Secondo una leggenda chiunque rubi un reperto dal sito archeologico di Pompei, è destinato a essere colpito dalla sfortuna. Questa credenza sta spingendo molti turisti a restituire i vari reperti che avevano trafugato per portare con sé un ricordo dalla visita nella città. Il fenomeno è diventato talmente diffuso che il giornalista campano Antonio Cangiano ne ha scritto un libro, “La maledizione di Pompei” edito da Magenes.
Il giornalista raccoglie le testimonianze dei turisti che si sono voluti scusare perché, da quando in possesso di questi frammenti, sono stati colpiti da disgrazie di tutti i tipi, da malattie a problemi economici. Soprattutto di recente, le restituzioni stanno giungendo a centinaia presso la Sovrintendenza o le forze dell’ordine locali, tutte contenenti tasselli di mosaici, frammenti di anfore o pietre di mura e strade di Pompei.
Pompei, un prezioso tassello di storia
La città di Pompei, sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., costituisce un patrimonio immenso che continua a sorprendere. Con la sua estensione di 440.000 m², è la città romana meglio conservata e rappresenta una delle attrazioni più conosciute e amate al mondo. Uno scrigno a cielo aperto che permette di passeggiare tra le vie ferme nel tempo, tra domus riccamente decorate e spaccati di quotidianità fatti di scritte sui muri e botteghe.
Il parco archeologico è stato inserito nella lista dei siti UNESCO il 6 dicembre 1997, insieme a Ercolano e Oplonti. Con un flusso di visitatori in crescente aumento, nel 2019 ha registrato quasi 4.000.000 di accessi. Al sito di Pompei è stato anche dedicato un film nel 2014 (in onda su Rai 2 il 15 ottobre, diretto da Paul W.S. Anderson e con Kit Harington).
Lettere e refurtive
Purtroppo nel corso degli anni, il sito è stato vittima dell’inciviltà dei turisti. Il fenomeno lo ha privato di moltissimi frammenti che però stanno gradualmente ritornando a Pompei, proprio in seguito alla sfortuna che colpirebbe chi li ha ingiustamente portati via. Forse messa in circolo per scoraggiare i furti, la leggenda ha scatenato un’onda di restituzioni provenienti da tutto il mondo.
Tantissime le lettere che accompagnano le refurtive, un esempio è la lettera di Nicole dal Canada che scrive:
Ho preso questi tasselli quando ho visitato Pompei, nel 2005. Ero giovane stupida, volevo un pezzo di storia che nessuno avrebbe potuto avere. Non ho capito cosa stessi effettivamente prendendo. Ho preso un pezzo di storia cristallizzato nel tempo che ha con sé tanta energia negativa. Persone sono morte in un modo così orribile e io ho preso tasselli legati a quella terra di distruzione.
di Flavia Sciortino
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