Dal 25 luglio al 30 settembre 2020, il Collegio Raffaello di Urbino ospiterà Raffaello. Una Mostra Impossibile, dando così il proprio contributo alla celebrazione del 500° anniversario della morte del Divino Pittore. In esposizione non saranno le opere reali, ma la loro riproduzione in scala 1:1, stampata su tessuto trasparente, retroilluminata e ad altissima definizione.
Le Mostre Impossibili. L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità digitale
Nato nel 2003, il progetto Le Mostre Impossibili si prefigge l’ambizioso obiettivo di raggiungere, oltre i frequentatori abituali dei musei, anche quella fascia di pubblico estranea al circuito dei viaggi internazionali. Ogni mostra presenta, in un unico spazio espositivo, l’opera completa di un pittore italiano fra i grandi nomi del XV, XVI e XVII secolo; le riproduzioni ad altissima definizione garantiscono una straordinaria verosimiglianza, grazie all’uso di evolute tecnologie digitali.
Particolare cura è prestata all’aspetto didattico di ogni esposizione, corredata da film e documentari, spettacoli teatrali sulla vita e l’opera dell’artista, audioguide registrate da rinomati storici dell’arte.
Secondo lo storico dell’arte Ferdinando Bologna, una mostra di questo tipo consente una più approfondita conoscenza delle opere ed un loro inusuale accostamento. Allestire delle mostre che diano una visione d’insieme dell’opera di pittori come Raffaello, Leonardo, Caravaggio, è altrimenti complicato: da un lato c’è la dispersione dei loro capolavori in diverse città del mondo, dall’altro la diffidenza dei direttori dei musei a concedere il prestito delle opere.
Finora le Mostre Impossibili hanno raggiunto capoluoghi italiani come Napoli, Roma, Milano, ma sono approdate anche oltreoceano, fino a Chicago e Città del Messico.
Il bagaglio teorico
La storia dell’arte ha visto il succedersi, nel corso del tempo, di diverse tecniche di riproduzione: xilografia, acquaforte, litografia, fotografia analogica e fotografia digitale. La riproducibilità è il tratto distintivo della modernità. Autori come Paul Valéry, Walter Benjamin e André Malraux si sono fatti portavoce di una puntuale riflessione sul rapporto fra arte e tecnica, e sulla fruizione dell’opera d’arte nella società di massa.
Malraux sostiene, nell’opera Il museo dei musei. Le voci del silenzio, che:
Nessuna riproduzione, per quanto tecnicamente perfetta, può essere più avvincente e toccante dell’opera originale. Tuttavia, la riproduzione fotografica delle opere d’arte ha consentito a decine di milioni di persone di conoscere e apprezzare i capolavori dei grandi artisti di tutti i tempi, invogliandoli, al tempo stesso, a visitare i luoghi che li ospitano per poterli ammirare nello splendore della loro autenticità.
L’auspicio è proprio quello di coinvolgere più persone possibili, specialmente fra i giovani, instillando in loro il desiderio di visitare le meraviglie del nostro Paese.
Raffaello, 500 anni dopo
Nella città che gli diede i natali, sarà possibile ammirare 45 fra i capolavori del grande maestro urbinate, altrimenti disseminati in musei, luoghi sacri e collezioni private di diciassette città del mondo. La rassegna è resa possibile grazie alla collaborazione fra il Comune di Urbino, la Regione Marche e il Legato Albani.
Riproduzioni di opere come lo Sposalizio della Vergine, La Madonna del cardellino o la Deposizione Borghese, saranno affiancate a raccontare il percorso artistico, breve ma ineguagliabile, di Raffaello, morto a soli 37 anni. In mostra si potrà ammirare anche La Scuola di Atene, affresco eseguito nelle Stanze Vaticane che contribuì a consacrare Raffaello come genio universale.
Una mostra impossibile, dunque, che rende possibile diffondere la conoscenza dell’arte e promuoverne l’immensa bellezza.
Silvia Staccone
Seguici anche sulla nostra pagina Facebook e sulla nostra pagina Twitter!