Raffaella Carrà, un’icona della nostra generazione! Di seguito una manciata delle sue canzoni da non perdere. Brani che sono stati al top in ogni parte del mondo. Da ‘Tanti auguri‘ a ‘Forte Forte Forte‘ passando per ‘Rumore‘ e la mitica ‘Tuca Tuca‘. Indimenticabili successi non soltanto in Italia che hanno reso Raffaella una grande cantante che, con oltre 60 milioni di dischi venduti, ha ottenuto ventidue tra dischi di platino e d’oro.

Raffaella Carrà, tutte le canzoni della show woman

Non solo un’attrice, né semplicemente una ballerina o una conduttrice televisiva, né soltanto una cantante: Raffaella Carrà è stata tutte queste cose insieme, una show woman completa che ha saputo affermarsi con lo stesso successo in Italia, in Spagna e in diversi paesi in America latina. L’attività di cantante, che ha intrecciato con la televisione, l’ha portata a vendere nel mondo oltre 60 milioni di copie: la Carrà è riuscita a entrare diverse volte in classifica grazie a canzoni orecchiabili e pop, spesso dei veri e propri tormentoni. Importanti anche le cover. Quella che segue è una lista di alcuni dei suoi brani più famosi.

Quelli sì che erano veri tormentoni. Le canzoni di Raffaella Carrà, a distanza di tantissimi anni, anche più di 50, come nel caso di Ma che musica maestro, sono rimasti nella testa degli italiani, ed è davvero difficile trovare qualcuno che non sappia a memoria almeno un ritornello dei suoi innumerevoli successi.  Siamo forse più abituati a pensare a lei come alla indiscussa regina della televisione, e quindi a ricordarla come soubrette, ballerina, attrice e conduttrice, ma Raffaella Carrà era anche una grande cantante che, con oltre 60 milioni di dischi venduti, come dichiarato da lei stessa in un’intervista, ha ottenuto dischi di platino e d’oro. E la versione inglese di A far l’amore comincia tu, Do it do it again, è stato il primo brano di un’artista donna italiana a raggiungere il secondo posto nella classifica dei singoli più venduti in Inghilterra.

Tanti auguri

E’ il suo manifesto artistico e il primo grande successo come cantante: è il 1970, in Italia ci sono forti conflitti sociali, una quotidianità segnata da scioperi e terrorismo, ma il brano diffonde buonumore, spensieratezza, invito a vivere la vita e a cogliere le cose più belle che essa può dare. Al primo punto: fare all’amore, come si diceva con una bella formula fino a qualche anno fa, sottintendendo il più contemporaneo sesso: “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù, com’è bello far l’amore, io son pronta e tu? Tanti auguri a chi tanti amanti ha, in campagna ed in città. L’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu. E se ti lascia lo sai che si fa? Trovi un altro più bello che problemi non ha”. Se questo non è amore libero, poco ci manca. Un brano dal risvolto a suo modo pacifista: “Non c’è odio e non c’è guerra, quando a letto l’amore c’è”.

A far l’amore comincia tu

Nel brano del 1976 tornato popolare grazie alla versione dance ed elettronica nella colonna sonora del film premio Oscar La grande bellezza di Paolo Sorrentino, Raffaella riafferma la sua statura di icona dell’erotismo. Nel testo di Daniele Pace consiglia a una ragazza il modo per dominare nel rapporto con il partner. Versioni in dieci lingue diverse, la canzone è stato un successo anche in Inghilterra portando la Carrà a essere la prima artista italiana ad entrare nella top ten inglese. Tra le cover, quelle firmate da Bob Sinclar e da Tananai, che l’ha cantata al Festival di Sanremo in duetto con Rosa Chemical.

Ballo Ballo

Pubblicata nel 1982, è diventata la terza sigla italiana del varietà Fantastico, che segnò il ritorno di Raffaella Carrà in Italia dopo quattro anni di tour in tutto il mondo. Questa canzone è scritta da Gianni Boncompagni e Franco Bracardi. Un ballo d’amore «da capogiro», «senza respiro».

Rumore

Il pezzo che contribuisce a lanciarla come cantante, tra i migliori del suo repertorio. E’ il 1974. La scrivono Guido Maria Ferilli per la musica e Andrea Lo Vecchio per il testo. Viene arrangiata da Shel Shapiro con sonorità tra rhythm and blues, funky e la nascente disco music. La canta a Canzonissima, il testo racconta una donna che, tra slanci e paure, combatte per raggiungere l’indipendenza: “E ritornare al tempo che c’eri tu, per abbracciarti e non pensarci più su, ma ritornare, ritornare perché, quando ho deciso che facevo da me?”.

