Nello spazio dedicato alla Letteratura per l’Infanzia, in occasione della Festa dei Nonni celebrata il 2 ottobre, ecco due dolci poesie di Gabriele D’Annunzio e Guido Gozzano.

Poesie per la Festa dei Nonni: Alla nonna di Gabriele D’Annunzio

Poesie Festa dei Nonni - Credits:spazio50.org
Credits:spazio50.org

In occasione della Festa dei Nonni, celebrata il 2 Ottobre, ecco due poesie per festeggiarli. La prima è Alla Nonna del Vate, Gabriele D’Annunzio. Questi versi dolci sono un omaggio di D’Annunzio a una delle figure più importanti della sua vita, Anna Lolli, sua nonna paterna.

Il Vate, infatti, aveva un rapporto simbiotico con la madre Luisetta De Benedictis ma anche un legame speciale con Anna Giuseppa Lolli; la cara nonna paterna e l’unica che conobbe, in quanto la madre di Luisetta morì quando lei era ancora una bimba.

Una dedica piena di tenerezza “In memoriam” scritta per la sua dipartita tra il 1879 e 1880. Una poesia commemorativa che è quasi un quadro dipinto sulla tela dei ricordi di un Vate bambino; impensabile non citare questo componimento se si parla di poesie per la Festa dei Nonni:

D’inverno ti mettevi una cuffietta
coi nastri bianchi come il tuo visino,
e facevi ogni sera la calzetta,
seduta al lume, accanto al tavolino.

Io imparavo la storia sacra in fretta
e poi m’accoccolavo a te vicino
per sentir narrar la favoletta
del Drago Azzurro e del Guerrier Moschino.

E quando il sonno proprio mi vinceva
m’accompagnavi fino alla mia stanza
e m’addormivi al suono dei tuoi baci.

Agli occhi chiusi allor mi sorrideva
in mezzo ai fiori una gioconda danza
di sonni dolci, splendidi e fugaci.

Nel tuo giorno natal tutta di fiori Si riempia l’azzurra tua stanzina E il sole compiacente i suoi fulgori. Lanciava per la candida cortina.
In casa cominciavano i clamor Di noi bimbi a le sette di mattina, e si veniva a renderti gli onori cantandoti una bella canzoncina.
A Ceppo si faceva un presepino Co’ la su’ brava stella inargentata, co’magi , co’ pastori, per benino, e la campagna tutta infarinata.
La sera io recitavo il sermoncino con una voce da messa cantata, e per quel mio garbetto birichino buscavo baci e pezzi di schiacciata.
Poi verso tardi tu m’accompagnavi alla mamma con dir ”Stanotte l’angelo ti porterà chi sa che be’ regali!…
E mentre i sogni m’arridean soavi tu piano piano mi venivi a mettere confetti e soldarelli fra’ guanciali.

La nonna Anna, figura consolatrice nella memoria del Vate

Questa poesia è un tenero ricordo verso la nonna Anna, figura consolatrice e supportiva per il Vate che era solita incoraggiarlo nei momenti di tristezza, tenendolo per mano e accarezzandogli i capelli. Nella prima strofa D’Annunzio ricorda come la nonna, durante l’inverno, era solita indossare una cuffietta con dei nastri bianchi che le cingevano il viso; il poeta utilizza una similitudine paragonando il candore dei lacci attorno al volto al biancore del suo viso.

Sovviene alla sua mente un intimo ricordo; la luce del lume e il lavoro a maglia nel bagliore ombroso vicino al tavolo. Intanto la nonna, per intrattenerlo, raccontava al piccolo Gabriele le avventure del Drago Azzurro e di Guerrin Meschino. Poi, quando sopraggiungeva il sonno, lo accompagnava nella cameretta mettendolo a letto cullandolo al suono delle sue tenere effusioni.

Attraverso quell’introduzione così tenera al mondo dei sogni, D’Annunzio si addormentava immerso nella dolcezza. D’Annunzio ricorda ancora il giorno del compleanno della nonna Anna, quando con i fratelli andavano a svegliarla con una canzoncina e la nonna, emozionata, si commuoveva fino a piangere. A Natale si faceva il presepe, Gabriele recitava una poesia e la nonna lo coccolava donandogli anche una schiacciata di mandorle. E poi, al momento di andare a letto, durante la notte gli metteva in dono sotto il cuscino dolciumi e soldi.

Il nonno di Guido Gozzano

Celebre poeta crepuscolare, di Guido Gozzano si ricordano, soprattutto, La Signorina Felicita e L’amica di Nonna Speranza, componimento dedicato ai sogni e alla gioventù della nonna del poeta, insieme alla sua amica Carlotta. Per le poesie della Festa dei nonni, però, ecco un altro componimento di Gozzano che è Il nonno, contenuto nella raccolta  I sonetti del ritorno, 1907:

Nonno, l’argento della tua canizie
rifulge nella luce dei sentieri:
passi tra i fichi, tra i susini e i peri
con nelle mani un cesto di primizie:

«Le piogge di Settembre già propizie
gonfian sul ramo fichi bianchi e neri,
susine claudie… A chi lavori e speri
Gesù concede tutte le delizie!»

Dopo vent’anni, oggi, nel salotto
rivivo col profumo di mentastro
e di cotogna tutto ciò che fu.

Mi specchio ancora nello specchio rotto,
rivedo i finti frutti d’alabastro…
Ma tu sei morto e non c’è più Gesù.

In questa poesia, Gozzano ricorda la figura del nonno quando, nella sua infanzia, passeggiava fra i sentieri e il suo capo canuto brillava nella luce chiara della campagna. In mano teneva un cesto con le primizie di stagione; una consuetudine del nonno ormai trapassato e che l’autore ricorda con malinconia. Alla memoria di Gozzano sovviene, probabilmente, un modo di dire che il nonno era solito citare; la freschezza delle piogge settembrine portava i frutti alla maturazione e poi, la semplicità e la fede; se si lavora e si spera Gesù concede ogni cosa. Nella seconda strofa della poesia dedicata al nonno, l’autore fa ritorno nel presente.

Sono ormai passati vent’anni da quell’immagine dell’amato nonno fra i sentieri e adesso, mentre Gozzano è seduto nel salotto a pensare, gli pare di rivivere tutto: gli olezzi di quel tempo che fu, il profumo di cotogna e dei frutti maturi.

Ma ecco il ritorno alla realtà: Gozzano si specchia e, nel salotto, vede i suppellettili; i frutti sono finti e di alabastro, le care buone cose di pessimo gusto che citerà nella poesia L’amica di Nonna Speranza. Un tonfo al cuore: il nonno è morto, ormai da tempo, e non c’è più nemmeno Gesù.

Stella Grillo

Seguici su Google News