Pubblico a teatro: nel Settecento palchi affittati a nobiltà e prostitute d’alto bordo, baccano e orinatoi in platea. Conosciamolo meglio.

Regista e direttrice della compagnia teatrale Luigi Rasi di Ravenna, insieme alla scuola omonima, Alessandra Casanova ci guida in questo viaggio nel tempo scoprendo curiosità e aspetti insoliti.

PUBBLICO A TEATRO LA ZIA D'HONFLEUR DI P. GAVAULT, 2015, TEATRO GOLDONI DI BAGNACAVALLO (C) A. CASANOVA
PUBBLICO A TEATRO LA ZIA D’HONFLEUR DI P. GAVAULT, 2015, TEATRO GOLDONI DI BAGNACAVALLO (C) A. CASANOVA

Quando nascono in Italia i teatri come li intendiamo oggi?

“I teatri come li intendiamo noi, nascono tra il Seicento e il Settecento quando alcuni privati sono disposti a investire soldi in un edificio stabile che accolga un pubblico pagante. Nel Teatro stabile si riuniscono così le classi agiate (che precedentemente frequentavano i Teatri di Corte nei palazzi dei nobili) e quelle meno agiate (il popolo che assisteva alla Commedia dell’arte nelle piazze)”.

PUBBLICO A TEATRO LA ZIA D'HONFLEUR DI P. GAVAULT, 2015, TEATRO GOLDONI DI BAGNACAVALLO (C) A. CASANOVA
PUBBLICO A TEATRO LA ZIA D’HONFLEUR DI P. GAVAULT, 2015, TEATRO GOLDONI DI BAGNACAVALLO (C) A. CASANOVA

Gli stessi teatri nei quali possiamo ancora entrare?

“Da un punto di vista architettonico i Teatri sono rimasti gli stessi, ma il pubblico era molto diverso…”.

Cosa intendi?

“Gli spettatori di allora non erano paragonabili a quelli di oggi. Se prendiamo ad esempio i teatri veneziani del 1700, possiamo notare subito che i palchi erano affittati dalla nobiltà e dalle prostitute d’alto rango (che, sfruttando la poca luce dei teatri di allora, dispensavano i loro favori anche durante gli spettacoli). La platea invece era occupata dal popolo.

Un popolo oggetto di “tiri al bersaglio” da parte della nobiltà che, dal palco, si divertiva a lanciare frutta, moccoli di candela e, a volte, anche sputi ed escrementi. Non c’era possibilità di ribellione e anche le guardie si guardavano dall’intervenire per riportare ordine. Durante gli intervalli poi c’erano venditori che passavano portando the, frittelle e frutta. E naturalmente tutti i rifiuti restavano a terra…”.

PUBBLICO A TEATRO LA ZIA D'HONFLEUR DI P. GAVAULT, 2015, TEATRO GOLDONI DI BAGNACAVALLO (C) A. CASANOVA
PUBBLICO A TEATRO LA ZIA D’HONFLEUR DI P. GAVAULT, 2015, TEATRO GOLDONI DI BAGNACAVALLO (C) A. CASANOVA

E chi aveva bisogno della toilette?

“Beh, quella non esisteva ancora e ci si arrangiava come si poteva. Pensa che lo spazio tra il palcoscenico e la prima fila delle panche in platea era riservato a spettatori incontinenti. Ti lascio immaginare l’odore che si poteva sentire durante quelle rappresentazioni…”.

Sicuramente non era il massimo. E all’estero come andavano le cose?

“Guarda, possiamo fare un salto indietro ed andare in Inghilterra ai tempi di Shakespeare. In quel periodo Londra aveva sette Teatri, ma il più importante era il Globe. Le rappresentazioni al Globe erano pomeridiane e iniziavano verso le 2 del pomeriggio. I posti migliori erano occupati dai nobili, mentre il popolo, per solo un penny, poteva occupare un posto in platea (in piedi).

La platea era a cielo aperto e, in caso di pioggia, gli spettatori si bagnavano. Il pubblico di solito si recava prima dell’inizio della rappresentazione ed aspettava ingannando il tempo (giocando a carte, bevendo, mangiando o facendo a botte)”.

Un pubblico variopinto dunque e poco propenso a rispettare regole

“Tutto stava poi nella bravura dell’attore che, con la sua arte, doveva riuscire a coinvolgere lo spettatore nella storia che si andava a rappresentare”.

PUBBLICO A TEATRO   LA ZIA D'HONFLEUR DI P. GAVAULT, 2015, TEATRO GOLDONI DI BAGNACAVALLO (C) A. CASANOVA
PUBBLICO A TEATRO LA ZIA D’HONFLEUR DI P. GAVAULT, 2015, TEATRO GOLDONI DI BAGNACAVALLO (C) A. CASANOVA

Che rapporto si instaurava tra il pubblico e gli attori?

“Del rapporto che si andava a creare tra pubblico ed attori ne parliamo la prossima volta”.

Intervista a cura di Anna Cavallo