“Quando la moglie è in vacanza”, la prima vera commedia di Wilder

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Di Redazione Metropolitan

Quando la moglie è in vacanza“, uscito nel 1955, è il primo vero film a sancire la svolta comica di Billy Wilder. Il regista, riconosciuto ancora oggi come uno dei guru del noir, si era già affacciato nel mondo della commedia con “Sabrina” (1954), ma è con questa pellicola che egli si impose definitivamente come uno dei maestri della risata.

Trama

La storia, piena di una certa leggerezza, vede inizialmente Richard Sherman (Tom Ewell) accompagnare la moglie e il figlio alla stazione; i due andranno in vacanza in Maine. Richard, pertanto, rimasto da solo, s’infatua della sua nuova vicina (interpretata da Marilyn Monroe), una bionda procace che lavora come annunciatrice televisiva. Tentato dalla bellezza della ragazza, è combattuto tra le sue pulsioni e la volontà di rimanere fedele alla moglie, la quale, a quanto pare, non è da sola in Maine. Infatti, Richard, tra le sue fantasie sulla sua nuova vicina, inizia a nutrire una certa gelosia quando scopre che un suo vicino di casa è in villeggiatura non distante da sua moglie. Sarà difficile riuscire a resistere agli impulsi.

Quando la moglie è in vacanza
Photo credit: WEB

Contesto

La prima domanda che tutti i cinefili si pongono ogni qualvolta ripensano a questo film è: com’è possibile che Billy Wilder sia passato da “Eccomi DeMille, sono pronta per il mio primo piano” a “Senta il vento della sotterranea“? Attenzione, tale presupposto non deve far apparire il nostro punto di vista come di parte. Tentare di definire superiore il noir alla commedia è da cinema di tempi ormai andati. Forse è proprio grazie a Wilder che la commedia è riuscita ad assumere quella dignità che prima non le era stata riconosciuta, tuttavia, la nostra domanda nasce proprio dal repentino passaggio di genere operato dal regista. Come fu possibile?

Da dove veniamo

Beh, bisogna prima fare un piccolo excursus storico. Ritornando indietro al 1944, “La fiamma del peccato” – pellicola noir che ha fatto storia – bisogna ricordare come il soggetto fosse stato tratto da un romanzo di James M. Cain, scritto negli ultimi anni della Depressione. Ecco, la sostanziale differenza tra il Billy Wilder degli anni Quaranta e quello degli anni Cinquanta sta proprio qui: il contesto in cui egli mise in scena i propri film. La società americana degli anni Cinquanta era allegra e colorata, e osservava con lungimiranza il futuro. Il periodo che intercorre tra la guerra di Corea (1950-53) e quella del Vietnam (1964-71), negli States è comunemente noto come “Golden Era“. Pertanto, in un clima che cercava di eliminare le scorie decadenti degli anni Quaranta, soprattutto dopo il tremendo fallimento del maccartismo, Billy Wilder divenne uno dei manifesti di un paese che stava bene.

Quando la moglie è in vacanza
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Quando la moglie è in vacanza non c’è spazio per i sentimenti

Tuttavia, proprio perché Billy Wilder era comunque un genio, decise di imprimere la propria visione anche nel mondo della risata. I protagonisti delle sue commedie, tanto in “Quando la moglie è in vacanza” quanto nell’ancor più amato “A qualcuno piace caldo” (1959), sono cinici e succubi delle loro pulsioni più primordiali. Proprio come lo erano in “La fiamma del peccato” o “Viale del tramonto“. Non c’è più posto per il romanticismo di “Sabrina“, in “Quando la moglie è in vacanza”, Wilder tramuta in comici dei personaggi che avrebbero ben figurato anche nei suoi noir.

Quando la moglie è in vacanza
La celeberrima scena del vestito di Marylin Monroe
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La “biondona sciocchina”, di cui Marilyn Monroe incarnava appieno lo stereotipo già da qualche anno, è un personaggio puro di cui l’uomo cinico vorrebbe approfittare. Letto in questo modo, “Quando la moglie è in vacanza” potrebbe benissimo dismettere i panni della commedia. E’ per questa ragione che Billy Wilder diede lustro alla commedia. Le conferì una dignità che sino ad allora era appena stata sfiorata. E’ per questo che, anche nei film all’apparenza commerciale, Billy Wilder rimarrà per sempre uno dei massimi geni del cinema.

MANUEL DI MAGGIO

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