Si ricorda oggi la nascita di uno dei maggiori artisti italiani di tutti i tempi che, nonostante la brevità della sua vita, ha creato abbastanza per essere ricordato in eterno: Raffaello Sanzio. Precisa e incredibile, come la sua pittura è anche la data di nascita, che come a creare un’esistenza ciclica, coincide con quella della morte, sopraggiunta nel 1520. Lo scorso anno infatti, in occasione dei 5 secoli dalla sua scomparsa, numerose sono state le iniziative per ricordare colui che fu il Principe delle arti.
I capolavori di Raffaello Sanzio
Raffaello Sanzio è oggi ancora considerato uno dei più grandi maestri dell’arte italiana, in tutto il mondo, senza limiti. Le sue figure, dalle Madonne, fino ai famosissimi angioletti posti in basso nella cosiddetta Madonna Sistina, sono state celebrate e mitizzate in ogni modo. Raffaello, nonostante la sua breve vita, ha saputo confrontarsi con gli artisti maggiori di sempre, lasciando al Rinascimento e a tutta la storia dell’arte italiana un patrimonio di inestimabile valore. Dalle Stanze vaticane, dove affresca le pareti con alcune tra le scene più celebri dell’arte, come la Scuola di Atene ad esempio, fino all’ultima opera, la Trasfigurazione, abbagliante nella sua bellezza.
Origini ed esordi
Raffaello nasce nella città di Urbino, importante centro nevralgico durante il Rinascimento, grazie alla presenza di sovrani illuminati come Federico da Montefeltro, grande appassionato di arte. Come racconta Vasari, Raffaello il Principe delle Arti, si avvicina alla pittura, seguendo le orme del padre Giovanni de’ Santi o semplicemente Santi. Giovanni non era un grande artista, ma riconosce il talento del figlio e proprio per questo motivo lo lascia entrare nella propria bottega, dove impara i rudimenti di pittura.
Il vero maestro di Raffaello è pero Pietro Perugino, dal quale arriva verso il 1497 e col quale verosimilmente dipinge la predella della Pala di Fano. Nel 1499 a Città di Castello il giovane artista riceve la sua prima commissione indipendente: lo Stendardo della Santissima Trinità. Inizia il periodo di grandi sperimentazioni della sua carriera, quello in cui viaggiando firma molti dei suoi capolavori. Firma in questi anni: la Pala del Beato Nicola da Tolentino, la Crocifissione Gavari, Lo sposalizio della vergine che conclude la fase giovanile e molte altre opere.
I viaggi e la fine dei Raffaello
Dopo un soggiorno a Siena, al fianco di Pinturicchio, nel 1504 inizia l’esperienza fiorentina di Raffaello. Qui, nel cuore pulsante del Rinascimento, potrà confrontarsi con artisti del calibro di Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. In questi anni dipinge la serie di madonne, che hanno composto la sua produzione sacra, fatta di volti umani e veri, nonostante la loro autorità. Nel 1508, papa Giulio II chiama il principe delle arti a Roma dove dovrà affrescare le Stanze vaticane, un capolavoro che attrae migliaia di turisti ogni giorno.
Per il ricco banchiere Agostino Chigi, non solo adorna Villa Farnesina con dei magnifici affreschi, ma si cimenta anche nell’architettura, realizzando la Cappella Chigi nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Accanto alla produzione sacra, Raffaello si cimenta anche nella ritrattistica e riesce ad eccellere anche qui. Ritratto di Giulio II e la Fornarina sono tra gli esempi più calzanti. Nel 1516 infine, inizia a lavorare alla Trasfigurazione per volere di Giulio de’ Medici. L’opera resta incompiuta per il sopraggiungere della sua morte, avvenuta come detto in apertura, il 6 aprile del 1520 a soli 37 anni, lasciando nello sconforto tutti, vittime di una perdita incolmabile.
Claudia Sferrazza
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