Alla fine di un processo durato sei settimane, il cantante R&B e produttore statunitense R. Kelly è stato riconosciuto colpevole di tutti e nove i capi di accusa per cui era stato incriminato, tra cui abusi e sfruttamento sessuale e associazione a delinquere. Questa è la prima condanna per Kelly, nonostante le prime accuse per abusi sessuali su donne e ragazze minorenni nei suoi confronti risalgano a più di venticinque anni fa.
Rischia la condanna all’ergastolo R. Kelly. Il cantante R&B è stato dichiarato colpevole da una giuria federale composta da sette uomini e cinque donne. La lista dei reati è lunga e molto pesante: abusi sessuali, abusi sessuali di minori, sfruttamento sessuale e racket.
I pubblici ministeri, nel processo iniziato il 18 agosto a New York, hanno descritto il cantante R&B, come un predatore di giovani donne e ragazze afroamericane. Per l’assistente procuratrice Maria Cruz Melendez, Kelly sarebbe uno stupratore seriale che “manteneva il controllo sulle vittime usando ogni trucco preso dal manuale del predatore”
Durante il processo, che si è tenuto a New York, sono stati coinvolti in totale 45 testimoni. Le testimonianze più cruciali però sono state quelle delle undici persone – nove donne e due uomini – che avevano accusato Kelly, e che hanno testimoniato contro di lui descrivendo numerosi episodi di violenza, minacce e abusi, molti dei quali avvenuti quando loro erano minorenni.
Il cantante è stato infatti ritenuto reo, tra l’altro, di aver guidato per oltre due decenni un’organizzazione criminale a Chicago, che reclutava le donne sottoponendole ad abusi sessuali e psicologici. Diverse vittime hanno testimoniato durante il processo di essere state sottoposte a questi abusi anche quando erano minorenni
Secondo la tesi sostenuta dai procuratori, con cui la giuria ha mostrato di concordare, per più di dieci anni Kelly avrebbe sfruttato la sua fama per attrarre giovani donne e ragazze minorenni interessate a una carriera nella musica per poi sottoporle a gravi abusi fisici, psicologici e sessuali.
Tra i capi di imputazione di cui è stato riconosciuto colpevole c’è anche quello di associazione a delinquere: l’accusa infatti ha sostenuto che l’insieme di manager e assistenti che aiutavano Kelly a incontrare le ragazze (e poi a far sì che continuassero a rimanere sotto il suo controllo, obbedendogli senza parlare con nessuno di quello che subivano) costituisse di fatto un’organizzazione criminale. Kelly è stato riconosciuto colpevole anche di aver violato il “Mann act”, una legge federale che proibisce di trasportare una persona al di fuori dei confini dello stato per «scopi immorali» (la legge risale al 1910 ed era stata fatta per contrastare il traffico di esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione).
Questa non era la prima volta che Kelly subiva un processo per abusi sessuali nei confronti di giovani donne e ragazze minorenni.
La prima volta che si parlò estesamente delle accuse nei suoi confronti fu nel 2000, grazie a una prima inchiesta del Chicago Sun-Times. Anche prima di allora, però, Kelly era stato formalmente accusato di aver fatto sesso con ragazze minorenni, risolvendo le cause legali con dei risarcimenti.
Nel 1994, quando aveva 27 anni, Kelly fece molto parlare di sé quando sposò la cantante Aaliyah, allora 15enne: sul certificato di matrimonio l’età di Aaliyah – morta in un incidente aereo nel 2001, a 22 anni – era stata falsificata per fingere che lei fosse maggiorenne. Nel 1995 il matrimonio fu annullato. Nel 2002 invece fu accusato di pedopornografia, quando cominciò a circolare un video che lo mostrava fare sesso con una ragazza di quattordici anni. La ragazza che lo aveva accusato però non testimoniò al processo e nel 2008 Kelly fu assolto da tutti i 14 capi d’accusa per cui era stato incriminato.
Le cose per lui cambiarono nel 2019, l’anno in cui uscì il documentario Surviving R. Kelly, che raccoglieva molte testimonianze di giovani donne che raccontavano di aver subìto abusi da parte sua e rese ancora più note e discusse le accuse nei suoi confronti, portando al suo arresto.
R. Kelly, pseudonimo di Robert Sylvester Kelly, ha 54 anni e nella sua carriera ha ottenuto 12 dischi di platino. È stato famoso soprattutto negli anni Novanta e nei primi anni Duemila grazie a singoli come “I believe I can fly” e “Ignition”. Ha collaborato tra gli altri con il rapper Jay-Z per due album nel 2002 e nel 2004 e con Lady Gaga per il singolo “Do what you want” nel 2013.
Nell’ambito di questo processo, il cui verdetto arriverà il prossimo 4 maggio, Kelly rischia l’ergastolo. Allo stesso tempo resta coinvolto in un altro processo federale a Chicago con le accuse di pedopornografia e ostruzione della giustizia, ed è stato accusato di reati legati ad abusi sessuali anche in Illinois e in Minnesota.