Vi raccontiamo il concerto di Roma: una data particolarmente sentita dal cantautore e dal resto della band. Si torna casa, sono emozioni forti. La magia di Villa Ada fa il resto.
Torniamo sempre con grande piacere a sfogliare le pagine che riguardano Riccardo Sinigallia, uno dei cantautori più interessanti e (ingiustamente) poco ricordati del panorama italiano. Quasi 50 anni di cammino di cui 30 spesi attivamente nel mondo della musica.
Per chi ancora non lo sapesse: negli anni Novanta, Riccardo milita in diverse band (una su tutte: i Tiromancino, col fratello minore Daniele e i fratelli Zampaglione), lavora in qualità di produttore artistico, autore e arrangiatore per futuri talenti (Niccolò Fabi, Max Gazzè, Frankie HiNRG; più avanti anche Coez e Motta) e solo all’inizio degli anni Duemila si decide a esordire in proprio col primo album solista, omonimo. Su etichetta Sony e poi Sugar ne seguiranno altri tre, uno più stimolante dell’altro. Lo strano caso della chiamata e poi dell’eliminazione preventiva a Sanremo ha alimentato ulteriormente le curiosità.
Lavori vissuti, immaginati, scritti e suonati senza alcuna fretta, lontano dal mortale abbraccio delle mode da inseguire, dei trend da lanciare.
Quelli di Sinigallia sono piuttosto diari di un viaggio dell’anima, incontri a metà strada che richiedono il giusto tempo per essere assaporati fino in fondo. Ma che lasciano in dote un sapore speciale, un suono che riconosci subito e delle canzoni segnate da un tocco davvero difficile da dimenticare.
“Ciao Cuore” è il titolo del suo ultimo album, uscito lo scorso settembre
(rimandiamo alla nostra recensione per un recupero di quanto già espresso a suo tempo) e la tournée – prima invernale, quindi primaverile/estiva – è il frutto, la celebrazione e la condivisione in dimensione collettiva ‘Live’ delle sonorità che già ci avevano rapito all’ascolto su disco.
Stasera poi non è come tutte le altre: già, perché quando un musicista torna ad esibirsi nella città in cui è nato, c’è sempre in primo luogo un’emozione diversa, speciale. Seguita da un trasporto nell’esecuzione che trasmette forse qualche colore o immagine in più. Quel che è certo è che il parco di Villa Ada è la cornice ideale per vivere la musica di Riccardo.
E’ il primo giorno d’estate e oltre ai fans anche amici, parenti e compagni di strada sono qui ad applaudirlo. L’atmosfera è insomma familiare, molto calorosa e serena. Proprio come una riunione allargata piena solo di chi ti vuole bene.
Sono le 22:30 quando Sinigallia e la band fanno il loro ingresso sul palcoscenico, accompagnati da scrosci di applausi. C’è la compagna di una vita, Laura Arzilli, al basso; Ivo Parlati alla batteria; Francesco Valente alla chitarra e Andrea Pesce alle tastiere. Lui sorride, ringrazia, chiacchiera il giusto, ma poi si abbandona alla concentrazione dell’onda sonora.
Un’ora e mezza abbondante di esibizione lungo 16 canzoni.
Sedici passaggi cruciali dell’espressività del nostro ‘attore protagonista”. Ritroviamo in primis la sua voce: mai così pulita, riconoscibile e “soul”.
Poi la melodia e la sperimentazione elettronica, la grande cura nello scrivere i testi, la ricerca sui suoni e sui timbri, le forme aperte a colpi di scena e intarsi peculiari, il ritornello da cantare così come il viaggio strumentale catartico e quasi psichedelico. Nessun virtuosismo inutile né effetti speciali superflui.
Naturale che gli estratti dall’ultimo disco siano la maggioranza: si parte con “So delle cose che so” e con l’eccezione di un ripescaggio (“Lontano da ogni giorno“) è tutta una sequenza di contemporaneità. “Backliner”, “Le donne di destra“, ma è solo con l’andatura vintage-funky di “Bella quando vuoi” che si aprono le acque e le danze e l’energia inizia a fluire libera. Addirittura sul finale di “Dudù” sale sul palco la figlia di Riccardo – già prsente in copertina – e si lascia andare in passi di danza sfrenati dietro lo sguardo del padre.
“Se potessi incontrarti ancora” è un altra assai piacevole ripresa dal passato, incastrata mirabilmente nel finale con la successiva canzone in scaletta, “Niente mi fa come mi fai tu“. Nel bel mezzo di quest’ultima, dedicata alla moglie/bassista Laura, è commuovente il gioco di sguardi inteneriti scoccati come frecce da Riccardo all’indirizzo della compagna.
“Ciao Cuore” che di nuovo fa cantare il pubblico del parco. Si apre la parte più emozionante dello spettacolo con “A cuor leggero“, ispirata al film di Claudio Caligari “Non essere cattivo“. Dai due piccoli schermi ai lati del palco ne è proiettata una scena, a mo’ di intro, con gli attori Borghi e Marinelli in stato di grazia. La canzone ci ruba l’anima ed è forse la più bella di tutto il nuovo album.
Ma le sorprese non finiscono: “La descrizione di un attimo” (il primo grande successo dei Tiromancino, di cui Sinigallia fu co-autore e produttore artistico nel 2000/2001) fa sussultare il cuore, è un tuffo nei ricordi che chi scrive, e ha vissuto pienamente quel periodo, ritrova con gioia e un barlume di malinconia. Bellissima versione, nulla da invidiare all’originale.
Seguono “Prima di andare via” – anche questa cantata a memoria da tutti – “Malamore” (cover piena di groove di un vecchio brano del cantautore romano Enzo Carella, altro genio misconosciuto, colonna sonora del recente film “Lo Spietato“), “Per tutti“, la sempre strepitosa “E invece io“, infine “Bellamore” e “Una rigenerazione” che chiude in bellezza.
Da segnalare, in chiusura di scaletta, la presenza sul palco del fratello Daniele Sinigallia e dell’amico fraterno Francesco Zampaglione per un finale ‘reunion’ ebbro di chitarre elettriche, abbracciato dal calore del pubblico come del resto l’intero concerto. Ci vedremo alla prossima, e speriamo sia presto.
Ariel Bertoldo