“Regina”, il rapporto padre-figlia tra colpa e responsabilità – TFF38

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Di Redazione Metropolitan

Primo lungometraggio del regista Alessandro Grande, Regina è stato presentato al Torino Film Festival 2020. Una storia sulla famiglia e sul senso di colpa e di responsabilità, ambientata in una Calabria inedita, fatta di monti e di freddo. Regina è un film che fa piacere guardare e che mostra un genuino, profondo e contemporaneo rapporto padre-figlia. Il regista tratta una tematica importante e poco rappresentata in questi termini, gli attori sono perfettamente calati nella parte. Un film diverso dai compagni italiani e lontano da tutti quegli stereotipi e quei cliché che ormai sono alla base di quasi ogni prodotto cinematografico nostrano.

Regina, la trama

Regina (Ginevra Francesconi) ha quindici anni, ha la passione della musica e sogna di fare la cantante. La mamma è morta anni prima e suo padre Luigi (Francesco Montanari) la supporta e le fa da manager, canalizzando in lei il suo vecchio sogno di una carriera musicale. Tra di loro c’è un’alchimia speciale fatta di intesa e di condivisione della stessa passione, cosa che li lega indissolubilmente e che rende ancora più profondo il loro rapporto padre-figlia.

Una gita in barca, però, rompe la loro complicità e sembra scatenare un allontanamento morale tra i due, che lentamente non si riconoscono più. Luigi si ritrova davanti una figlia che sta crescendo repentinamente e sviluppando un suo senso etico e di giustizia, terrorizzato di lasciarla sola tanto quanto di restare solo. Regina, invece, inizia a sentir vacillare la figura paterna che fino a quel momento era stabile, a percepire le sue zone d’ombra. Questa crescita forzata porterà ad un’evoluzione del loro legame, lasciandosi alle spalle la complicità da amici e facendo spazio ad una connessione adulta e matura.

Regina (Ginevra Francesconi) - Photo Credits: Torino Film Festival
Regina (Ginevra Francesconi) – Photo Credits: Torino Film Festival

Colpa e responsabilità

Ispirandosi al saggio di Massimo Recalcato, Il complesso di Telemaco, il regista Alessandro Grande ha affrontato l’assenza e la scomparsa del padre da un punto di vista morale. “L’idea del film”, dice, “nasce dalla voglia di raccontare un conflitto generazionale giocato sul terreno della colpa e delle responsabilità di un padre incapace di prendersele e di una figlia che per questo si sente smarrita, priva di punti di riferimento.” L’evento della barca scatena in Regina e Luigi un’inconscia domanda: fino a che punto un genitore può essere amico?

Indipendentemente dalla sintonia tra le figure c’è bisogno che il genitore sia anzitutto una guida più che complice ed amico. “L’arrivo di un padre maturo e pronto all’ascolto è un bisogno fondamentale per le generazioni dei figli di ogni tempo”, dice il regista. Luigi è convinto che il tempo possa risanare la ferita e far tornare tutto come prima. Ha paura di poter perdere la figlia e agendo seguendo questo timore priva Regina del giusto esempio etico del quale invece lei ha bisogno.

La musica come simbolo

La musica è ciò che unisce Luigi e Regina, è il simbolo della loro complicità, ed è proprio tramite essa che il padre capisce che la figlia si sta allontanando, che è divorata dal senso di colpa e sta vagando incapace di fermarsi perché le manca una figura forte e adulta di riferimento. Lentamente però, nel cercare di rimediare, è proprio Regina che diventa per Luigi il giusto esempio da seguire. Le figure si scambiano ed intersecano andando a mettere le basi per la nuova intesa, più matura e solida.

Mai come oggi sento il bisogno di raccontare una figura come quella di Regina, capace di essere un simbolo forte ma al contempo fragile, positivo e giusto, con la voglia di salvare suo padre e salvarsi. Salvarsi dai mostri che popolano il proprio io, perché non c’è peggior nemico di noi stessi. E non è un caso che un insegnamento così saggio arrivi proprio da una giovane. Staccarsi dal padre, ma senza lasciarlo dietro, aiutandolo ad essere un uomo migliore.”

Luigi (Francesco Montanari) e Regina (Ginevra Francesconi) - Photo Credits: Torino Film Festival
Luigi (Francesco Montanari) e Regina (Ginevra Francesconi) – Photo Credits: Torino Film Festival

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Articolo a cura di Eleonora Chionni