Pirandello, drammaturgo, scrittore e premio Nobel per la letteratura nel 1934. Il teatro nel teatro e l’influenza di Freud e Bergson

Luigi Pirandello, drammaturgo e scrittore siciliano tra i più conosciuti e apprezzati in Italia e all’estero, muore a Roma il 10 dicembre 1936, proprio durante le riprese di un film tratto da uno dei suoi romanzi, Il fu Mattia Pascal, che è anche la prima opera con cui si impone all’attenzione del pubblico, nel 1904, pubblicato a puntate sulla rivista fiorentina Nuova Antologia.

Pirandello e il dramma dell’uomo senza identità

Si delinea presto la sua poetica dell’uomo senza identità. Il protagonista, infatti, è un inetto senza scopi nella vita che, un po’ per disperazione e un po’ per stanchezza, decide di cambiare il suo nome e la sua esistenza. Scompare per diverso tempo e molti lo credono morto. Quando viene a conoscenza di un giovane sconosciuto deceduto fuori dal paese dove vive, in Liguria, e che in tanti credono essere lui, ne approfitta facendo credere che sia vero e tenta di rinascere a nuova vita.

Luigi Pirandello - foto dal sito Pirandello web
Luigi Pirandello – foto dal sito Pirandello web

Il destino nel nome, Mattia Pascal

Il suo stesso nome sembra averlo predestinato a questa scelta coraggiosa ma un po’ strampalata: Mattia (matto) Pascal (pasquale, cioè risorto), diventa Adriano Meis, nome strappato a una conversazione ascoltata casualmente in treno. Anche questa sua seconda vita però lo delude per via delle continue complicazioni sorte dalla mancanza di documenti che di fatto non gli consentono di condurre una vita normale.

Il dramma di dover avere tante maschere sociali

Decide di far sparire anche lui e di tornare alla vecchia identità di Mattia Pascal, seppellito nel cimitero del posto dove ha vissuto, portando fiori sulla sua tomba e aspettando la morte, quella vera. L’opera, scritta durante le veglie notturne alla moglie ricoverata in ospedale con le gambe paralizzate, ci parla della pazzia come l’unico modo per poter essere sinceri, in una società dove l’uomo ha tante maschere quanti sono gli io sociali in cui si muove.

Dalla famiglia al lavoro, dalla sfera privata all’ identità meramente burocratica, quella che compare sui propri documenti. Sono tante e tutte fondamentalmente false. Non è solo stanchezza delle ipocrisie sociali, però. Pirandello si spinge molto più in fondo per dire che non esiste nemmeno l’io al di là delle apparenze.

L’influenza di Henri Bergson

Sulla scia dell’elan vital del filosofo francese Henri Bergson, per Pirandello tutta la vita dei viventi è un continuo fluire di questo spirito che non si assesta su alcuna forma. Tutto è mutevole, dalla nascita fino alla morte. La condanna dell’umano è averne consapevolezza, avvertire l’angoscia di non poter trattenere quella vita e fissarla in qualcosa di stabile e di eterno, al contrario dei vegetali che non hanno questa facoltà e vivono tranquillamente e passivamente questa condizione.

Marta Abba (C) Rita Charbonnier, attrice prediletta di Luigi Pirandello
Marta Abba (C) Rita Charbonnier, attrice prediletta di Luigi Pirandello

Il dualismo tra la vita e la forma

Da qui il dramma tra la vita e la forma. Ecco quindi che le maschere sociali imposte dalla società borghese non sono che trappole escogitate per fissare nelle persone un loro profilo, per definirle. E ci riescono, in un certo senso, ma a caro prezzo per queste, che alla fine se ne sentono soffocati, perché l’essere condannato a portare sempre le maschere è fonte di infelicità.

Pirandello e l’influenza della psicanalisi di Freud

Molto forte anche l’influenza della psicanalisi di Sigmund Freud, a lui contemporaneo, sia per le sue teorie sull’inconscio che per quelle sul conflitto tra il principio di piacere e il principio di realtà che evidenziano una vita pulsionale talmente pervasiva nella psiche da influenzare ogni aspetto della vita umana e sociale.

La follia della moglie e l’influenza nelle sue opere

Anche la follia di sua moglie, Maria Antonietta Portulano, che ad un certo punto inizia a soffrire di gelosia paranoide, ha influenzato la sua visione pessimistica e il suo interesse per gli studi sullo squilibrio mentale, oltre che la creazione di personaggi che vedono nella pazzia l’unica possibilità di poter vivere una qualche forma di autenticità.

Sigmund Freud (C) Max Halberstadt
Sigmund Freud (C) Max Halberstadt

Il teatro e il riconoscimento a livello internazionale

L’arte di Pirandello esprime la crisi dell’uomo contemporaneo tra Ottocento e Novecento, in concomitanza con il declino del pensiero positivista e il primo conflitto mondiale. Nichilismo e irrazionalità dell’esistenza si ritrovano anche nel teatro, a cui Pirandello si dedica a partire dagli anni ’20, quando dà vita, insieme a Ruggero Ruggeri e Marta Abba, alla compagnia Teatro d’Arte di Roma con cui il suo talento viene riconosciuto anche a livello internazionale.

Pirandello, I sei personaggi in cerca d’autore e il “teatro nel teatro”

Con la sua intuizione sulla finzione portata all’estremo, che diventa misura di tutte le cose, dà vita al “teatro nel teatro” che è solo una delle tre fasi della sua produzione teatrale, e che troviamo ad esempio in una delle sue opere più celebri, i Sei personaggi in cerca d’autore, in scena per la prima volta il 9 aprile del 1921 al Teatro Valle di Roma.

I personaggi qui si ribellano al loro creatore che li vuole portare sul palco con una compagnia di attori, a parer loro, non abbastanza degni di rappresentarli. Una novità nel teatro moderno che rende divertente e surreale la vicenda, senza tradirne la tragicità esistenziale che sottende. Non sono tanto le peripezie familiari e i drammi a colpire lo spettatore, quanto le novità che Pirandello porta anche dal punto di vista della messa in scena.

Cambia la concezione del tempo nella rappresentazione

Scompare infatti la quarta parete, che separa gli attori dal pubblico e in questo contatto ancora più ravvicinato fra l’uno e l’altro la rappresentazione si avverte in modo più vivido, mentre il tempo smette di avere una dimensione lineare e la vicenda che viene rappresentata in modo frammentario, alimenta la percezione di un tempo interiore che si impone su quello cronologico.

Anna Cavallo