Razgatlioglu, prima il Mondiale. Poi il grande salto dalla Sbk alla MotoGP

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Di Redazione Metropolitan

Il detto popolare “Non c’è due senza tre” stavolta non vale per il leader del mondiale Sbk Toprak Razgatlioglu che, dopo aver vinto in Argentina Gara 1 e la Superpole Race, chiude terzo in Gara 2 dietro a Redding e a Rea. Così, con Rea che si riavvicina al capoclassifica portandosi a -30 punti (531 contro 501), il Mondiale resta aperto e sarà l’ultimo round del 20 e 21 novembre sul circuito indonesiano di Mandalika a ridosso del mare a sud di Lombok (o, in caso di lavori non terminati, chiudendo su un circuito spagnolo) a dire l’ultima parola. Il Mondiale Sbk si era riaperto già il 2 ottobre a Portimao per una caduta in Gara 2 del portacolori della Yamaha e per il trionfo di Rea che aveva così in parte recuperato al doppio zero dovuto ai due scivoloni di sabato e di domenica mattina. Poi l’Argentina che anticipa il gran finale. Mai dire mai, dunque.

Un mese di tempo servirà alla Kawasaki per dare a Rea i mezzi tecnici in grado di superare il gap nei confronti della Yamaha di Razgatlioglu e anche della Ducati di Redding in veste di terzo incomodo? Tutto può accadere ma, come sta dimostrando chiaramente in questa stagione la pista, Yamaha dispone in Sbk di una moto più competitiva (più guidabile e più veloce sul dritto, e in uscita di curva, e meno usurante per la gomma posteriore) della più diretta avversaria, la Kawasaki, il cui gap non è dovuto (solo) ai discutibili regolamenti con il taglio dei giri motore a chi ce ne ha di più. È, soprattutto, una questione di scelte aziendali, di strategia societaria, di rapporto motore di serie-motore da corsa: Kawasaki (idem Bmw) predilige il motore a corsa lunga (meno Cv, meno potenza in alto, ma più coppia), ottimo su strada soprattutto perché rende la moto più guidabile, ma meno performante su pista, almeno rispetto a chi, in questo caso soprattutto Yamaha, ma anche Ducati (gran moto ma difficile da mettere a posto, specie su circuiti più guidati), capaci di raggiungere un equilibrio tecnico con risultati superiori sanciti dal tempo sul giro e non solo.

In particolare, Yamaha, con l’ordine di scoppio dei suoi motori differente da quello della Kawasaki, consuma meno la gomma, elemento oggi fondamentale per dare fiducia al pilota, essere più competitivi, battere la concorrenza, vincere. Il propulsore Yamaha Sbk (ciò vale sostanzialmente anche per il 4 cilindri MotoGP) ha un ordine di scoppi diverso da quello delle moto concorrenti – il cross-plane – con il limite di una minor potenza in alto ma con il pregio di un miglior controllo di trazione nell’erogazione dei cavalli. La stessa spinta superiore in uscita di curva consente poi a Yamaha (idem per Ducati) di guadagnare velocità sugli avversari, anche sul dritto.