Poesie per la Pasqua, tre componimenti d’autore: Angiolo Silvio Novaro, Giovanni Pascoli e Carlo Betocchi

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Di Stella Grillo

Nello spazio dedicato alla Letteratura per l’infanzia dedicato alle poesie per la Pasqua. Tre autori della letteratura italiana descrivono in versi la gioia della resurrezione.

Poesie per la Pasqua, Alleluja di Angiolo Silvio Novaro

poesie per la pasqua - Credits: idealista.it

All’interno della tradizione letteraria italiana sono molti gli autori che hanno scritto poesie per la Pasqua, ma anche testi e racconti. La Pasqua si accompagna all’incedere della stagione primaverile, accostandosi alla rinascita dopo il gelo invernale e, di seguito, alla resurrezione nella tradizione cristiana, dopo la morte. Il poeta ligure Angiolo Silvio Novaro, nei versi che aprono la prima strofa di Alleluja, introduce un tintinnio foriero di gioia; quella letizia che scaturisce dalla nuova vita:

Le campane hanno spezzato
le funi che le tenevano legate.
La terra ha sobbalzato,
s’è aperta e versa fiori.

E i fiori vanno in processione,
si affollano per le valli,
strisciano per i muri,
si annidano nei crepacci,
s arrampicano sulle pergole,
si affacciano agli orli dei sentieri.

Le farfalle sciamano, volano,
ruotano, prese nel gaio vortice.
Gli uccelli si sono ridestati tutti
insieme battendo l’ali.

Alleluja! – le campane che hanno
spezzato le funi suonano a festa,
a gran voce.
Valli e monti si rimandano
gli echi festosi.
Alleluja

Si assiste a un vero e proprio giubilo della natura. Il poeta ligure inserisce sovente, all’interno delle strofe, il termine fiori; l’atmosfera che pervade la poesia è festosa: la terra sobbalza e, in un tumulto di gioia, si spacca quasi versando gemme dappertutto. Il clima di festa che si scorge nell’intera poesia si manifesta specialmente negli elementi naturali: i fiori si riversano nelle valli, nei crepacci, nelle scarpate dei sentieri divenendo cangianti. E’ la Pasqua che si manifesta nel gaudio primaverile: le farfalle e gli uccelli partecipano alla felicità della resurrezione con danze aeree mentre risuona l’Alleluja dalle campane; una melodia che rimanda suoni di echi festosi, diffondendoli tutt’intorno.

Alba festiva di Giovanni Pascoli

Una delle poesie più adatte per la Pasqua è Alba festiva, versi di Giovanni Pascoli spesso presenti nei testi dedicati alla scuola primaria:

Che hanno le campane,
che squillano vicine,
e ronzano lontane?

È un inno senza fine,
or d’oro, ora d’argento,
nell’ombre mattutine.

Con un dondolìo lento
implori, o voce d’oro,
nel cielo sonnolento.

Tra il cantico sonoro
il tuo tintinno squilla,
voce argentina – Adoro,

adoro – Dilla, dilla,
la nota d’oro – L’onda
pende dal ciel, tranquilla.

Ma voce più profonda
sotto l’amor rimbomba,
par che al desìo risponda
.

Un componimento tipicamente pascoliano in cui si mescolano onomatopee, suoni e un’atmosfera di festa. La prima strofa si apre con un’immagine di esultanza; le campane squillano ora con una melodia più vibrante ora più lenta. Tutta la poesia ha come simbolo l’imponenza melodiosa di questo suono. Successivamente, il tintinnio si propaga nei primi chiarori mattutini, quasi come un inno; è una sinfonia che si libra nel cielo ancora assopito e sonnacchioso dalla notte che ormai sta sfumando, quasi come un’implorazione. La musicalità dello scampanellìo è come una nota ricolma di gioia che, al rischiarare della luce del giorno, è giunta con leggiadria ad annunciare la festa; un’armonia intensa e profonda che sembra rispondere a ogni desiderio.

Poesie per la Pasqua: La Pasqua dei poveri di Carlo Betocchi

Fra l’elenco delle poesie per la Pasqua, La Pasqua dei poveri di Betocchi è un manifesto concreto della sua poetica:

Forse per noi, che non abbiam che pane,
forse più bella è la tua Santa Pasqua,
o Gesù nostro, e la tua mite frasca
si spande, oliva, nelle stanze quadre.

Povero il cielo e povere le stanze,
Sabato Santo, il tuo chiaror ci abbaglia,
e il nostro cuore fa una lenta maglia
col cielo, che ne abbraccia le speranze.

Semplice vita, alle nostre domande
tu ci rispondi: Su coraggio, andate!
Noi t’ubbidiamo; e questa povertà
non ha bisogno più d’altre vivande.

Noi siamo tanti quanti alla campagna
sono gli uccelli sulle mosse piante,
cui sembra ancor che le parole sante
giungan col vento e l’acqua che li bagna.

A noi, non visti, nelle grigie stanze,
miriadi in mezzo alla città che fuma,
Sabato Santo, la tua luce illumina
solo le mani, unica festa, stanche:

a noi la pace che verrà, operosa
già dentro il cuore e sulla mano sta,
che ti prepara, o Pasqua, e che non ha
che il solo pane per farti festosa.

Una poesia corale in cui i protagonisti sono i poveri: all’interno del componimento non si celebra la gioia della resurrezione in modo canonico. La Pasqua è qui rappresentata come festa sociale e spirituale. Lo scenario è prettamente urbano e, di seguito, grigio; com’è il grigiore che contraddistingue i poveri, metafora indiretta che rimanda alla loro invisibilità.

Non hanno nulla se non la speranza di rivolgersi a Gesù; è quella la parola che li sazia e li riempie. All’interno della poesia si accende, successivamente, un barlume di speranza; è lo splendore del Sabato Santo, il cui chiarore abbaglia il cuore dei poveri cingendolo di coraggio e infondendo loro la speranza.

La poetica di Carlo Betocchi e il senso liturgico nella sua poesia

Le tematiche principali delle poesie di Betocchi sono le situazioni quotidiane investite fortemente da un significato religioso molto sentito dal poeta torinese. La poetica di Carlo Betocchi si basa, sostanzialmente, sulla realtà della vita contrapposta al sogno fuggiasco e ingannevole. Un altro tema ricorrente è il senso di fratellanza che il poeta percepisce verso tutti gli esseri viventi e in cui sente manifestarsi, fortemente, la presenza divina.

La Pasqua dei poveri incarna perfettamente la poetica del Betocchi, laddove l’incitamento di Gesù all’obbedienza non è un mero ordine ma un’esortazione all’operosità intelligente: quella fatta con la predisposizione e l’impegno di compiere il bene verso tutti. Il senso liturgico, quindi, domina tutta la poesia e la poetica non sconfinando in misticismo o in uno stantio sermone liturgico; la sua esperienza religiosa si configura con la felicità di sentirsi parte del Creato, nel senso più francescano del termine, in attesa di una salvezza che giunga a discapito del vano sogno sottolineando l’importanza della realtà.

Stella Grillo

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Crediti immagini: idealista.it