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Quando c’è di mezzo un abuso di polizia, la narrazione ufficiale vuole sempre trovare una divisa persino alla verità

Quando c’è di mezzo un abuso di polizia, la narrazione ufficiale vuole sempre trovare una divisa persino alla verità. Capita che una donna trans inizi a mostrare i genitali ai bambini di una scuola (nessuno ha visto, lei ha smentito ma gli indignati speciali del web lo danno per pacifico ), la polizia municipale intervenga e – davanti a morsi e minacce (anche qui tutto da appurare) – gli agenti reagiscano a suon di manganellate.

Nel video si vedono invece benissimo – e senza possibilità di equivoco – tre uomini in divisa che infieriscono con calci e spray al peperoncino contro una persona che cerca riparo in terra.

Tutto ciò accade nella civilissima Milano: la patria di Cesare Beccaria, l’autore della prima Bibbia garantista “Dei delitti e delle pene“.

Davanti a quelle immagini – e per carità di patria tenendo in giusto conto le ragioni di chi dice di essere stato minacciato (anche questo da verificare) al grido “Vi sputo, ho l’Aids” – il sindaco Beppe Sala condanna il pestaggio, mentre la Procura apre un’indagine.

La solita pattuglia di leoni da tastiera invece, forte di incrollabili certezze, si divide a metà tra chi ignora il video e chi il diritto. I primi sostengono che la violenza sia stata fatta per vincere la resistenza della donna, come non avessero visto le botte da orbi quando la malcapitata era già a terra. I secondi invece affermano né più né meno che gli agenti abbiano fatto bene perché, in fondo, si tratta di un gesto fatto da una persona in odore di pedofilia. “Pensate se al posto di quei bambini, ci fosse stata vostra figlia”, è la frase più offensiva nei confronti di decenni di civiltà giuridica, dello stato di diritto e dell’intera architettura costituzionale. Questi signori – cui l’ordinamento riconosce il diritto di voto – confondono la vendetta del singolo con la giustizia dello Stato. Ritengono che tra poliziotti e mazzieri non debba correre alcuna differenza. Lasciano intendere che non ci sia bisogno di tribunali e carceri quando ci sono squadristi in divisa disposti a violare il principio di legalità.

Costoro non conoscono le garanzie del codice penale né della Costituzione repubblicana. Ignorano che un granduca di nome Pietro Leopoldo abolì la pena di morte già alla fine settecento.

Difendono – senza alcuna pietà umana per le vittime e le loro famiglie – gli assassini in divisa di Aldovrandi, Cucchi e Uva. Gridano che – per lasciar lavorare la polizia – bisogna abolire il reato di tortura. Urlano che occorre proteggere i bambini dalla visione dei genitali, ma tacciono compiaciuti se i loro figli assistono al sacro pestaggio in nome del Santo diritto del clan alla conservazione.

C’era un tempo la destra colta e liberale che difendeva con coraggio Enzo Tortora, si batteva contro la carcerazione preventiva, faceva del garantismo il proprio vessillo.

Adesso – anziché alla cultura giuridica di un Alfredo Biondi, storico ministro della Giustizia del primo governo Berlusconi e liberale di ferro – il ‘fascista social’ si trincera dietro lo slogan: ‘Chi ha la divisa ha sempre ragione‘. Le frasi cilene: “Se lo hanno picchiato, qualcosa avrà fatto“. Oppure riprese dai manuali di psichiatria: “Immaginate voi a fare un mestiere stressante del genere(riferendosi a chi sfoga rabbia e frustrazione con la protezione di un distintivo)“. È la cultura delle ronde, dello squadrismo, del sovversivismo dall’alto.

Nessuno deve custodire i custodi: il gendarme è al di sopra della legge. Se entri in casa mia e ti sparo alle spalle, poco male: la difesa è sempre legittima.

È l’elogio del boia che poco ha a che fare con l’amore per la legge: è il richiamo atavico per lo Stato di polizia e l’urlo anarchico contro il regime sanitario. È la catarsi pagana della pena di morte e la cristiana indulgenza verso l’evasione fiscale. È quel fascino – controriformista e arcitaliano – verso la disuguaglianza: giustizialista con i deboli e garantista coi forti.

È la pulsione erotica verso le pistole: l’odio spinto fino alla violenza verso i furtarelli degli zingari che si tramuta in tacita rassegnazione davanti agli usi e agli abusi delle mafie tricolori.

È la voce strisciante di chi sussurra: se Alfredo Cospito muore mentre è sotto custodia dello Stato, ce ne faremo una ragione.

Chi scrive ha passato anni sui libri di diritto, distinguendo tra indagato, imputato e condannato. Ha studiato l’immensa civiltà giuridica della funzione rieducativa della pena. Ha appreso che in uno Stato di diritto alla polizia – ci sono migliaia di agenti che fanno con correttezza il loro lavoro – compete l’arresto del criminale, mica il ruolo di giustiziere. È il Parlamento – espressione della volontà popolare – a fare le leggi, la magistratura ad applicarle. Si chiama separazione dei poteri.

Era ieri l’altro che la fascisteria virtuale – senza neanche uno straccio di prova – difendesse gli agenti nel caso di Hasib Omerovic, il ragazzo disabile caduto giù dalla finestra della sua casa durante un intervento di polizia. Mentre lo spirito di cittadinanza si chiedeva se le nostre tasse erano finite a retribuire il manganello per una vendetta privata, ed elementari impulsi di umanità reclamavano giustizia per un giovane legato con dei fili e minacciato con un coltello, gli analfabeti con la bandierina tricolore avevano già pronta la loro arringa difensiva: quel ragazzo rom (era bene precisarlo) in fondo se l’era andato cercando perché era solito molestare i bambini (anche qui, le prove non servono: basta il sospetto).

Anziché pagare meglio i poliziotti, difenderli contro le minacce mafiose e metterli in condizione di lavorare con strumenti tecnologici all’avanguardia (che è quello che chiedono – ne conosco moltissimi – professionisti in divisa seri e rispettosi delle leggi), la nuova moda texana invoca la politica delle mani libere per le forze dell’ordine: dimenticando che in una società dove tutti i diritti possono essere calpestati sotto il calcagno di chi ha una divisa siamo tutti in pericolo, anche quelli che tifano per il manganello.

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