La Notte Santa: una poesia datata 1914 ma quanto mai a attuale. Nel consueto spazio dedicato alla Letteratura per l’Infanzia, in occasione del Natale, il celebre componimento di Guido Gozzano.
La Notte Santa: Gozzano, le poesie per bambini e la simbologia del presepe
Una poesia destinata, principalmente, all’infanzia. La Notte Santa è uno dei componimenti più noti di Guido Gozzano. Il poeta scrisse numerose composizioni per bambini unite nella raccolta Rime per bimbi. Fu una personalità devota al passato; perennemente alla ricerca di qualcosa, scrutatore del tempo che fu e con lo sguardo rivolto all’indietro. Il suo interesse per la simbologia del presepe lo portò a vivere la nascita di Gesù Bambino proprio attraverso questo simbolo, quanto di più casalingo e familiare possa esserci. Il poeta dirà a riguardo:
”Il Natale lo sento così. O presepe o niente. Gesù che dovrà essere perseguitato, tradito e croce-fisso dagli uomini senza pietà, nasce tra la pietà delle bestie. San Francesco, primo fabbricatore di presepi, darebbe ragione a me”.
Sia nel componimento qui preso in analisi che nella poesia Natale, in precedenza analizzata, Gozzano sottolinea ancora una volta l’insensibilità degli uomini nei confronti di Maria e Giuseppe contrapposta alla dolcezza del mondo animale nei loro riguardi: la pecorina di gesso in Natale, o l’asino e il bue che accolgono la Madre e il Padre del Salvatore.
Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.Il campanile scocca
lentamente le sei.– Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
– Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppeIl campanile scocca
lentamente le sette.
Azioni che sottolineano la perfidia degli uomini e la reciproca tenerezza degli animali.
L’esperienza del mistero della nascita
Seppur questa poesia sia stata spesso tacciata di sentimentalismo e banalità, Guido Gozzano coglie in questo evento non solo la commozione che ne deriva; il poeta sottolinea un problema fondamentale, ovvero, il rapporto con gli uomini. E’ l’umanità che è responsabile dell’accoglienza o del rifiuto di questo evento: a loro il libero arbitrio.
L’autore intravede il destino del Redentore già nella spoglia capanna in cui nasce: coloro che chiudono la porta in faccia a Giuseppe e Maria non accogliendoli neppure in un giaciglio e neanche in una condizione di attesa come quella della Vergine, sono gli stessi che il Bambino incontrerà sulla Via del Calvario: quelli che lo respingeranno e gli volteranno le spalle. Solo in pochi gli dimostreranno pietà.
La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
– Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.È nato!
Alleluja! Alleluja!È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d’un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Un po’ come se il poeta preannunciasse il suo destino fatto di sacrifici, incomprensioni e, successivamente, il fine ultimo: la crocifissione auspicando la redenzione degli uomini. Il piccolo Bambino descritto da Guido Gozzano ha già la coscienza di quel Cristo Redentore futuro. La poesia è pervasa da un forte senso religioso che sottolinea la figura del Bambino che fa il suo ingresso nella storia degli uomini.
Stella Grillo
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Foto in copertina: La Notte Santa, Guido Gozzano – Photo Credits: oubliettemagazine.com