Una delle più famose storiche maschere del Carnevale e personaggio della commedia dell’arte italiana è senza dubbio Pulcinella, una maschera della tradizione campana e non solo. Questa maschera infatti è conosciuta con un nome diverso in varie parti del mondo, ad esempio Polichinelle a Parigi o Punch a Londra. È il simbolo della città di Napoli, della sua fame atavica e della sua ironia nell’affrontare i problemi quotidiani. È anche un antieroe ribelle che si prende gioco di ricchi e potenti sconfiggendoli con mille espedienti, una caratteristica forte anche quando questa maschera viene impiegata come famoso personaggio nel teatro dei burattini.
Pulcinella nasce ad Acerra, in provincia di Napoli, nel 1500 ma in realtà ha origini più antiche
Nelle Atellane romane esisteva infatti il personaggio del servo Maccus che era vestito, come la famosa maschera napoletana, con un lungo camice bianco. Aveva inoltre una maschera dal naso lungo con guancie rosse ed un ventre prominente.
L’invenzione di Fiorillo
Poi nel 1500 l’attore e commediografo Silvio Fiorillo, ispirandosi al famoso ritratto del contadino di Acerra Puccio D’Aniello attribuito a Ludovico Carracci che lo rappresenta con il naso lungo e la pelle scurita dal sole, inventa la maschera di Pulcinella. Con Fiorillo questo personaggio arriva fino al Nord Italia dove diviene l’antagonista della famosa maschera bergamasca di Arlecchino, un servo sciocco e credulone.
L’ermafroditismo di Pulcinella
Secondo alcuni studiosi il nome Pulcinella dato da Fiorillo, più che dal contadino Puccio D’Aniello, deriverebbe dall’ermafroditismo della maschera che avrebbe una componente maschile e femminile. Maschili sarebbero Il cappello a punta e la maschera mentre il ventre gravido, i seni prominenti e le grandi natiche sarebbero femminili. In base a questa testi il nome della famosa maschera sarebbe null’altro che la femminilizzazione diminutiva del termine pollo-pulcino. Una tesi che sarebbe confermata da una certa iconografia che ritrae questa maschera come “ermafrodito autofecondante” per cui al termine del Carnevale il Pulcinella vecchio muore dopo aver partorito quello nuovo.
Il moderno Pulcinella e i suoi interpreti
Il Pulcinella di Fiorillo aveva i baffi, la barba e un cappello bicorno. Il costume di Pulcinella così come lo conosciamo oggi fu inventato nell’800 da uno dei suoi più famosi interpreti, Antonio Petito. L’attuale Pulcinella è vestito con un grosso camice bianco, un cappello bianco a punta, una maschera nera con naso lungo che copre la metà del volto mentre la restante parte è bianca.
Da Eduardo De Filippo a Pino Daniele
Oltre ad Antonio Petito, un altro celebre interprete della famosa maschera napoletana è stato Eduardo de Filippo che scrisse nel 1957 “Il figlio di Pulcinella” in cui il protagonista è appunto il celebre personaggio partenopeo. Ricordiamo poi Massimo Troisi che vestì i panni di Pulcinella nel celebre film di Ettore Scola “Il Viaggio di Capitan Fracassa”. Anche Pino Daniele scrisse una bellissima canzone con protagonista la famosa maschera partenopea. Stiamo parlando di “Suonno d’ajere”, canzone tratta dal suo leggendario album d’esordio “Terra mia”.