
Su Prime Video sono state distribuite, lo scorso 31 marzo le prime tre puntate della nuova serie Ragazze Elettriche, trasposizione dell’omonimo romanzo di Naomi Alderman. Nel 2017 l’uscita del romanzo ha fatto molto parlare di sé per l’avanguardia della sua narrazione e perché, grazie alla falsariga di un documento ufficiale, raccontava la storia della nascita di una nuova società. La nuova Bibbia proposta da Alderman si propone di illustrare l’insurrezione delle donne che, dotate di un nuovo potere iscritto nel loro DNA, porta alla costituzione di un nuovo ordine mondiale in cui gli uomini si ritrovano in un regime di semi-schiavitù.
Ragazze elettriche, problematici discorsi di liberazione

Con il senno di poi è evidente come la storia appaia di per sé anacronistica e vagamente discriminatoria, proprio a causa della componente biologica che divide le donne in base ad alcuni caratteri naturali. Il tempo ci ha insegnato che il termine naturale perde completamente il suo significato se accostato alla specie umana, molto più vicina alla sua componente strutturale. L’essere donna ha poco a che fare con gli organi sessuali e con la produzione di specifici ormoni, ridurre una persona esclusivamente a queste caratteristiche oltre che riduttivo appare anche estremamente discriminatorio. Alderman sembrerebbe viaggiare sul filo del rasoio delle TERF – femministe radicali trans-escludenti – che trovano la sua massima esponente in un’altra famosissima scrittrice: J. K. Rowling. Per questa ragione, negli ultimi anni, si preferisce parlare di transfemminismo, “un movimento fatto da e per le donne trans che vedono la loro liberazione come intrinsecamente legata alla liberazione di tutte le donne e oltre”, che sembra proporre un discorso più inclusivo e vantaggioso per tuttǝ.
Trasposizione seriale e trasposizione del romanzo
Non è dato ancora sapere come la trasposizione seriale del romanzo possa riuscire a includere un discorso meno discriminatorio di quello proposta da Alderman. Se così non fosse, sarebbe un vero peccato pensare a Ragazze Elettriche come un’opportunità sprecata per raccontare una società più giusta. Di giustizia, in realtà, il romanzo ne parla poco, visto che l’escalation di violenza, dovuto alle lotte di liberazione, lascia il posto a un mondo distopico e altrettanto discriminatorio che sostituisce a un Dio Padre, una Dea Madre. Le prime tre puntate forniscono le coordinate di riferimento per affrontare una storia in slow burn, ponendo sulla scacchiera tutte le condizioni che – speriamo – presto porteranno allo sviluppo di una storia epica.
In particolare la serie, come il libro, segue le vicende di sette personaggi, le cui storie scorrono parallele. Roxy (Ria Zmitrowicz) è la figlia illegittima del capo di un’organizzazione criminale che inizia a percepire il proprio potere dopo l’omicidio della madre; Allie (Halle Bush), che prenderà il nome di Eva – la prima donna -, è il personaggio chiave che sembra investito della funzione della missionaria in nome della volontà della Dea Madre; Tatiana (Zrinka Cvitesic) è la moglie del presidente moldavo, di lei si conoscono gli strascichi di una vita di sofferenza e di abuso; Tunde (Toheeb Jimoh) è un giornalista nigeriano, il primo a diffondere sui social il nuovo potere femminile e che racconterà in prima linea gli sviluppi del nuovo ordine mondiale; Margot (Toni Collette), sindaca di Seattle, e la figlia Jos (Auli’i Cravalho), che troveranno forse nella complicità del nuovo potere una soluzione al loro rapporto conflittuale.
Ragazze Elettriche, ai posti di partenza
Gli ingredienti per creare non solo una serie, ma un vero e proprio format in grado di competere con un altro capolavoro distopico degli ultimi anni The Handmaid’s Tale, ci sono tutti. La sfida si pone nell’assemblaggio di storie complesse che tenderanno a intrecciarsi tra di loro. Nello sviluppo di una rappresentazione così complessa il pericolo evoca la paura di concedere poco approfondimento alla psicologia degli abitanti di questo nuovo mondo. Al contrario di The Handmaid’s Tale che inizia con un nuovo assetto mondiale già composto e normato, Ragazze Elettriche racconta la genesi di una nuova cultura, una nuova società che mina pericolosamente i dettami dogmatici della società contemporanea. Mentre il libro segue i salti temporali fino a quindici secoli dopo, quando la società del futuro ha ormai dimenticato il maschilismo, quando le vicende hanno lasciato il posto alle leggende e alle credenze religiose (esattamente come il cattolicesimo), ci chiediamo come il formato seriale possa riuscire a dare lo stesso difficile quadro prospettico.
Per adesso si tratta di una partita giocata tutta in potenza che lascia assaggiare qualche cenno della maestosità alla quale – speriamo – sarà destinata. Il sovvertimento dei ruoli sociali, la discriminazione del maschile, le insurrezioni popolari, la paura del femminile percorrono tutti gli episodi e si sviluppano in segmenti di rappresentazione dal forte impatto emotivo. La sensazione è che Ragazze Elettriche proponga una storia destinata più agli uomini che alle donne, che abbia l’intrinseca speranza di incutere paura e sviluppare empatia. Gli episodi di Ragazze Elettriche, anche quelli sottotraccia, illustrano eventi che le ragazze di tutto il mondo conoscono bene, talmente tanto che abbiamo imparato a silenziarli. Ma per un uomo, gli stessi frangenti di narrazione, spero che siano la cassa di risonanza necessaria per soppesare situazioni di privilegio e di abuso. Ragazze Elettriche si porta dietro il peso della sua missione sociale, che dovrebbe insegnare la pericolosità di un gruppo di emarginatǝ che hanno ereditato migliaia di anni di ingiustizie. Non c’è niente di più potente di un cuore spezzato, diceva qualcunǝ, pensa a metterne insieme così tanti da farne una rivoluzione.
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Benedetta Vicanolo