Una riflessione delle BRAVE GIRLS sul fenomeno del Revenge Porn, a seguito delle ultime scioccanti notizie di cronaca. Una riflessione ponderata, a freddo, per tirar le fila.
Wired ha recentemente pubblicato un’inchiesta scioccante su cosa accade in alcuni gruppi di Telegram. Gruppi dai nomi esplicativi: come “Il Canile”, “Stupro tua sorella” ecc. Queste chat somigliano pericolosamente a molti altri forum o luoghi di aggregazione on-line, dove (soprattutto) uomini si ritrovano per sfogare frustrazione, violenza e misoginia, spesso travestita da black humor. Il clima cameratesco e prevalentemente maschile, rende spesso questi punti di ritrovo delle terre di nessuno, dove i partecipanti, facendosi forza l’un l’altro della loro condizione di freak, e della totale acriticità nell’uso di una certa violenza verbale (spacciata spesso per “umorismo”), si sentono legittimati a spingersi sempre oltre il confine.
L’atmosfera è quindi quella di una competitività tossica, che si combatte letteralmente sui corpi delle donne. Si cerca l’approvazione degli altri, mettendo le foto più estreme, le performance migliori o la ragazza più piccola (si parla anche di bambine). In questo contesto è difficile capire se le motivazioni siano da ricercare in delle vendette, in un voyeurismo malato o nella semplice emulazione, ma sicuramente l’effetto di questi comportamenti è sempre lo stesso: umiliare una donna, renderle la vita difficile, insomma, farle violenza. Per questo la legge è chiamata a intervenire.
Revenge Porn: la situazione legislativa in Italia:
Quando nel 2016 Tiziana Cantone si suicidò a causa dei filmini porno che la vedevano protagonista, divenuti all’epoca dei veri e propri meme, non vennero presi provvedimenti nei confronti di chi diffuse questi video. Questo spinse la madre della donna, Maria Rosaria Giglio, a battersi per introdurre il reato di Revenge Porn in Italia. La tragedia di Tiziana Cantone, insieme all’impegno dell’Associazione Insieme In Rete, di Change. Org e la quantità spaventosa di casi, hanno messo in luce la necessità di una legislazione più adeguata. Nella primavera del 2019, la Camera dei Deputati ha respinto con 232 voti contrari e 218 favorevoli un emendamento al cosiddetto ddl “Codice rosso” che avrebbe introdotto il reato di revenge porn. Il disegno di legge governativo conosciuto come “codice rosso”, che aveva come obbiettivo quello di snellire le indagini riguardanti la violenza di genere, tra cui il Revenge Porn.
L’emendamento era stato proposto dalle opposizioni del governo, da Forza Italia al Partito Democratico a Liberi e Uguali, ma è stato inizialmente bocciato dai voti contrari di Lega e Movimento 5 Stelle, per poi essere approvato nel 2 aprile del 2019, prevedendo pene che vanno da multe molto salate alla reclusione.
Revenge Porn: le vittime di queste violenza sono quasi esclusivamente le donne
Quando parliamo di Revenge Porn, parliamo soprattutto di donne. Il problema principale è sicuramente legato al double standard che purtroppo ancora è ben radicato nella nostra società: una donna che fa sesso, è vista come deprecabile, di poco valore e senza dignità. Per gli uomini è ovviamente diverso: un ragazzo che riesce ad avere una vita sessuale ricca è visto come forte e di successo. Questo pregiudizio è dovuto alla dicotomia tra preda (donna) e predatore (uomo): mentre il valore di un “cacciatore” si misura sulla sua capacità d’imporsi sulla preda, quest’ultima viene considerata in base alla sua abilità di proteggersi e fuggire. Basti pensare alla storiella della porta e della chiave, che tutti noi abbiamo sentito almeno una volta nella vita. Chiaramente questo discorso verrebbe meno se nessuno considerasse più il sesso come una prova di forza, ma una condizione di piacevole reciprocità, ma siamo ancora lontani anni luce da tutto ciò.
Sotto, però, c’è anche altro:
La violenza di genere si è sempre consumata principalmente sul corpo delle donne, considerato da sempre (come in una distorta metonimia) l’essenza stessa di una persona di sesso femminile. Possiedi il corpo di una donna, e otterrai la persona nella sua interezza. Questo in passato si esprimeva molto di più attraverso un marchio effettivo: quante storie abbiamo sentito di uomini che per vendetta sfregiano il viso della compagna? Sotto quest’atto c’è probabilmente l’idea che rendere una donna meno appetibile esteticamente significhi toglierle potere, e avere un controllo eterno su di essa. La stessa cosa oggi accade con il Revenge Porn: rendere pubblica la vita sessuale della propria compagna, significa continuare a esercitare un controllo su un corpo e quindi su una fetta di vita di quella persona, anche quando esce dalla nostra vita.
Perchè il Revenge Porn ha effetto solo sulle donne?
Questo agli uomini non accade negli stessi termini, o almeno non con la stessa frequenza. Per quanto possa accadere che delle ragazze parlino male delle performance o delle dimensioni di un loro partner, raramente il supporto visivo ha un’importanza così centrale, e la maggior parte delle volte si rimane sul livello del pettegolezzo e della diceria. Certo, parliamo sempre di violenza e di bullismo, ma gli effetti sono abbastanza diversi.
Proprio per questo non possiamo accontentarci di una legge che metta sullo stesso piano violazione della privacy e revenge porn. È vero che, filosoficamente, dovremmo normalizzare il sesso e una legge così specifica rischi di apparire sessuofobica, ma non possiamo mettere sullo stesso piano il video di una donna che fa del sesso orale, con qualsiasi altra azione privata che non riguardi il sesso. Semplicemente perchè, ad oggi, è urgente proteggere TUTTE le donne da questa violenza, non solo quelle che hanno un rapporto sereno con la propria sessualità o quelle che frequentano ambienti Sex Positive, LGBTQ ecc.
Prendere possesso dei nostri corpi:
In attesa di un lavoro più intenso da parte delle istituzioni e di una polarizzazione da parte dell’opinione pubblica che discrimini chi diffonde questo materiale, e non le protagoniste, l’unico consiglio concreto per le ragazze, non è quello di non farsi foto, o di vivere nel terrore di esporsi, ma anzi, di rivendicarlo con fierezza, di rendersi più inattaccabili possibili:
<Si, okay, sono nuda, ho un corpo, mi piace fare sesso e l’ho fatto spesso. E quindi?>.
Articolo di: Gaia Pollastrini
Artwork: Rae Mary
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