Returnal Recensione, la nuova killer app PS5 (ma le console dove sono?)

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Di Lorenzo Mango

Avrei voluto iniziare questa recensione di Returnal consigliando a tutti i possessori di PS5 di dare una possibilità a questo magnifico Rogue-Lite targato Housemarque; un videogame di altissima qualità, che merita tutta la risonanza, il supporto e il successo possibili per una miriade di motivi. Poi mi sono ricordato: la PlayStation 5 la possiedono, al momento, solo pochi fortunati (anche se il numero è in discreto aumento negli ultimi tempi). E infine, ho scoperto che anche Returnal non è sfuggito dalle spire del Review-Bombing, in parte ingenerato proprio dalla scarsità di console a disposizione nel mercato per giocarlo. La volpe e l’uva 2.0, insomma. 

Così, ho preso il mio razzo spaziale, pronunciato la classica citazione “I don’t want to live on this planet anymore” (“Non voglio più vivere su questo pianeta” -cit Futurama), e mi sono lanciato lassù: nello spazio sconfinato. Per fortuna, sono atterrato sul pianeta alieno migliore (alcuni, fra cui la protagonista Selene direbbero peggiore) che mi potesse capitare: quello di Returnal.

Returnal Recensione
Io fossi in Selene non entrerei là dentro, ma tant’è…

Returnal Recensione, si dice Rogue-lite, non Rogue-like

Una primissima disambiguazione è d’obbligo: si dice Rogue LITE non Rogue LIKE. Almeno in questo caso, certo. La differenza è presto detta: un Rogue LIKE propone cicli di gameplay che cominciano con un personaggio dotato di statistiche e abilità che potremmo definire “di livello zero”. Avanzando nelle stanze generate randomicamente, affrontando situazioni, enigmi, avversari proposti casualmente al giocatore, il personaggio si potenzia. 

Migliora le sue armi, statistiche, acquisisce abilità che prima non aveva. Terminata l’esplorazione di un’area, composta dalle stanze di cui sopra, per passare alla successiva deve avvenire lo scontro con un Boss specifico. Passati alla seconda zona, il tutto si ripete ancora. Se, però, il nostro PG dovesse morire, ripartirebbe dall’inizio: dalla prima stanza della prima area. Tutti i suoi power up sarebbero eliminati, e le ambientazioni di gioco si randomizzerebbero nuovamente. Cambio stanze, cambio nemici, cambio power up disponibili: tutto diverso. Avete presente The Binding of Isaac? Ecco.

Il Rogue LITE, invece, è apparentemente più permissivo. Alcuni Power up ottenuti dal giocatore, nonché, a volte, alcune scorciatoie tra le zone sbloccate, si conservano tra una run e quella successiva. 

Returnal Recensione
Il caos a schermo a volte è davvero tanto (e ci piace)

Returnal Recensione, è troppo difficile?

Tutto il rimanente impianto ludico, però, è identico tra Rogue LIKE e Rogue LITE: la casualità delle stanze, dei potenziamenti e dei nemici, lo scontro con i Boss a fine area ecc. Pertanto, la stessa definizione del genere di appartenenza di Returnal offre un assist per rispondere alla domanda che rimbalza tutt’ora nella rete: Returnal è troppo difficile? No, non lo è. O meglio, è impegnativo (difficile è una parola… difficile da usare bene), e richiede da parte del giocatore un mindset peculiare. Ma non “troppo”, o meglio, non più di tanti altri esponenti del genere a cui appartiene. In quanto Third Person Shooter, poi, complice un aim assist generoso (e opzionale) è persino elementare

A parte i facili discorsi del “siamo abituati male, se non ti piace non giocarlo, che lo hai comprato a fare senza informarti, non ci sono più i giochi di una volta, Dark Souls è più difficile”; Returnal offre un livello di sfida commisurato con l’impegno profuso dal giocatore nel comprendere a fondo le meccaniche di base, i movimenti dei nemici, dei loro proiettili volanti in stile “bullet hell”. E soprattutto, nel costruire una build tenendo gli occhi ben aperti, e il cervello sempre collegato e conscio di come stiamo equipaggiando Selene

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Qualcuno ha detto Bullet Hell?

