Pitti 100: il Sustainability Style a fare la differenza

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Di Redazione Metropolitan

Giocosa, innovativa e accogliente, è così che appare fin da subito la 100esima edizione del Pitti uomo. Le istallazioni, che riprendono le vecchie girandole colorate, fanno da cornice alla splendida Fortezza da Basso. Complice il periodo particolare in cui ci ritroviamo, i fashion hub che abbiamo avuto modo di vedere sono stati sicuramente di minor numero rispetto le edizioni passate ma tutti di grande qualità. Tre le aree protagoniste di questa edizione: Fantastic Classic, con l’evoluzione del classico nelle sue versioni più innovative e contemporanee, Dynamic Attitude con la passione per l‘outdoor e Superstyling, con la ricerca di nuovi canoni stilistici che anticipano le tendenze.

Nonostante Pitti rappresenti da sempre la raffinatezza, lo stile dandy e l’eleganza in tutte le sue declinazioni, in quest’edizione che va decisamente controcorrente, sono proprio la stravaganza del Superstyling e la sostenibilità a catturare maggiormente la nostra attenzione. In particolare, sono tre i brand che mi hanno maggiormente colpito e di cui sentiremo sicuramente parlare:

1) Vitelli Maglieria Italiana Venditti nella sua Sotto il segno dei pesci cantava: “Corri amore, corri non aver paura” che, uscita nel 1978 ci racconta la “Gioventù Cosmica”, movimento rivoluzionario caratterizzato da un mix di influenze musicali africane e fonte di ispirazione del brand Vitelli. Fondato nel 2016 da Mario Simionato , Vitelli è un brand eco-sostenibile grazie all’utilizzo di materiali sperimentali come il Doomboh, realizzato al 100% con un processo di upcycling. Al Pitti 100, nella sezione Sostenibilità, hanno presentato la loro nuova collab Vitelli x Bonotto intitolata “Overland”, una collezione di pezzi unici ispirati all Hippie trail, il viaggio percorso dagli hippie dalla metà degli anni ’50, passando per Turchia, Iran, Afghanistan, Nepal e India. I capi, sono realizzati con i cosiddetti “fazzoletti”, dei pezzi d’archivio scartati in fase di produzione da Bonotto e dai pannelli di Doomboh, avanzi della precedente collezione. Un progetto, quello di Vitelli, sicuramente unico e caratterizzato da una forte ricerca dei materiali ma anche del concept.

2) Patchouli Studio Ne avevamo parlato già in precedenza ma vedere dal vivo le loro creazioni ha confermato il mio pensiero. Le creazioni di Andrea Zanola, definite dallo stesso “ etiche, gender fluido e fatte a mano”, si presentano colorate e con un filato di alta qualità. Il brand, individua le manifatture mondiali che producono grandi quantità di tessuto, seleziona le pezze che verrebbero smaltite e le rielabora. Ogni pezzo, è frutto della sua creatività ma nasce anche dall’idea di chi lo commissiona, rendendolo unico grazie alla personalizzazione. Si tratta di un nuovo modo di interpretare la moda, educando il consumatore ad un acquisto “consapevole”.

3) D-Refashion lab Spin-off dell’azienda Dyloan, l’obiettivo di questo nuovo progetto, è quello di rivisitare i capi invenduti per ridare loro una nuova vita, attraverso un’idea creativa e l’applicazione di tecnologie all’avanguardia. L’azienda ad oggi si occupa di ricerca, progettazione e produzione nei campi della moda, dell’arte e del design, seguendo i principi della sostenibilità. Il D-house, laboratorio urbano con sede a Milano, è ad oggi un luogo di incontro e di innovazione dove vengono realizzati progetti di ricerca e sviluppo. L’obiettivo del progetto è quello di creare un giusto compromesso tra l’evoluzione tecnologica e l’artigianalità, caratterizzata dalla cura dei dettagli e tanta storia. Tra i diversi trench customizzati, presentati al Pitti 100, ad unire storia e tecnologia, è l’antica tecnica della psaligrafia o paper cutting, ovvero l’arte del tagliare la carta, riconducibile alla pratica orientale del krigami.

Nonostante il periodo poco fortunato in cui stiamo vivendo, questa edizione del Pitti segna ufficialmente la riapertura delle fiere stagionali, portando una ventata di leggerezza e speranza per tutti noi. 

A cura di Francesca Miglietta