Recovery Fund, è tempo del dibattito. Europa spaccata sui termini

European flags
Open Doors Day in Strasbourg. Raising of the flags - Opening ceremony.

Il dibattito sul Recovery Fund è ormai avviato, ma la spaccatura tra i Paesi del Nord e gli altri rimane profonda.

Il dibattito sul Recovery Fund è entrato nel vivo, confermando la posizione contraria di 4 paesi del Nord. Tutti concordano sull’urgenza della manovra, che potrebbe trovare un punto d’incontro a fine luglio

Continua la discussione europea sul Recovery Fund. Avviato ormai settimane fa, il dibattito sul piano di emergenza da 750 miliardi aveva riscontrato il parere negativo di 4 paesi situati a Nord. Svezia, Danimarca, Austria e Olanda confermano il muro su quattro punti fondamentali: le dimensioni del piano, l’equilibrio prestiti/trasferimenti, le destinazioni del fondo e il rebate. Questo termine indica il meccanismo di correzioni ai contributi al bilancio dell’Unione Europea applicato ad alcuni Stati, tra cui i 4 contrari e la Germania.

Al partito dei contrari si è aggiunta anche la Finlandia, rendendo ancora più complesse le trattative. Dall’altra parte ci sono Germania, Francia e Italia, ovvero i paesi più forti della zona euro, e il loro peso politico sarà presto maggiore. Il 1° luglio infatti la Germania assumerà la presidenza di turno dell’Unione. In realtà ci sono stati alcuni messaggi positivi: Mark Rutte, primo ministro olandese, ha elogiato gli incentivo del governo italiano per l’ammodernamento del paese. E non tutti i paesi ufficialmente contrari sono scettici come i quattro principali. Ma la necessaria unanimità pare essere ancora distante.

Tempi brevi per una crisi grave

Tutti i paesi concordano su un punto riguardante il Recovery Fund: bisogna decidere in fretta. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha ricordato come la recessione attuale sia una delle più gravi di sempre, e il Recovery Fund non può aspettare. Le ha fatto eco il presidente francese Emmanuel Macron, che ha sottolineato l’importanza di mandare un segnale ai cittadini e ai mercati, con il più largo anticipo possibile sulle elezioni americane.