Resident Evil Village su PS5 merita ogni plauso che intendo fargli in questa recensione. Lo premetto perchè è importante ribadire non solo la validità del gioco in sè, ma anche la qualità e stabilità della conversione su PS5. Il merito va, oltre che ai developer, anche al motore grafico proprietario Capcom: l’RE Engine. Ma andiamo con ordine, la recensione è appena iniziata. E di cose da dire, misteri da svelare e complimenti da pronunciare ne ho ancora moltissimi.
Resident Evil Village, infatti, prosegue sulla strada tracciata dal settimo capitolo; diverso dal classico Resident Evil, ma aderente ai suoi stilemi, lontano, quando serve, dalle aberrazioni di RE 5 e 6; ma conscio della scarica di adrenalina e divertimento che un approccio action duro e crudo possono regalare. Come quando in Monsters & Co. i protagonisti comprendono che non possono affidarsi solo allo spavento. Anche se, ve lo garantisco, in Resident Evil Village non troverete molti spunti per farvi una risata…
Resident Evil Village Recensione PS5, la rinascita del brand RE
La prima domanda fondamentale alla quale voglio rispondere è: quali e quanti Resident Evil è necessario giocare per godersi e comprendere appieno Resident Evil Village? L’ottavo capitolo della saga fa parte del nuovo “filone narrativo” iniziato con Resident Evil 7; che reboot non fu, come alcuni ipotizzarono, ma che di certo rappresentò una rinascita del brand sia in termini ludici, che di storytelling. Pertanto, se proprio volete recuperare, vi basta giocare Resident Evil 7 per comprendere le vicende di Village. Oppure no, dato che il riassunto iniziale è una crasi sufficientemente eloquente, seppur non dettagliata.
Tuttavia, la lore di Resident Evil, quella che affonda i suoi dendriti in Villa Spencer, è inalterata, e persino presente in VIllage, anche se silenziosa, serpeggiante. Chi ha superato indenne la prima fase della storia della saga, dalla prima tranche lussureggiante 1-2-3-4, al declino di 5 e 6, non potrà che giovare delle conoscenze accumulate. E non intendo solo conoscenze narrative. Resident Evil Village, così come il 7, è un Resident Evil in tutto e per tutto, evoluto per immergerci nella spaventosa visuale in prima persona, certo, ma denso di tutto il “succo” dei primi Resident Evil. Condito, e qui viene il bello, insaporito da ciò che c’era di buono nella deriva action degli ultimi due figli ripudiati.
Cos’è un Resident Evil?
Resident Evil nasce quasi come una parodia videoludica dei classici B-movie horror che per un certo periodo hanno affollato le sale nipponiche, e in seguito quelle europee, statunitensi, globali. A nessuno venne in mente di porsi domande sul realismo delle scene girate nei laboratori di Villa Spencer, quando il Tyrant si risveglia e inizia la sua lenta corsa verso la trasformazione in Nemesis. E tantomeno, nessuno si oppose alle comode esplosioni risolutive di quasi ogni videogioco della serie. “Serve davvero avere un pulsante di autodistruzione in un laboratorio? E che è, la base del Dottor X in Action Man?”. Nessuno scrisse sui social, che non esistevano, frasi simili. Era assodato, noto a tutti che Resident Evil fosse un mix meraviglioso di coerenza e incoerenza, spettacolarizzazione non richiesta, esplosioni, zombie e narrazione sopra le righe.
Forse, qui cascò l’asino, in Resident Evil 5 e 6 Capcom si lasciò prendere la mano in stile “Fast and Furious”, allontanandosi eccessivamente dalle origini horror per abbracciare il lato più trash del franchise. Lato che, però, era sempre esistito, e sempre, pare, continuerà ad esistere in Resident Evil. Sotto controllo, la maggior parte delle volte, ma sempre pronto a esplodere inaspettatamente.
Resident Evil Village Recensione PS5, Ethan Winters e il Villaggio misterioso
Ethan Winters riprende da dove lo avevamo lasciato in Louisiana, nel settimo capitolo di Resident Evil. Salvata la moglie, si è rifatto una vita in Romania, e ora ha una figlia di nome Rose. Si è addestrato, e lasciato, più o meno, alle spalle le vicende “fungine”. Finchè un giorno, il suo salvatore Chris Redfield (quel Redfield) irrompe nella sua nuova abitazione, uccide sua moglie e rapisce sua figlia. Shockato, Ethan fugge dalle grinfie di Chris e della BSAA (divisione anti armi biologiche) grazie a un fortuito incidente. E approda in un villaggio misterioso, dove sembra che qualcuno abbia portato sua figlia Rose.
