Il referendum sul taglio dei parlamentari, voluta fortemente dal Movimento 5 stelle, ha una data: il 29 marzo gli elettori saranno chiamati a votare per far scendere il numero dei parlamentari dagli attuali 945 a 600. I precedenti degli altri referendum costituzionali.
Il referendum sul taglio dei parlamentari ha una data. Il 29 marzo gli elettori italiani sono chiamati a votare per confermare la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari voluta dai 5 stelle.
Palazzo Chigi ha comunicato informalmente che:
Si attende la comunicazione ufficiale, che avverrà tramite decreto del Presidente della Repubblica.
Cosa prevede la riforma
Secondo la riforma, il numero dei parlamentari passerà dagli attuali 945 a 600 totali. Per la precisione, il numero dei deputati scenderà a 400, mentre quello dei senatori a 200. Confermata la presenza dei senatori a vita, ma con una differenza: il numero massimo sarà di 5, a differenza di quanto avvenuto finora, quando 5 senatori a vita era il numero massimo che ciascun Presidente della Repubblica poteva nominare.
Novità anche per i parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere: il numero dei deputati passa da 12 a 8, mentre quello dei senatori da 6 a 4.
A differenza del referendum abrogativo, quello costituzionale non prevede il quorum minimo dei votanti, in accordo con l’articolo 138 della Costituzione che recita:
I precedenti
Già in passato gli elettori sono stati chiamati al voto per confermare una riforma costituzionale. I precedenti sono tre.
Il primo è datato 7 ottobre 2001, data nella quale gli elettori furono chiamati a confermare la riforma del Titolo V della Costituzione promossa dalla coalizione di centro-sinistra negli anni dei governi Prodi, D’Alema e Amato; in quell’occasione la riforma fu approvata con il 64,2% dei voti favorevoli, seppur l’affluenza fu particolarmente bassa, intorno al 34%.
Qualche anno più tardi, il 25-26 giugno del 2006, c’è stato il secondo caso di referendum confermativo riguardante la riforma costituzionale proposta dalla coalizione di centro-destra Forza Italia-Lega, la cosiddetta “devolution”; con un’affluenza del 52%, la riforma fu bocciata dal 61% dei votanti.
In ultimo la recente riforma costituzionale del 4 dicembre 2016 proposta dal governo Renzi, la più partecipata dagli elettori italiani; con un’affluenza del 69%, il 59,11% dei votanti hanno respinto la proposta di riforma che mirava, tra le altre cose, a superare il bicameralismo perfetto e a ridefinire i rapporti Stato-Regioni. A seguito del rifiuto degli elettori, Matteo Renzi si dimise dalla carica di Presidente del Consiglio.
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