Continua a minacciare l’Occidente il presidente Vladimir Putin, che ieri a Vladivostok ha dichiarato di voler bloccare le esportazioni di gas e petrolio verso quei paesi che imporranno un price cap sull’energia, misura in via di attuazione praticamente in tutta l’Unione Europea. “Non consegneremo nulla se è contrario ai nostri interessi. Né gas, né petrolio, né carbone. Nulla”. Dopo aver prospettato al Forum Economico Orientale uno stop all’esportazione di grano ucraino additando le politiche imperialistiche del mondo occidentale, adesso le recriminazioni si fanno più pesanti. Intanto le politiche europee sul fronte energetico, che prospettavano una risoluzione del genere, devono affrontare la realtà imposta dallo Zar. Ribatte Ursula Von Der Leyen: “da Putin ormai ci si aspetta solo minacce. Le sue parole sono inaffidabili”.
Continuano gli assalti – e le minacce – di Putin contro l’Occidente: blocco dell’export verso i paesi che impongono price cap; quanto sono pericolose le sue parole?
Un’escalation di terrore: questa sembra essere la strategia che il presidente della Federazione Russa sta adottando contro i paesi che sostengono militarmente ed economicamente l’Ucraina, imponendo anche forti sanzioni contro l’economia di Mosca. Una risposta alle sanzioni che si fa di giorno in giorno più stringente e terroristica. Erdogan, presidente della Turchia, che non si è mai mostrato particolarmente ben disposto nei confronti dell’UE, ha giudicato l’operato occidentale come “ingiusta politica di provocazione“: una visione che appare chiaramente parziale, nonostante i tentativi di mediazione messi in atto dalla Turchia e che hanno concesso la ratifica degli accordi che consentono il transito di navi ucraine – quelle che trasportano principalmente grano destinato ai paesi europei – sul Mar Nero, su cui la marina russa esercita una notevole egemonia.
Se ha già affermato che è “impossibile isolare la Russia”, le cui sanzioni sarebbero “una minaccia al mondo intero”, Putin non può far altro che aspettarsi un inasprimento dei toni, che però, almeno in Europa, sembra tardare ad arrivare. Le dichiarazioni che la Presidente della commissione europea Von Der Leyen riserva al continuo tuonare minacce dell’avversario seguono invece una linea che corre tra moderazione e disinteresse: “non vale più la pena ascoltare le parole di Vladimir Putin“, dal momento che la Russia non fa altro che “ricattare l’UE”. “Ora come ora dobbiamo soltanto proteggerci e rafforzare la nostra posizione”, che tradotto in termini pratici implica il raggiungimento della piena indipendenza energetica. Intanto, la Russia continua a subire il progressivo isolamento, sia economico che politico, costretta persino ad acquistare armi e munizioni dalla Corea del Nord. Sintomo, quantomeno, di una stanchezza di guerra che è psicologica e logistica assieme.
Alberto Alessi
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