La situazione precipita in brevissimo tempo: lupi mannari, vampire gigantesche, mostruose bambole e creature da incubo figlie della misteriosa Madre Miranda si frappongono fra lui e Rose. Ignare del fatto che Ethan non è certo una persona normale: è… testardo. E non solo, ma lascio a voi tutti il piacere di scoprirlo…
Anche perchè in un susseguirsi di situazioni angoscianti e mai banali, la trama è intricata quel tanto che basta per non leggervi attraverso con facilità, ma al contempo non sfocia mai nel frustrante. E’ un piacere avanzare location dopo location, nemico dopo nemico, per rivelare ogni volta un nuovo pezzettino della verità. Specialmente perchè proprio le location e le ambientazioni costituiscono il pezzo forte di Resident Evil Village.
Location parlanti: grazie RE Engine!
Servirebbe quasi una recensione a parte per lodare degnamente la fattura delle ambientazioni di Resident Evil Village. Dal Villaggio, che funge quasi da Hub principale, e nasconde non pochi enigmi e misteri (alcuni opzionali) alle singole aree tematiche nelle quali incontreremo i quattro vassalli del nemico principale: Madre Miranda. Tutte le ambientazioni sono curate al millimetro per parlarci più di qualunque linea di testo leggeremo nel gioco. Anticipando, suggerendo, senza mai esagerare, anche elementi di trama e di gameplay. Non servono tutorial, nè tantomeno box testuali: è la location a parlare, gli oggetti che vi troviamo e l’esperienza con i passati capitoli della saga.
Questa meraviglia lussureggiante (e decadente) è messa in opera grazie al fantastico e proprietario RE Engine, che Capcom sta imparando a sfruttare alla perfezione. L’Engine eccelle proprio nel renderizzare ambienti, panorami, stanze ora barocche ora baracche, foreste e cimiteri nebbiosi: colpi d’occhio generali. Mentre lascia ancora un po’ a desiderare quando si osservano da vicino dettagli più piccoli, specialmente nei modelli dei nemici, e nel render di capelli e peli. E ne vedrete di peli, fidatevi.
Ciononostante, PS5, console su cui abbiamo testato il gioco, fa il suo lavoro Next Gen; e, come anticipavo, tra HDR, Ray Tracing e Frame Rate granitico fisso a 60 FPS, il colpo d’occhio è sempre assicurato, e l’immersione nel gioco è totale e… ansiogena. Non necessariamente, e non sempre, spaventosa. Ma ehi, non stiamo mica giocando a un horrorino qualunque, ci sono anni di esperienza dietro questo Villaggio infestato…
Resident Evil Village Recensione PS5, Fobie
La Phobophobia che ho citato nel titolo di questa recensione di Resident Evil Village è nientemeno che “la fobia delle fobie”. E vi assicuro che, se non la avete, al termine della prima run vi verrà. Resident Evil Village, infatti, non si limita a proporre al giocatore spaventi “cheap”, derivanti da jumpscares, immagini flashanti e gore. L’impressione che ho avuto addentrandomi in ciascuna delle zone e delle sezioni del gioco è che Capcom abbia cercato di costruire un percorso elegante, attraversando vari tipi di fobia e paure ancestrali. L’ho detto: il giocatore si trova quindi perennemente immerso in una densa foschia ansiogena, dalla quale emergono di volta in volta le peggiori paure del genere umano, distribuite e posizionate nella storia e nel gameplay con coordinazione impeccabile.
La coerenza narrativa non cede mai alle lusinghe del “dover spaventare” il giocatore. Se deve succedere, succederà, e sarà intenso, intensissimo. In piena assonanza, del resto, con le sensazioni dei primi Resident Evil, e dei Remake del 2 e del 3 rilasciati negli ultimi tempi. Lontano dall’horror a tutti i costi, Resident Evil Village propone un’atmosfera che pone al primo posto la varietà della paura, piuttosto che l’intensità. Tuttavia, ciò significa che ci sono diverse sessioni che potrebbero non avere molto effetto su alcune categorie di giocatori e persone. Mentre altre (per me è stata Casa Beneviento) metteranno a dura prova le vostre viscere, e il vostro cuore.
