René Magritte, illusionista onirico

Foto dell'autore

Di Marianna Soru

Indimenticabile la sua pipa, i suoi volti coperti o la pioggia di uomini. René Magritte evoca subito un’aura surrealista, che rende appieno il suo stile. Artista contemporaneo, è considerato il maggior esponente del surrealismo in Belgio, insieme a Paul Delvaux. Detto il sabotatore tranquillo, riesce a insinuare dubbi nel e sul reale. Il suo scopo infatti, è quello di mostrare la realtà e il suo mistero indefinibile. Ma vediamo insieme il suo stile e la sua tecnica, e alcune tra le sue opere più famose.

René Magritte nasce a Lessines, in Belgio, il 21 novembre 1898. Quando ha soli 14 anni, la madre, Régina Bertinchamps, si toglie la vita gettandosi nel fiume Sambre. Secondo la ricostruzione del pittore, la madre muore con la testa avvolta nella camicia da notte: questo è uno dei tratti ricorrenti delle sue opere. Tanto che Les amants, o L’Histoire centrale, raffigurano personaggi con il volto coperto.

René Magritte, La trahison des images (Ceci n'est pas une pipe), 1928-29 - PhotoCredit: © franceinter.fr
René Magritte, La trahison des images (Ceci n’est pas une pipe), 1928-29 – PhotoCredit: © franceinter.fr

René Magritte e le avanguardie del Novecento

Magritte studia presso l’Accademia di belle arti di Bruxelles. Poi, una volta conseguito il diploma, comincia a lavorare come designer in una fabbrica di carta da parati. Ma la sua vocazione di pittore emerge nei primi anni 20, proprio quando nascono le prime avanguardie. Influenzato da cubismo e futurismo, sarà dopo la scoperta di un dipinto di Giorgio de Chirico che comincerà a porsi domande su un nuovo modo di vedere la realtà.

Dopo aver esplorato i nuovi movimenti di avanguardia, nel 1926 incontra André Breton. Grazie a lui riesce, l’anno dopo, a esporre la sua prima personale. Espone dunque a Bruxelles, con ben 60 opere. Si trasferisce anche a Parigi, con la moglie Georgette Berger. Resterà nella Ville Lumière per tre anni, per poi tornare a Bruxelles, dove comincerà il periodo più florido per la produzione di opere.

René Magritte, Golconda (1953) - PhotoCredit © Photothèque R. Magritte
René Magritte, Golconda (1953) – PhotoCredit © Photothèque R. Magritte

Gli ultimi anni e lo stile di Magritte

Magritte vivrà a Bruxelles fino alla fine della sua vita, escludendo la parentesi della Seconda Guerra Mondiale, dove vivrà a Carcassonne. Una volta tornato a Bruxelles, il pittore accoglie presso il suo appartamento il gruppo del surrealismo belga. Souris, Nougé, Hamoir, artisti che coglievano l’occasione per confrontarsi e discutere di avanguardismo per ben 24 anni. Dal 1999 poi, l’appartamento è diventato la casa museo René Magritte.

Tra le varie esperienze parigine e francesi, come quella di Carcassonne, svilupperà diversi stili, tra cui quello detto alla Renoir o solare, che porta avanti fino al 1947. In ogni caso, il suo è uno stile inimitabile. Magritte è un illusionista, non trasforma gli oggetti della realtà, ma li trasporta sulla tela così come sono, poiché il suo unico, vero obbiettivo, è quello di far riflettere l’osservatore.

Infatti, chi osserva il quadro deve porsi delle domande sulla realtà, sugli oggetti più comuni, una pipa come una mela; devono chiedersi come mai due ragazzi si baciano coperti dal tessuto? Che aspetto avranno i loro volti? È proprio qui che risiede la genialità di Magritte: rendere ogni quadro un pezzo di vita che influenzerà inevitabilmente l’interpretazione di chi lo osserva.

a cura di Marianna Soru

Seguici su
Twitter
Instagram
Facebook

Metropolitan Arts & Lifestyle