Parassiti, armi laser e tecnologie aliene

A disposizione nei dendritici meandri di ogni area tematica (bioma) abbiamo una vasta gamma di potenziamenti con cui equipaggiarci. Il lavoro svolto dai dev di Housemarque per rendere bilanciato, pur se casuale, l’ottenimento di oggetti ed equip commisurati all’esperienza vissuta dal giocatore nel gioco è eccezionale. Non si ha mai l’impressione, pur quando siamo sfortunati, di aver ricevuto un trattamento ingiusto. Ogni bioma, infatti, mette a disposizione di chi saprà trovarle e sfruttarle tutte le opzioni necessarie e sufficienti a costruire una build in grado di procedere nel gioco con efficacia. 

Certo, a patto, come ho già ripetuto più volte, di aver compreso le meccaniche e di essere consci di due o tre tecnicismi interessanti. Nulla che la sezione “tutorial video” presente nelle opzioni non spieghi in maniera esaustiva, oltretutto.

Così, Selene può scegliere di che arma dotarsi tra pistole, fucili di precisione o a pompa, ciascuno dotato di una mossa finisher differente. Può aumentare la vitalità a propria disposizione con i frammenti di materiale alieno che rinviene nei livelli, e usare oggetti monouso dai più disparati effetti: danno ai nemici, recupero salute, ecc. Infine, può potenziare la sua tuta sfruttando o le tecnologie aliene lasciate sul pianeta dalla popolazione semi-estinta che lo ha colonizzato in passato; oppure i parassiti che si attaccheranno a lei, regalando power up più marcati, ma anche effetti indesiderati di notevole entità.

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La storia degli Xenomorfi abitanti del pianeta morto è semplice, ma misteriosa e interessante.

Ah già, c’è anche la trama (e la lore)

In effetti, presi dal vortice degli eventi, specialmente a gioco avanzato, si potrebbe dimenticare che c’è un mondo da scoprire dietro le sparatorie forsennate di Returnal. Invece, la trama (quella semplice) e la lore (quella complessa) di Returnal sono un motore importante per motivare il nostro incedere tra i Biomi in game. Selene, infatti, scoprirà quanto sia profonda la tana dello Xenomorfo mano a mano che rinviene i cadaveri della sè stessa passata, e le registrazioni del diario che svelano retroscena interessanti sulla psicologia del personaggio, e sulla storia dei nemici che affronta. In tal senso, ancor più eloquenti sono le rovine abbandonate, da tradurre scovando estratti linguistici in stile Stele di Rosetta nascosti qua e là. E le descrizioni di nemici ed oggetti celate nel menù di gioco. 

Non vi mentirò: il gameplay è il focus principale della produzione. La trama è infatti semplicissima (segui il segnale Radio) e la Lore è volutamente semplificata, per non incappare in errori o contraddizioni (meno ti dico, meno ti devo spiegare). Ciononostante, più che le parole o le lettere, saranno gli ambienti e i loro dettagli minuziosamente posizionati a dialogare con noi. Rivelandoci con fascinazione e decadenza la storia del pianeta morto e dei suoi abitanti estinti.

Cthulhu fhtagn ph’nglui mglw’nafh cthulhu r’lyeh wgah’nagl fhtagn.