Fiesta

Canzone dall’omonimo album del ’77, è stata scritta e prodotta da Gianni Boncompagni e Carmelo La Bionda. Immaginata per il mercato latinoamericano, tanto che venne registrata per prima la versione in spagnolo, unisce elementi pop, disco e latini ed è sostenuta da una tipica melodia flamenca. Diventerà un grande successo internazionale e una delle canzoni più rappresentative della carriera di Raffaella Carrà.

Chissà se va

La speranza verso l’ignoto, l’ottimismo nonostante tutto. Scritta da Franco Bracardi e Gianni Boncompagni su musica composta da Enrico Riccardi, Chissà se va esce nel ’71 ed è la sigla di Canzonissima. Ottiene un ottimo risultato e vola fino al secondo posto nella classifica, diventando una delle hit della carriera discografica della Carrà.

E salutala per me

Scritta da Gianni Boncompagni e pubblicata nel 1979, parla di una donna che scopre di essere tradita e che invita il compagno a smettere di mentirle. Era uno dei brani preferiti da Claudio Villa.

Tuca Tuca

Storia di una canzone che è anche un ballo, storia di un ballo che è anche uno scatto in avanti e una scossa nella morale pubblica del Belpaese. Canzonissima 1971, sesta puntata, è la sera del 13 novembre: Raffaella viene introdotta da Corrado per “un nuovo ballo giunto dalle Antille”, comincia a ballare da sola, toccandosi prima le ginocchia, poi i fianchi, poi le spalle, infine la fronte prima di allargare le braccia. Viene quindi raggiunta dal ballerino Enzo Paolo Turchi e nel ballo, coreografato da Don Lurio, uno tocca l’altra e viceversa. Due settimane dopo, è il 27 novembre, torna a ballarlo: indossa pantaloni attillati e a vita bassa, un top che le lascia scoperto l’ombelico: Turchi esce di scena, prende il suo posto Alberto Sordi, ospite della serata, il duetto con Raffa resterà un momento iconico della tv italiana.

Pedro

Un brano estivo, uscito nel 1980, che racconta dell’amore pieno di passione, di quel ragazzo argentino, Pedro, che si era offerto di far da guida turistica e che «mi ha portato tante volte a veder le stelle ma non ho visto niente di Santa Fè».

Ma che musica maestro

Uscita nel 1970, fu la sigla dello storico programma Canzonissima, presentato da Corrado e Raffaella Carrà (che diede scandalo mostrando l’ombelico). E raggiunse la vetta delle classifiche, con 200 mila copie vendute.

Presidance

Il duetto della Carrà con Elio e le Storie tese è una delle tracce dell’album Tutti gli uomini del deficiente, pubblicato dalla band milanese nel ’99, e quello stesso anno è uscito anche come inedito nel Best of di Raffa intitolato Fiesta – I grandi successi. Unico pezzo politico della Carrà, che si è però rifiutata di cantare la frase “…e i deputati, ’sti figli de.. putati…”. E’ stata scritta da Elio, Cesareo, Faso e Rocco Tanica e contiene una citazione da Tubular Bells di Mike Oldfield.

Io non vivo senza te

E’ il 1980 quando sul lato B del 45 giri di Pedro esce il singolo Io non vivo senza te. La canzone più bella è però quella sulla facciata apparentemente meno importante. Scritta da Gianni Belfiore, Gianni Boncompagni e Paolo Ormi, ha una melodia antica, richiama le canzoni dei grandi cantautori degli anni Sessanta, ed è certo decisamente superiore rispetto al divertissement di Pedro Pedro Pè, travolta di passione a Santa Fè.

Fatalità

Sigla nel 1983 del programma Pronto Raffaella?, è stata scritta per il testo da Gianni Boncompagni, Giancarlo Magalli e Gianni Belfiore mentre per la musica da Franco Bracardi. Un giro armonico tra i più semplici per un brano che cattura proprio per la sua circolarità.

Forte forte forte

Atmosfere cinematografiche per il singolo guida dell’omonimo album del 1976. Il brano tradotto in spagnolo fa volare le vendite internazionali dell’album che diventa disco d’oro in Spagna, Canada, Regno Unito e Germania e doppio disco d’oro in Grecia.

Alessandro Carugini

Seguici su Google News