Si torna a parlare di elezioni: tra presentazioni di candidati alla presidenza delle giunte regionali, discussioni sulle alleanze politiche e querelle d’ogni tipo, torniamo a parlare di parità di genere. Il Governo è stato chiaro: chi non l’ha fatto modifichi in fretta le leggi elettorali regionali inserendo il criterio della doppia preferenza di genere.
Norme e sovrastrutture culturali: come ti condiziono la parità di genere
Le sovrastrutture culturali: maledette. Diamo sempre a loro la colpa di un continuo, perpetuo reiterarsi di dinamiche di forza tra uomo e donna che ci obbligano continuamente a rimarcare, sottolineare, stressare la tanto desiderata parità di genere. Eppure, signore e signori, vi porgo una splendida notizia: le sovrastrutture possono essere modificate, plasmate. Ci condizionano, ma sappiate che – di rimando – possono essere modellate. Come? In molteplici modi: ad esempio lavorando sui nostri comportamenti come singoli, modificando le norme come istituzioni capaci di influenzare ampiamente tutto il sistema-Paese
In Italia, l’ultimo decennio è stato caratterizzato dall’implementazione di numerose modifiche al sistema normativo orientate ad aggiustare il tiro nell’ottica di una maggiore parità di genere in ambito politico e del potere decisionale. In questo quadro rientra quella che è stata la revisione della definizione delle liste elettorali nella previsione di garantire una equa rappresentanza femminile e maschile.
Qualche spiegazione
Proprio in questi giorni si è ritornati sul tema elettorale, in riferimento alle prossime elezioni regionali. Lungi da noi spettegolare su questo o su quel candidato o quella candidata: la vera notizia è che finalmente anche in Puglia ed in Liguria si potrà applicare il criterio della doppia preferenza di genere. Per chi è meno avezzo alla terminologia politica possiamo considerarla innanzitutto una piccola vittoria su quelle famose sovrastrutture di cui sopra.
Con la legge 15 febbraio 2016, n. 20 si è introdotta una modifica normativa all’interno dei principi fondamentali che le Regioni a statuto ordinario sono tenute ad implementare nelle disposizioni per il sistema elettorale regionale. Questa modifica prevede l’adozione di misure ad hoc per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive.
In particolare, nella definizione di liste con preferenze, è previsto l’utilizzo del criterio della preferenza di genere, per cui deve essere assicurata l’espressione di due voti, destinati a candidati di sesso opposto.
Le Regioni tutte avrebbero dovuto adattare la propria normativa interna anche a questo principio, ma qualcuna – siamo un Paese di smemorate e smemorati! – non aveva ancora provveduto a farlo. In Puglia, ad esempio, il dibattito sul bisogno di inserire tale criterio – anche perché siamo a soli 5 consiglieri donna nel consiglio regionale! – è stato tenuto in vita per lunghissimo tempo, osteggiato più per beghe relazionali politiche che per particolari motivi ostativi di principio.
Ad ogni modo – per una volta, possiamo dirlo! – è intervenuto il Governo a dare un chiaro indirizzo per risolvere la questione (pare strano, ma è così!). Nel Consiglio dei Ministri tenutosi il 25 giugno si è sostenuto, attraverso una informativa, la necessità di introdurre in tutte le Regioni la doppia preferenza di genere, come prevede la legge del 2016 e come chiede la Costituzione all’articolo 51, per cui “tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.
Ecco, non ce lo dimentichiamo!