Rudyard Kipling, il più giovane scrittore a ricevere il premio Nobel, a soli 41 anni. La fama mondiale di un uomo che il mondo lo ha vissuto nella sua interezza. Un esploratore nato, che ha trasportato i suoi lettori nelle fitte giungle orientali, nella Savana assolata e nelle Americhe, descritte con l’occhio del naturalista e del bambino ad un tempo.
Nacque a Bombay, in India nel lontano 1865 e qui visse fasi alterne della sua vita. Intorno ai 7 anni fu mandato a studiare in Inghilterra con la sorella minore dove rimase sino all’adolescenza. L’allontanamento dall’India, da quel variegato mondo in cui convivevano religioni, etnie e culture tanto diverse tra loro, e la rigidità della società inglese resero il futuro scrittore schivo e depresso. Nel 1882 fece ritorno alla sua terra natia, e riuscì a sperimentare le proprie doti di giornalista scrivendo per alcuni giornali locali. Presto gli editori assegnarono al giovane Rudyard l’incarico di corrispondente in alcuni paesi dell’Asia orientale, Europa, America fino alla Nuova Zelanda ed al Sud Africa.
La vocazione per i racconti fantastici e la natura
La letteratura dell’infanzia fu per lui una folgorazione ed una naturale inclinazione al tempo stesso. Ad ispirarlo ad inizio carriera furono “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll e le novelle dell’amico Rider Haggard. Altra grande influenza fu soprattutto suo padre John, autore di “Beast and Man in India” una sorta di reportage antropologico sul subcontinente indiano, dove lavorava come insegnante.
I viaggi e la vicinanza a tante realtà socio-culturali così diverse tra loro, forgiarono in lui uno stile personale ed indipendente. A metà strada fra scrittore e giornalista, R. Kipling fu un cronista attento, preparato ma capace di distaccarsi dalle realtà che descriveva. Il suo essere un po’ apolide gli consentiva di avere la giusta distanza da schieramenti politici ed ideologici che nell’Europa e negli USA prebellici avevano creato stereotipi e fondamentalismi, soprattutto per il dibattito sulla spregiudicatezza della colonizzazione inglese.
Rudyard Kipling, un insegnante selvaggio
Morì a Londra nel 1936, dozzine i romanzi, racconti e saggi scritti in circa mezzo secolo di attività. Tra i suoi capolavori oltre al famoso Libro della Giungla (uscito in due volumi) tra 1894 e 1895, si ricordano le storie di Capitani Coraggiosi (1897); Stalky & C. del 1897; Kim (1901); Storie proprio così (1902); i racconti brevi di L’uomo che volle diventare Re, Puck delle colline del 1906 fino ad una raccolta di Poesie, la più celebre della quale è stata “Se”, dedicata al compianto figlio John.
Attraverso i suoi personaggi ed un linguaggio innovativo, seppe esprimere la metafora del potere della natura e delle proprie capacità nel contrastare la malvagità umana. La stessa “legge del Popolo libero” del Branco di Akela insegna al piccolo Mowgli che per diventare adulti bisogna prima imparare a conoscere se stessi anche se “è penoso mutare la pelle” (Il libro della Giungla , La corsa della primavera, cit.).
Marco Pozzato
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