Non sottovalutare il Qatar, da tenere d’occhio come ruolo di mediatore tra Israele e Palestina

Il Qatar ha circa 3 Milioni di Abitanti e di questi due terzi sono expat. Il Qatar è un paese dove nessuno sbarca inatteso, e tutti sanno dove andare. Non è escluso che lo stato del Qatar potrebbe essere il vero ago della bilancia nella guerra tra Hamas e Israele. Il qatar potrebbe avere un ruolo di mediatore nelle trattative per la liberazione degli ostaggi. Il Paese da un lato ha stretto legami forti con l’organizzazione islamista, dall’altro è un alleato speciale degli USA.

Se c’è uno Stato che potrebbe giocare un importante ruolo di mediatore tra Hamas e Israele, il cui conflitto rischia di far salire alle stelle la tensione in tutto il Medio Oriente, quello è il Qatar. Egli sarebbe artefice di una intensa iniziativa diplomatica e già al centro delle trattative per il rilascio degli ostaggi a Gaza.

Il Qatar è già stato mediatore tra Israele e Palestina

Il Qatar è un mediatore: ha agito nelle trattative per il rilascio delle due cittadine americane liberate alla fine della scorsa settimana.

Poche ore dopo la liberazione delle statunitensi rapite in Israele il presidente americano aveva ringraziato pubblicamente l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani. Nelle ultime settimane, poi, il segretario di Stato Usa Antony Blinken è volato più volte a Doha. Egli davanti al primo ministro Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani ha apprezzato

“l’urgenza con cui il Qatar sta portando avanti questa questione”

Ma a cosa è dovuta l’importanza crescente del piccolo emirato del Golfo Persico per risolvere il conflitto in corso?

I rapporti del Qatar con gli USA ma soprattutto con Hamas

Il Qatar, infatti, è diventato nel tempo uno dei maggiori alleati degli Stati Uniti nella regione. I loro rapporti si sono rinsaldati dal 1996 quando fu costruita la base militare e aerea di Al Udeid. Concessa in uso alle forze armate americane, ospita il quartier generale del Comando centrale per le operazioni in Medio Oriente, Nord Africa e Asia Centrale, che è stato fondamentale per le missioni Usa in Iraq, Afghanistan e Siria.

Fondamentale è poi anche il rapporto con Hamas. Nella capitale qatariota, infatti, si sono rifugiati alcuni esponenti di primo piano dell’Organizzazione islamista, compreso uno dei capi di fatto, Ismail Haniyeh. Doha finanzia Hamas dal 2007, da quando il Gruppo ha preso il controllo della Striscia di Gaza. Ciò, grazie anche e soprattutto alle sue ingenti disponibilità economiche dovute ai giacimenti di gas naturale. I soldi qatarioti hanno prodotto scuole, ospedali e uffici pubblici nell’enclave.

Ma Hamas non è l’unico gruppo che il Qatar finanzia. Ce ne sono anche altri che promuovono l’applicazione fedele della dottrina dell’Islam, come i Fratelli Musulmani attivi in vari Paesi come Libia, Tunisia ed Egitto. Ora, anche per la sua posizione geografica strategica, il Qatar ha tutto l’interesse a mantenere sotto controllo la situazione in Medo Oriente. L’emiro Tamim bin Hamad Al-Thani ha fatt un discorso annuale di apertura del Consiglio della Shura a Doha qualche ora fa. Nel discorso ha ribadito che il conflitto in corso rappresenta

“una pericolosa escalation che minaccia la regione e il mondo intero”

e che a Israele

“non va concesso il via libera per uccisioni incondizionate”

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine