Real Madrid-Ajax 1-4: i Lancieri mettono fine a 1011 giorni di dominio Blancos

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Di Redazione Metropolitan

Ieri, al Santiago Bernabeu, abbiamo avuto l’onore di assistere ad un Ajax anni ’70 che ha messo fine al dominio assoluto del Real Madrid, durato per ben 1011 giorni.

Ce ne sono tantissime di cose da scrivere. Iniziamo dalla apertura di Marca, stamattina:

Tradotto qui giace una squadra che ha fatto la storia” e più in basso “umiliante finale di un ciclo irripetibile. Proprio così, un ciclo leggendario ed irripetibile quello di questo Real Madrid. Da dove partiamo? Potremmo partire dai 1011 giorni da Re d’Europa della squadra di Florentino Perez. Sì, proprio mille-e-undici. Sembra ieri che Cristiano Ronaldo cantava a squarciagola “reyes de Europa, somos reyes de Europa” sul famoso autobus scoperto diretto a piazza Cibeles, il 27 Maggio scorso, dopo il trionfo nella finale di Kiev.

Numeri invertiti, che coincidenza:

Dal successo per 3-1 sul Liverpool, a Kiev, che è valso la Coppa numero 13 della storia delle Merengues, inizia il curioso gioco dei numeri invertiti se si parla del Real Madrid, oggi. Quella di Kiev è stata la terza vittoria consecutiva in Europa, un Triplete che non si vedeva dagli anni ’70 con il Bayern di Beckenbauer e, indovinate un po’, l’Ajax. L’Ajax di Johan Cruijff, al quale dedicheremo tempo più tardi.

Rimaniamo sui numeri. Tre anni, 9 mesi e 20 giorni, per la precisione: l’ultima squadra a buttar fuori il Real Madrid dalla Champions League era stata la Juventus, il 5 maggio 2015, in semifinale: 1392 giorni fa. La stessa Juventus sconfitta a Cardiff, due anni dopo, quella del famoso “Asensio 1-4 è finita”. Il risultato è lo stesso anche stasera, potremmo fare ripartire il tormentone sostituendo il nome di Asensio con quello di Schøne, ma non lo faremo. Non lo faremo perchè ci vogliamo soffermare su quei due numeri citati prima. L’uno e il quattro.

14, Johan Cruijff:

Non sono due numeri casuali, non lo saranno mai, soprattutto parlando di ieri sera, di notti di Calcio come quelle. 1 e 4 che uniti ci danno il 14, il numero di maglia del giocatore che più di tutti ha impersonificato il Calcio: Hendrik Johannes Cruijff. Uno dei giocatori più forti di tutti i tempi, ma non avete sicuramente bisogno che ve lo dica io. Il “Pelè bianco” torna attuale dopo una serata come quella del Bernabeu. Torna nei nostri ricordi la famosa citazione “perché non si potrebbe battere un club più ricco? Non ho mai visto un sacco di soldi segnare un gol”.

Ha avuto, ha e avrà sempre ragione se si parla di Calcio. Ha avuto ragione ieri sera, quando i 743 milioni di fatturato del Real sono stati spazzati via dai “soli” 92 dei Lancieri.

Curioso gioco creato con il numero di maglia di Johan
(CREDIT: CalcioMercato.com)

La fine del Real Madrid:

Di tutti i grandiosi numeri del Real ne abbiamo già parlato prima. Ora sotto con quelli che fanno male ai tifosi delle merengues e a Florentino. I numeri negativamente incredibili sono quelli dell’ultima settimana vissuta dai blancos. Una settimana da incubo: 0-3 dal Barça il 27 febbraio, 0-1 sempre contro Messi e compagni il 2 marzo, 1-4 dall’Ajax tre giorni dopo. Copa del Rey e Champions sfumate e 12 punti di distacco dal Barcellona, primo in Liga. La fine di un ciclo straordinario si poteva intuire già da questa estate e si è via via manifestata nel corso di questi mesi. Si comincia con gli addii inaspettati, prima via Cristiano, poi Zidane. Il mercato non all’altezza per sostituire il vuoto lasciato dal portoghese. Si continua con il cambio in panchina da Lopetegui a Solari. Si finisce con Keylor Navas segregato in panchina, a fare compagnia a Marcelo e Bale, il tutto osservato da Isco, seduto ben comodo in tribuna.

Ciclo che si è concluso definitivamente ieri sera. Senza Cristiano, Zidane, Navas, Marcelo, Isco e senza Ramos. Quel Sergio Ramos che aveva deciso di farsi ammonire all’andata perchè pensava che il discorso qualificazione non fosse minimamente in discussione. Quel Ramos che per il Real Madrid è veramente imprescindibile: gli ultimi 3 match senza di lui in europa dicono sconfitta 1-3 con la Juventus, 0-3 con il CSKA e 1-4 con l’Ajax. Il calcio dà, il calcio toglie, lo sappiamo. Negli ultimi anni al Real è sempre girato tutto bene, quest’anno e questa sera, no. Lucas Vasquez e Vinicius infortunati nei primi 45′, i pali di Varane e Bale, lo scivolone di Benzema sul passaggio di Modric, sono tutte immagini di una fine scritta.

Carvajal e Nacho distrutti con l’Ajax che esulta sullo sfondo
(CREDIT: it.eurosport.com)

Viva l’Ajax, viva il Calcio:

Sì, viva l’Ajax. Viva l’Ajax vista ieri sera. Una delle cose più belle da vedere su un campo da calcio. Una squadra di giovani lancieri che ha totalmente annichilito i mostri sacri del Madrid. Perchè, come ha twittato Lele Adani nel post-partita, ieri sera ha vinto il calcio, anzi il Calcio.

Il Calcio, con la “C” maiuscola. Il Calcio di Frankie De Jong che sprizza classe in ogni sua giocata, dribbling, cambio di ritmo. Ha vinto il Calcio, la lingua che parla, e molto bene, Tadic, descritto così dal grande Diego Latorre:


Incontenibile. Panico al Bernabeu. Un mancino prodigioso.

Ha vinto il Calcio di de Ligt e Blind. Quel Daley Blind, figlio di Danny Blind, ex-giocatore di Sparta Rotterdam e Ajax, uno degli unici 6 giocatori ad aver vinto tutti i trofei confederali vigenti all’epoca. Ha vinto la scuola Ajax, la scuola dove la paura nei confronti del giovane non esiste, la scuola dalla quale, quando esci, parli la lingua del Calcio, perfettamente. Hanno vinto Overmars e van der Sar, gli stessi che saltavano come bambini sul prato del Bernabeu a fine partita. Gli stessi capaci di prendere Tadic (12 milioni), Ziyech (11), David Neres (12), Tagliafico (4), in un mercato dove tutto pare il Monopoli. Ha vinto Erik ten Hag, allenatore dell’Ajax, al quale non si è dato il giusto riconoscimento per una impresa del genere. Un allenatore capace di fare giocare questi ragazzi in maniera scintillante, andata e ritorno, contro il Real Madrid. L’allenatore che ha riportato l’Ajax ai quarti di finale di Champions League dopo 16 anni. Un Ajax che, ora, ai quarti di finale, sarà una mina vagante per tutti quanti. Una squadra leggera e affamata di gloria, al contrario del Real che, evidentemente, sazio lo era da tanto, forse troppo tempo.