Quentin Tarantino svela i suoi segreti alla Festa del Cinema di Roma

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Di Chiara Cozzi

Il regista Quentin Tarantino è giunto a Roma per ritirare il Premio alla Carriera alla Festa del Cinema. In conferenza stampa si è aperto in maniera brillante e fortemente ironica con tutti quei giornalisti che, da amanti del cinema, non possono fare a meno di essere anche suoi fan e di ridere insieme a lui. 

Il tutorial di Quentin Tarantino per affrontare il politicamente corretto

Ha parlato del suo amore per Hollywood, nato da bambino leggendo le novellizzazioni dei film, cosa che lo ha portato molti anni dopo a scrivere il romanzo di Once Upon A Time In… Hollywood, che gli ha dato modo di espandere il proprio universo filmico (era un’idea che, in realtà, lo corteggiava dai tempi de Le Iene) e di approfondire gli elementi che è stato costretto a lasciare da parte. 

La sua filmografia è considerata lontanissima dal politicamente corretto – anche se, a mio parere, un regista che uccide Hitler di certo non lo fa per fare un favore ai nostalgici. Quentin Tarantino svela dunque come si approccia alle critiche, sostenendo che se da lui ci si aspettano pizzi e merletti allora è il caso di rivedere la propria cultura cinefila. Ma considerando che i suoi film sono sempre sulla bocca di tutti e diventano veri e propri oggetti di conversazione, allora vuol dire che hanno lasciato il segno. Le critiche ci saranno sempre, ma bisogna «avere le palle» di affrontarle. 

Come lavora un maestro?

La conversazione volge ovviamente sul piano filmico, sulle sue passioni e sul suo processo creativo. Il regista rivela di non avere un film cult personale: non è cosa tipica del suo modo di pensare. Allo stesso tempo, rivela che riscrivere la storia (come ha fatto in OUATIH, Bastardi senza gloria e Django) non è stata una scelta prefissata, ma parte del suo flusso creativo.

A riguardo infatti Quentin Tarantino rivela che quando scrive non pensa alla trasposizione cinematografica, ma si lascia guidare dalla penna sulla pagina bianca. In quel momento ci sono solo lui e la narrazione: gli elementi cinematografici arrivano solo quando mette piede sul set.

M’ama o non m’ama?

Verso la fine della conferenza il regista si sbottona maggiormente, complici anche le domande, facendo divertire ancor di più il suo pubblico.

Tra lo sconcerto generale, Tarantino dice che, a eccezione per OUATINH, non ha mai creato un universo in cui gli piacerebbe vivere. E sono proprio i personaggi di quel film ad appassionarlo di più! Infatti dice che andrebbe sicuramente d’accordo con Cliff Booth, mentre non sopporterebbe (oltre all’odiatissimo Calvin Candie) Rick Dalton perché lo considera un frignone. 

Infine, rivela i suoi sentimenti avversi per il film di D.W. Griffith Nascita di una nazione, colpevole di aver fatto in modo che il Ku Klux Klan trovasse anacronisticamente modo di sopravvivere nel XX secolo. L’ultima domanda è la più splatter, proprio in linea con i suoi film: se potesse uccidere qualcuno senza conseguenze, chi sarebbe? Quentin Tarantino non ha dubbi: Thomas Dixon Jr, l’autore del romanzo da cui è stato tratto proprio Nascita di una nazione.

E ora vediamo chi ha il coraggio di definirlo ancora razzista.

Chiara Cozzi

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Ph: teleblog.it