Menzione d’onore: Beneviento
Oltre a rappresentare una menzione d’onore, Casa Beneviento è stata indicata da molti come “un silenzioso omaggio a Silent Hill P.T.”, il figlio mai nato di Kojima e Del Toro. Senza spoilerare nulla di cosa troverete nella macabra magione, vi basti sapere che questa rappresenta, per il mio personale senso dello spavento, il picco dell’orrore di tutto il gioco. Questo non significa che superata casa Beneviento io non sia più stato spaventato da niente nel gioco: anzi. Ma gli avvenimenti della casa immersa nella nebbia hanno fatto da turning point per l’esperienza, similmente a quanto accade al personaggio che incarnavo: Ethan.
Proprio per questo, ripensando a quei momenti, non riesco a non lodare l’atmosfera, il level design, le scelte ludiche e quelle narrative della villa. Una perla brillante di orrore, enigmi, azione e storytelling.
Paura, enigmi, sopravvivenza, proiettili, misteri e collezionabili: non manca niente
Avrete ormai capito che Resident Evil Village è un ricettacolo capiente nel quale sono state riversate tutte le qualità dei Resident Evil a partire dal primo capitolo. A parte un level design più piatto e prevedibile del solito (comunque non blando in sè, ma solo se confrontato con quelli di RES 4, ad esempio) il gioco non manca nessun colpo che spara al giocatore. Lo spaventa, lo confonde con gli enigmi, lo soddisfa con collezionabili di diverso tipo e natura, ben nascosti e mai banalmente posti alla bell’e meglio.
Presenti anche tanti inseguimenti terrificanti, durante i quali Ethan non può far altro che scappare. Seguiti poi quasi sempre da momenti di overpotenziamento del personaggio liberatori; che gridano “MI HAI FATTO PASSARE L’INFERNO. ORA TOCCA A ME”. Forte anche la componente survival, asservita solo lievemente a un sistema action di potenziamento del personaggio e del suo arsenale. Che, però permette a Capcom di citare il noto mercante di Resident Evil 4 attraverso un nuovo commerciante: il Duca.
Resident Evil Village Recensione PS5, In conclusione: questo è un vero Resident Evil
Circa dieci ore. Tanto dura una campagna giocata senza fretta a Resident Evil Village, e tanto è durata la mia prima run; nel corso della quale non sono riuscito a trovare ogni collezionabile, ogni arma, e ogni segreto delle macabre terre rumene narrate nel titolo. Dieci ore tirate tutte d’un fiato, sentite sulla mia pelle come fosse quella del protagonista. Dieci ore durante le quali non ho mai pensato allo scorrimento del tempo, o a quanto sarebbe durata ancora la mia permanenza nel Villaggio. Un luogo magnetico, dal quale contemporaneamente vorresti fuggire al più presto, e nel quale, ora che ne sono uscito, non vedo l’ora di tornare.
La rinascita di Resident Evil è passata attraverso un settimo capitolo più orrorifico; meno strutturato e creativo dal punto di vista artistico, ma indubbiamente condito con tanti enigmi in più di quelli che troverete in Resident Evil VIllage. Quasi come a citare sè stessa, preparando il terreno per quello che verrà in seguito, Capcom, io credo, aveva racchiuso nel settimo Resident Evil i frammenti ludici e narrativi che avevano reso grande la saga: il primo capitolo e la sua casa piena di misteri; il secondo Resident e la “questione armi biologiche”, con tanto di Chris Redfield nel finale. Nessuno poteva immaginare che Village, l’ottavo capitolo, avrebbe proseguito racchiudendo in sè l’anima di Resident Evil 4, 5 e 6. Più action, più vasti, più immaginifici e complessi. Ma, anche, lievemente meno spaventosi in senso stretto.
Circa dieci ore. Tanto ci ho messo a capire che Resident Evil non sta solo proseguendo, ma è rinato. Senza liberarsi del passato, nemmeno di quello meno di successo. Ma bensì, abbracciando le sue origini, la sua storia; e compiendo il definitivo salto in avanti verso il futuro della serie. A quando Resident Evil 9?
RESIDENT EVIL VILLAGE RECENSIONE PS5 | GIOCO TESTATO SU PS5
+ L’anima horror della saga è più viva che mai…
+ Ottimo rapporto esplorazione/azione/storytelling
+ Con il RE Engine Capcom ha costruito una serie di location meravigliose
+ Longevità PERFETTA, trama interessante e misteriosa
+ Capacità di PS5 (dualshock incluso) ben sfruttate
– …quindi se cercate l’horror “da sobbalzo” potreste rimanere parzialmente delusi
– Alcuni modelli di nemici minori e dettagli nelle mappe sono poco curati
– Level design un po’ lineare