Putin contrattacca e vuole far pagare il gas in rubli, sono previste grandi spese per l’Occidente

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Di Redazione Metropolitan

Putin vuole far pagare il gas in rubli, le due ragioni della sua scelta sono: sostenere il cambio della valuta e aiutare la Banca Centrale nel servizio del debito. Cosi si rischia un’ulteriore escalation e a farne le spese ovviamente sarà l’Occidente.

Dietro la mossa di Vladimir Putin nel far pagare il gas in rubli ci sono due possibili interpretazioni. La prima è che questa scelta serve a sostenere e rivalutare la valuta di Mosca facendo pagare il conto all’Occidente, sfruttando un buco nel sistema di sanzioni messo su dagli Stati Uniti e l’Europa. La seconda interpretazione è che lo Zar in questo modo può creare per la moneta russa una domanda anche sul mercato estero. In questo modo il cliente di Gazprom dovrà convertire la propria valuta estera alimentando la liquidità del cambio sulle piazze internazionali. Usando questa strategia, si da un supporto alla Banca Centrale ed agli Istituti di Credito russi, però in questo modo Putin rischia di generare un’ulteriore escalation nello scenario della guerra. Potrebbe esserci un’ipotesi di una degenerante escalation storica ed economica in cui la Russia o l’Europa decidono di chiudere improvvisamente l’interscambio del gas.

Il funzionamento dei contratti del gas e la situazuone rubli

Il contrattacco di Putin sul pagamento del gas in rubli è rivolta essenzialmente a Gazprom. E’ al colosso statale che Putin ha ordinato di rivalutare i contratti con i “paesi ostili” accettando soltanto pagamenti in rubli. Non si tratta di un percorso semplice per l’Occidente, ma lo Zar ha dato una settimana di tempo al governo e al monopolisti per adeguarsi a questo imminente cambiamento. Questa strategia è pensata in modo tale da dare forza alla moneta russa, che è crollata a seguito dell’invasione dell’Ucraina e le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e l’Europa. Dopo aver annunciato questo mutamento dall’euro o dollaro al rublo, dal punto di vista di Mosca di sono subito mossi al ribasso, il prezzo del gas ha registrato un balzo del 34%. Questa circostanza ha fatto smuovere le acque subito, infatti ecco la reazione del consigliere del Palazzo Chigi Francesco Giavazzi: “Farsi pagare in rubli sarebbe un modo per aggirare le sanzioni, quindi penso che continueremo a pagare in euro”.

La domanda però è la seguente: perché il cambio è decisivo nel sistema di sanzioni? Per capire meglio la risposta bisogna indagare ed entrare nel meccanismo del funzionamento dei contratti del gas. Spiega Francesco Lenzi su Il Fatto Quotidiano che attualmente, per effettuare un pagamento delle forniture gli esportatori dichiarano in una banca russo il corrispettivo in valuta estera incassato. Solitamente, entro tre giorni devono convertirne l’80% in rubli e quindi devono cedere la valuta sul mercato. Gli importatori la comprano addebitando il proprio conto in rubli ed infine utilizzano la valuta per acquistare all’estero i beni necessari.

La valuta dei contratti del gas

Il meccanismo utilizzato per i contratti del gas si utilizza anche per il pagamento degli interessi sul debito pubblico. Pochi giorni fa, la Banca Centrale russa ha onorato una cedola nonostante avesse tutti i conti in dollari all’estero bloccati sotto l’effetto delle sanzioni. Come è riuscita a farlo? Comprando nel mercato interno la valuta necessaria. Questa cosa però non può funzionare in eterno se non viene continuamente alimentata. Dichiarare e imporre ai “paesi ostili” di pagare il gas in rubli crea una domanda di valuta anche nei mercati esteri perché se il cliente deve pagare il combustibile in rubli, prima deve ottenere la moneta russa. Per ricevere i rubli il paese che li richiede deve rivolgersi a banche e istituzioni russe, che conseguentemente dovranno aiutare nel reperimento della valuta estera necessaria per il servizio del debito.

Questo scenario imposto da Putin ricorda a quello che chiese di fare all’Iran pochi anni fa con il suo petrolio, pretendevo che fosse pagato in euro anziché dollari. E’ anche molto simile all’attuale richiesta cinese ai sauditi di pagare il petrolio in yuan.

Il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli, un esperto del settore, ha dato un’interessante spiegazione all’agenzia di stampa Ansa: “l’iniziativa di Putin ha i tratti di misure di epoca sovietica, o di autocrazie con delirio di onnipotenza”. L’italia ad esempio dovrebbe reperire i rubli per pagare i suoi 29 miliardi di metri cubi di gas naturale che arrivano da Mosca. Tabarelli continua dicendo: “dovremmo esportare per pari valore verso la Russia, o pagare in oro: la vedo difficile”.

Stefano Agnoli sul Corriere della Sera fa notare che potrebbe esserci un via di uscita dicendo che: “nei contratti per il gas è presente anche la valuta di pagamento che è stabilita prima proprio per evitare ricatti come questi. La valuta delle transazioni non può essere stabilita o cambiata unilateralmente da uno degli attori del contratto. E quindi il venditore, ovvero Gazprom, dovrà chiedere il permesso al compratore”.

L’Europa è in pericolo?

Questo scenario potrebbe essere un problema per tutti quelli che attualmente acquistano gas russo pagando in valuta diversa dal rublo, come ad esempio Eni. Ancora non è chiaro, ma Putin potrebbe meditare di applicare la regola solo ai contratti futuri ed in questo caso non ci sarebbero problemi giuridici anzi, potrebbe essere un contropiede perchè si potrebbero negoziare anche i prezzi. Se invece Putin rimane fermo con il suo pensiero si rischia di andare allo sconto: gli importatori possono invalidare i contratti ma a quel punto non riceverebbero piu il gas. Gazprom potrebbe chiudere i rubinetti a tutti i paesi occidentali, però bisogna notare che se lo fa non importerebbe più un euro o un dollaro a questa parte. Ci potrebbero essere ripercussioni pericolose alla stabilità finanziare della Russia e sull’approvvigionamento di combustibile in Europa.

24 Marzo

Valeria Muratori

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