Sissi: la principessa schiava della bellezza

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Di Redazione Metropolitan

La principessa Sissi ha vissuto una vita tutt’altro che felice. La cura maniacale del suo corpo e una dieta rigidissima portano nel 2020 ad interrogarci quanto i modelli proposti sul web siano reali e applicabili su di noi e quanto conta la salute prima di tutto.

L’ossessione per il corpo

Sfiancanti camminate di ore, ginnastica, equitazione, scherma e pattinaggio. Queste sono solo una parte delle attività che Elisabetta di Baviera svolgeva per curare la sua estetica. Educata in modo semplice e umile, per non crescere da aristocratica altezzosa, Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach aveva un animo ribelle, che chiedeva libertà prima di tutto. Questo suo spirito però venne spento dalla corte viennese. Le voci che correvano su di lei, l’importanza del rispetto dell’etichetta, i contrasti con la suocera, l’Arciduchessa Sofia, la portarono ad essere ossessionata dal suo corpo e ad una anoressia nervosa.

Principessa Sissi a cavallo. Photo credits: strangeflowers.wordpress-com

Ad oggi la cura del corpo e dell’alimentazione hanno lo scopo di raggiungere un benessere fisico e mentale. Così non è stato per l’imperatrice Elisabetta. L’attenzione maniacale alla forma costituiva una sorta di tour de force atto a ricevere l’approvazione della corte o farsi scudo dei pettegolezzi. Sentiva di vivere una vita non sua, anzi probabilmente non lo era per davvero. Accusata di essere poco e male istruita rispondeva con un’estetica impeccabile ma dietro a questa, si celava un profondo disagio.

Beauty routine o tour de force?

La routine di bellezza di Sissi era rigida e a tratti nauseante. La sveglia era all’alba e a questa seguiva un bagno di trenta minuti in acqua ghiacciata, poi iniziava con tre ore di ginnastica e cinque a cavallo. Come se non bastasse, per camminare il più possibile e riposarsi il meno, aveva fatto togliere sedie e divani dalle sue stanze. L’utilizzo delle maschere per il viso a base di fragole tritate o di carne di vitello cruda era pensato contrastare l’avanzare dell’età. Ieri come oggi avere delle naturalissime rughe non era accettabile. La sua lotta era tale, che passati i trenta anni non si fece più ritrarre, inoltre indossava sempre un velo per coprire il volto.

La sua ossessione riguardava anche i lunghi capelli bruni. Il loro peso di circa cinque kg le causava spesso delle emicranie. Le occorreva una giornata intera per farli lavare, con trenta tuorli d’uovo ed una bottiglia di cognac. Tre ore solo per acconciarli, spesso con diamanti e pietre preziose.

I lunghi capelli dell’imperatrice. Photo credits: en.wikipedia

Anche la sua dieta era al limite della sopravvivenza, mangiando solo un uovo e molti liquidi come albume, carne bovina “spremuta” e latte. Per questo deficit di calorie era spesso disidratata e, quando si concedeva un dolce, doveva immediatamente rimediare con vigorose sedute di sport. Una sorta di auto punizione per aver addentato degli zuccheri.

Gli sforzi fatti per dimagrire le permisero di indossare il corsetto, per accentuare maggiormente il suo vitino da vespa. Tuttavia questo le creava dei problemi respiratori con conseguenti svenimenti. Inoltre proprio il corsetto le causò una lenta agonia dopo essere stata pugnalata a morte a Ginevra. Il capo la teneva così stretta da averle impedito la perdita di grandi quantità di sangue, pur avendo il cuore perforato.

Sissi è tanto distante da quello che accade oggi?

La sua storia ed esperienza possono essere tutt’oggi uno spunto di riflessione sulla ricerca impossibile della perfezione e sulla validità dei modelli proposti. La lotta contro gli inestetismi e il passare del tempo è attuale come lo era all’epoca. Probabilmente la domanda è quanto sia reale ciò che vediamo online. Quanto è vera la perfezione proposta? Quanto c’è di artificiale? Se parliamo di corpi o volti manipolati da programmi tramite pc sappiamo che non è possibile prenderli come esempio. Forse c’è bisogno di coltivare ogni giorno il proprio benessere e farlo per essere la migliore versione di noi stessi e non per ricevere una approvazione superficiale. Che venga da una corte viennese di fine ottocento o dai social del ventunesimo secolo. 

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di Carlotta Mancini.