Politici spiati: i pm parlano di oltre 3,5 milioni di mail carpite. Nuova inchiesta a carico dei fratelli Occhionero, già a processo con l’accusa di aver avviato un’attività di cyberspionaggio su larga scala.
I fratelli Occhionero credits: AnsaI fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero avrebbero rubato circa tre milioni e mezzo di mail. A più di seimila persone. A partire dal 2004. Nei giorni in cui Joe Biden, l’ex vice di Obama, insinua di un complotto internazionale in salsa nuova Guerra Fredda, che vedrebbe coinvolti Putin M5S e Lega, in Italia si torna a parlare di spionaggio. Quello vero. Con le prove del furto di dati e comunicazioni sensibili.
Un’attività di spionaggio dai numeri importanti quella svolta dai due fratelli romani e contestata loro dalla Procura di Roma. Oltre tre milioni e mezzo di mail carpite e seimila persone spiate dal 2004. Quattro server. Nove “macchine”. Una decina di hard disk. Per una dimensione di circa 884 Gigabite. I numeri sono stati resi noti ieri dal pm Eugenio Albamonte, nel corso dell’udienza del processo. I dati sono emersi dal lavoro svolto dagli specialisti Cnaipic che, grazie anche alla collaborazione dell’Fbi, sono riusciti a “sbloccare” i server americani dei due indagati e a ricostruire la rete creata su almeno 9 pc riconducibili agli Occhionero.
Politici spiati: cosa hanno fatto i fratelli Occhionero
Dunque una nuova inchiesta a carico dei fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero, già a processo con l’accusa di aver avviato un’attività di cyberspionaggio su larga scala. E ai quali adesso la Procura contesta anche l’accusa di spionaggio politico. O meglio: l’attuale accusa di spionaggio politico dovrebbe in realtà spiegare anche l’attività di cyberspionaggio.
Il doppio processo che vede coinvolti gli Occhionero dovrà ora svelare il perché dei crimini informatici e dei segreti svelati e scoperti dagli inquirenti. E il perché dei politici spiati. E della sicurezza dello Stato violata. Per chi lavoravano i due fratelli romani? Quali segreti o informazioni sensibili hanno venduto o ceduto a terzi?
Gli investigatori hanno infatti accertato che i due gestivano una rete di computer (botnet), infettati con un malware chiamato Eyepyramid, il cui codice di acquisto rimandava a Giulio Occhionero. Seguendo quella traccia lasciata dal malware, gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime, tra le quali figuravano politici e istituzioni. Ma c’è ancora una parte della storia da chiarire.
Durante le indagini, sono state effettuate anche delle verifiche bancarie e patrimoniali, in Italia e all’estero, sui due fratelli. Che, pur risultando sulla carta nullatenenti, conducevano una vita agiata. Sono così saltate fuori almeno quattro società con sede a Regent Street, Londra, formalmente tutte inattive e che facevano riferimento a Giulio Occhionero.
Federica Macchia