d’animazione che fu Giuliano Cenci (autore, fra l’altre cose, delle pubblicità del Carosello), “Un burattino di nome Pinocchio” è forse il film più fedele al testo originale.

Seguendo in modo quasi reverenziale la trama e utilizzando uno stile a cavallo tra tradizione e innovazione (esemplare l’utilizzo del rotoscopio), il film di Cenci è un’opera notevole.
Non è forse il lungometraggio animato con protagonista Pinocchio invecchiato meglio ma conserva un suo fascino anche (se non soprattutto) per gli estimatori dei cartoni animati sperimentali.

Pinocchio (2002)
Uno dei film più costosi della storia del cinema italiano e fallimentare tentativo di Roberto Benigni di conquistare nuovamente il mercato internazionale dopo il grandioso successo de “La vita è bella”.

Basato su un progetto mai realizzato da Federico Fellini che prevedeva proprio l’attore toscano come protagonista, il “Pinocchio” di Benigni è un onesto adattamento del mondo di Collodi ma con qualche difetto.
Benigni ha sicuramente peccato di ambizione e di qualche licenza artistica (far interpretare i bambini da attori adulti, per esempio) che non fu apprezzata dal pubblico.
Eppure io continuo a non vederci quell’ “orrore” di cui ancora oggi molti parlano. Personalmente considero il film di Benigni “sbagliato” solo in parte e comunque dignitoso.

Pinocchio (2012)
Dieci anni dopo Benigni, Enzo D’Alò si cimenta con una nuova versione cinematografica del personaggio attraverso un film d’animazione molto, secondo me, sottovalutato.

Figlio di una coproduzione europea e accompagnato dalle musiche di Lucio Dalla (voce anche del Pescatore Verde), il “Pinocchio” di D’Alò è un film che riesce ad essere fedele alla matrice pur aggiungendo qualcosa di proprio.
Se i tratti pittorici omaggiano diversi maestri del genere (Miyazaki, Chomet e ovviamente Bozzetto), D’Alò ha il merito di aver trasmesso lo spirito dell’opera in tutta la sua bellezza.
Oltre ad essere uno dei pochi film sul birbante burattino ad aver valorizzato per davvero Geppetto, la figura più toccante ed emblematica dell’intera storia di Collodi.

Pinocchio (2019)
Autore affascinato dal grottesco e dai “mostri” (reali e fittizi), Matteo Garrone dirige e scrive (insieme a Massimo Ceccherini, interprete della Volpe) un film che sognava da lungo tempo. E si vede.

Bellissimo da guardare e con una visione concreta del mondo di Collodi, “Pinocchio“ di Garrone restituisce effettivamente il sapore della fiaba d’altri tempi.
Semplifica spesso alcuni momenti fondamentali del libro (l’incontro con Mangiafoco) e qualche bella idea viene spesso abbandonata sulla strada ma i personaggi e le lezioni sono coerenti con la fiaba che tutti conosciamo.

Extra: Le Avventure di Pinocchio (1972)
Stiamo parlando di cinema ma ritengo importante ricordare uno delle migliori opere basate sul personaggio: lo sceneggiato “Le avventure di Pinocchio” di Luigi Comencini.
Una miniserie che rilegge i tratti fondamentali dell’opera di Collodi senza tradirla e anzi conferendole nuova linfa, rendendola così appetibile a un pubblico più esigente.

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