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Home Cinema

“Profondo rosso”, quando una colonna sonora fa la storia del cinema

by Redazione Metropolitan
10 Settembre 2020
in Cinema
Reading Time: 5 mins read
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 David Hemmings in una scena del film - Photo Credits: quinlan.it
David Hemmings in una scena del film – Photo Credits: quinlan.it

Profondo rosso è un film uscito nelle sale cinematografiche nel 1975. Diretto da Dario Argento (Roma, 1940), è considerato una delle sue migliori opere e un caposaldo del genere horror. La pellicola è la prima di un’ideale trilogia che comprende le successive Suspiria e Inferno, rispettivamente del 1977 e 1980. Profondo rosso è il lavoro più conosciuto del regista in Italia. Invece, all’estero la sua popolarità viene scalzata proprio da un altro membro della trilogia, Suspiria.

La trama

Un’inquietante canzoncina per bambini e una sanguinaria serie di omicidi: si potrebbe riassumere così Profondo rosso. Tutto inizia quando Helga Ulmann (Macha Méril), una sensitiva, percepisce durante un suo spettacolo la presenza di un assassino fra gli spettatori. Poichè espone la sua scoperta davanti a tutti viene uccisa una volta tornata a casa. A sentire le urla della donna sono un pianista Marcus Daly (David Hemmings) e il suo amico Carlo (Gabriele Lavia). I due accorrono in suo soccorso trovandola, però, già morta. Marcus comincia, dunque, ad essere coinvolto in questa vicenda e a voler scoprire chi è il responsabile. Successivamente è lui stesso a sfuggire per poco allo stesso assassino che tenta di aggredirlo mentre si esercita al piano in casa. Anche se riesce a salvarsi, viene comunque minacciato di morte dal killer stesso.

Questo spinge ancora di più Marcus ad indagare. Il primo indizio lo ricava dalla canzone che l’assassino fa partire poco prima di uccidere. Scopre, infatti, che è collegata alla leggenda della Villa del bambino urlante. Questa storia sarebbe contenuta in un saggio, Fantasmi di oggi e leggende nere dell’età moderna. L’uomo decide, allora, di andare a parlare con l’autrice.

La donna, però, viene uccisa prima che lui riesca ad andare a casa sua. Muore, però, dopo essere riuscita a scrivere un messaggio nel muro. Grazie a questo il protagonista riesce a trovare la Villa della storia e vi si reca. Qui, nota qualcosa di particolarmente singolare e inquietante, la foto di un bambino con un coltello. Intanto la striscia di sangue si allarga. Muore anche il professor Giordani (Glauco Mauri), uno psichiatra che stava aiutando il protagonista. Marcus, però, non si arrende e ritorna nuovamente nella vecchia abitazione. Ad attenderlo, questa volta, la verità …

Profondo rosso: storia della colonna sonora

Una scena di Profondo rosso - Photo Credits: modernaut.blogspot.com
Una scena di Profondo rosso – Photo Credits: modernaut.blogspot.com

Uno degli elementi più celebri di questo film è la colonna sonora. Viene composta a più mani. La prima è quella dei Goblin, una band progressive rock italiana attiva tra il 1973 e il 1989. Ad affiancarli vi è anche un pianista jazz, Giorgio Gaslini (1929-1014). Le musiche del film escono poi come primo LP degli stessi Goblin nel 1975, sotto lo stesso titolo del film. Insieme creano una musica a tratti inquietante e che contribuisce a dare un costante e sempre più intenso senso di claustrofobia. La traccia principale, Profondo Rosso, il tema che ricorre spesso nel film, viene creata ispirandosi ad un altro capolavoro horror. Secondo le direttive delo stesso Argento, infatti, i Goblin si ispirano a Tubular Bells (1973) di Mike Oldfield. Si tratta nientemeno che della theme song dell’Esorcista (William Friedkin, 1973).

Un lavoro particolarmente turbolento

La storia di come si sia arrivati alle canzoni che si ascoltano nel film però è tutto fuorché lineare. Nè Gaslini nè i Goblin sono inizialmente scelti per la composizione della soundtrack. Argento, infatti, guarda verso la scena musicale inglese. Nello specifico, si mette in contatto con i Pink Floyd e i Genesis. Va perfino a Londra per incontrare i primi. Entrambe le band, tuttavia, alla fine sono costrette a rifiutare a causa di altri impegni lavorativi. Questa storia la racconta lo stesso regista in un’intervista nella trasmissione Le Lunatiche di Radio Due.

“In Quattro mosche di velluto grigio avrei voluto le musiche dei Deep Purple e in Profondo rosso quelle dei Pink Floyd. Sono andato anche a Londra per incontrare i Pink Floyd, loro erano miei fan e conoscevano i miei film, ma loro in quel momento, seppur gentilissimi, stavano facendo The Wall e stavano preparando anche il film, quindi per questa ragione mi dissero che non potevano. Allora mi rivolsi ai Genesis, che invece sarebbero stati in tournèe per due anni. Volevo un gruppo di musicisti inglesi di quegli anni”.

Questi rifiuti gli fanno allora decidere di contattare Gaslini. Purtroppo, le cose presto non vanno bene. Argento non riesce ad essere soddisfatto del risultato e cerca qualcosa di più moderno. Il musicista allora, offeso dalle critiche, molla il progetto lasciando solo delle bozze incompiute. Fortuna vuole che il regista ascolti una demo, Cherry Five dei Goblin. Ne rimane entusiasta e assolda i giovani musicisti romani per completare il progetto. Secondo quello che si dice, la theme song Profondo Rosso viene composto in una sola notte di prove in una cantina.

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Giorgia Silvestri

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