Il decreto legge del 28 gennaio 2019 ha introdotto il Reddito di cittadinanza, una misura delle politiche attive del lavoro per ridurre la povertà, la diseguaglianza e l’esclusione sociale attraverso l’integrazione del reddito familiare. Ma è realmente così?
Il gap tra il Settentrione ed il Meridione
Il Reddito di cittadinanza è un sussidio che spetta a tutti coloro che non sono in grado di procurarsi o acquistare beni di prima necessità, quindi vivere in maniera eticamente dignitosa. Secondo l’Istat, in Italia, vivono più di 4 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, aventi diritto in egual misura a tale integrazione economica. Invece, sembra che ricevere il sussidio sia molto più semplice nelle regioni del Sud: le famiglie meridionali, raggiunte dal Reddito di cittadinanza, sono tre volte di più rispetto a quelle del Settentrione. Quindi, 1,2 milioni di italiani residenti in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia-Giulia e Emilia-Romagna soffrono gli effetti del notevole squilibrio che inficia l’accesso al sussidio.
I dati dell’Istat
L’Istituto di statistica nazionale parla chiaro: il Reddito di cittadinanza non è efficace nel procurare ai disoccupati un nuovo impiego ma è estremamente vincente nel contrastare la condizione sociale più difficile, l’estrema povertà. Nel 2019, le persone che vivevano in questa disagevole condizione erano 447 mila in meno rispetto all’anno precedente. Un dato importante ma non equilibrato, poiché riguarda prevalentemente l’area meridionale del Paese. D’altra parte, nella zona del Nord-Est – polo industriale italiano – la situazione sembra essere peggiorata. I dati indicano che il 43% dei poveri italiani vive nelle regioni del Settentrione e solo il 20% percepisce il Reddito di cittadinanza. Al Sud, 1,9 milioni di persone traggono beneficio dal sussidio, un numero quasi pari a quello delle persone che vivevano in povertà assoluta durante lo scorso anno. Quindi, 1,2 milioni di persone sono discriminate perché residenti nelle zone più costose e attive del paese.
É tutta una questione di soglie
La criticità più consistente è la mancata coincidenza tra i requisiti di accesso e le soglie di povertà che variano a secondo del costo della vita, in ogni singola area italiana. Se il costo di beni e servizi è più alto al Nord, di conseguenza, una famiglia povera residente in tale area soffre maggiormente il gap economico rispetto ad una famiglia del Sud che vive una vita meno dispendiosa. Una famiglia pugliese con due figli a carico non è abbiente se non riesce a raggiungere un reddito mensile di 1351 euro; una famiglia veneta vive in povertà anche a 1720 euro al mese. Le differenze delle soglie di povertà variano moltissimo lungo lo Stivale, discrepanze che portano a galla la condizione di coloro aventi lo stesso diritto di poter vivere una realtà dignitosa ma che, purtroppo, non hanno i requisiti adatti per farlo.
Chiara Bigiotti