Esteri

Putin: “Non isolerete la Russia” e minaccia restrizioni sul grano

Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin torna all’attacco dell’Occidente nelle ultime dichiarazioni, in cui ha sollevato l’ipotesi di imporre restrizioni sull’export di grano. Durante la riunione del Forum Economico Orientale si è lanciato in un invettiva contro il colonialismo storico delle potenze dell’Ovest e ha minacciato di “limitare le esportazioni della rotta Ucraina-Europa“, accusando i paesi dell’Unione di approfittare della crisi per affamare i Paesi in via di sviluppo. Secondo Putin l’Europa complotta per ridurre alla fame i paesi africani, “una vera tragedia per i paesi più poveri”. Un attacco che entra perfettamente nella linea comunicativa del presidente russo e che ha un obiettivo specifico: contribuire a infiammare le tensioni tra Paesi africani ed europei. Perché questo attacco e l’ennesima prova della durezza delle sanzioni alla Russia.

“Europa colonialista e sfruttatrice”, come il grano è l’ennesimo pretesto di Putin per seminare divisioni e rafforzare il suo progetto di centralità asiatica e anti-europea

Vladimir Putin torna a esprimersi duramente contro le sanzioni minacciando la limitazione dell’export di grano dai porti ucraini a quelli europei. Dopo la firma del trattato, ottenuto grazie alla mediazione turca, che dispone un piano per l’esportazione di grano, ora il presidente russo sembra improvvisamente preoccupato per le sorti delle popolazioni colpite dalla fame nei Paesi in via di sviluppo. Starebbe speculando avidamente sul prezzo dei prodotti farinacei l’Unione Europea, stando alla versione di Putin, “agendo come colonizzatori, avendo ingannato e continuando a ingannare” i paesi più poveri. Contro questo neo-imperialismo occidentale la soluzione sarebbe l’imposizione ennesima di contro-sanzioni che potrebbero allentare quelle imposte dalla comunità internazionale.

La Russia “non sta perdendo nulla”, ha tenuto ad affermare Putin durante il Forum, mostrando però, sia nell’asprezza dei toni che nella pesantezza delle minacce, la debolezza del paese, che ha visto il rublo crollare di oltre il 30% del proprio valore, l’abbandono di molteplici multinazionali, il calo della produzione interna e l’impossibilità per molte importazioni a carattere militare (chip e schede madri per la ricerca) di arrivare nei laboratori e nelle caserme della Federazione. Continuando l’intervento, Putin ha definito un nuovo progetto di centralità negli equilibri economici globali del continente asiatico, prospettando un sistema di interlocuzione economica e culturale molto più protagonistica che in passato.

Le reazioni e i possibili scenari di attuazione del progetto di Putin

Il consigliere presidenziale ucraino Podolyak ha definito le parole minacciose del presidente russo come “inattese” e “infondate”, aggiungendo inoltre che l’Ucraina si opporrà caldamente a qualsiasi modifica dell’accordo già ratificato. Eventuali discussioni sull’argomento potrebbero comunque tenersi il 15 e 16 settembre tra Putin e Erdogan durante il vertice SCO a Samarcanda. Per quanto riguarda il peso politico sul lungo termine, seppure “infondate”, le parole dello “Zar” vogliono definire una nuova centralità neo-coloniale della Russia soprattutto in Africa, già dimostrata ampiamente dai piani di investimento privato che gli oligarchi della sua cerchia rivolgono agli stati del continente: gli stessi, c’è da aggiungere, che sono praticamente immobilizzati, fisicamente e economicamente, dalle sanzioni.

Alberto Alessi

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