Returnal Recensione, il sublime, e il grande orrore

A tal proposito, è impossibile non promuovere con un dieci pieno il comparto tecnico del gioco, e con lui quello artistico/di level design. Soprassediamo sul 4K ingannevole; generato da immagini in Full HD processate, e non nativo, per consentire alla console di conservare un granitico framerate di 60 FPS, anche in situazioni concitatissime. Il bestiario e le ambientazioni sono evidenti figlie della fantastica produzione sci-fi anni 90, Alien su tutti; con un’iniezione poderosa di immaginario Lovecraftiano e “dell’assurdo”. La sensazione di cadere lentamente ma inesorabilmente nella follia è palpabile; gli incontri a cui i Biomi ci costringono di teletrasporto in teletrasporto ne sono il veicolo più capiente. 

La parola perfetta per descrivere Returnal viene dall’ambito della filosofia, ed è “sublime”. Un’inarrestabile onda di terrore puro e schiacciante che mette noi piccoli e impotenti esseri umani di fronte all’immensità dell’inconoscibile. Un muro tanto ripido da sembrare insuperabile, un tornado tanto potente da sembrare impossibile da attraversare. In breve, la potenza della natura, in questo caso aliena, che ci fa capire quanto impegno sarà necessario da parte nostra per avanzare. Galvanizzante, emozionante, uno sprone per alcuni. Un invalicabile precipizio per altri. 

Sento la pioggia nella testa

In ultimo, un plauso all’implementazione nel gioco di tutte le principali funzioni Next Gen della magica, ora posso dirlo con criterio, PS5. HDR e grafica 4k non esprimerebbero il loro massimo potenziale se non fossero sorretti dal Dualshock 5, e dall’audio 3D. Il primo impatto con la pioggia che picchietta sul nostro controller mentre camminiamo è… alienante. E poi, cuffie permettendo, le senti: le gocce non cadono più sul personaggio in game, ma sulla tua testa. 

Difficile esprimere a parole l’immersione che queste due tecnologie tanto semplici sono in grado di garantire. Ma vi basti sapere questo: giocare a Returnal mi ha fatto sentire “strano” come la prima volta che ho provato la Realtà Virtuale.

Il piacere di combattere è controbilanciato da un medesimo interesse nell’esplorare tutto.

Returnal Recensione, in conclusione: centro (quasi) perfetto

Centro quasi perfetto per Housemarque e Returnal, il primo progetto della casa di sviluppo ad avere una portata, mediatica e ludica, di questa entità. La pressione era tanta, le aspettative, a dire il vero, basse, per come poi si è rivelato essere il gioco. Che è, senza se e senza ma, la killer app definitiva, per ora, di PS5. Il gioco che consente allo stesso tempo di provare tutte le novità della next gen, e di farlo divertendosi, impegnandosi, emozionandosi. Guarda caso, uno dei primi veri giochi Next Gen non è un vero e proprio Story Driven. Bensì, un videogame estremamente tecnico, evocativo, denso e… ludico. Un gioco “ludico”, fa strano a dirsi eh? Invece, credo, ne avevamo bisogno. Ne avevo bisogno. E nemmeno lo sapevo.

Se avete una PS5, prendete Returnal. Se non la avete, prendetene una per giocare a Returnal. Troppo? Forse sì. Ma sapete, l’onda emotiva del gioco è talmente vivida in chi saprà risonare con le meccaniche, le ambientazioni e l’elevato tecnicismo, che permane anche ore dopo l’ultima partita. La verità, è che per un determinato tipo di giocatori, e solo voi sapete se lo siete o meno, la Recensione di Returnal può terminare serenamente con un 10. Giocabilità, longevità, ambientazioni creative e situazioni stimolanti. Questo e molto altro è Returnal. Questo, e molto altro, è, e può essere, PS5 in futuro.

RETURNAL RECENSIONE | TESTATO SU PS5

+ Il primo vero Rogue-lite tripla A (e Next Gen)
+ Fusione perfetta con le funzionalità esclusive PS5
+ Boss fight spettacolari e impegnative
+ Esplorazione mai banale, level design eccellente 

– Trama molto semplice che si “atteggia” a complicata
– Il genere impegnativo (per sua natura) è un muro verticale per molti giocatori

VOTO: 8.9