Il 30 dicembre 2022 è entrata in vigore parte della riforma Cartabia che modifica per esempio i reati di “lesioni personali”. Da una segnalazione di un’assistente sociale, condivisa dall’attrice e attivista Valentina Melis, emerge una modifica alla procedura del reato considerata rischiosa.

Sembra infatti che questa modifica possa creare un cortocircuito per quelle donne che cercano di uscire dalla violenza domestica. Nello specifico, a creare il cortocircuito, sarebbe il passaggio del reato da procedibilità d’ufficio a procedibilità su querela in caso di prognosi superiore a 20 giorni, ma inferiore a 40 nel caso in cui avvenga fra conviventi, ex conviventi ed ex coniugi.

La modifica prevede anche che il giudice, pm e polizia giudiziaria verifichino che la persona offesa intenda confermare la querela rispetto al reato che era stato precedentemente processato d’ufficio. Ecco perché la riforma Cartabia potrebbe mettere a rischio il processo di salvaguardia delle vittime di violenza domestica, donne e bambini.

Altra violenza su una donna (Notizie locali Roma e provincia Cityrumors)
Violenza domestica (riforma Cartabia) – photo credits: web

La riforma Cartabia: le modifiche alla procedibilità

La prima importante differenza da sottolineare della riforma Cartabia sul reato di “lesioni personali” è la procedibilità. Il 30 dicembre 2022 è infatti entrata definitivamente in opera la cosiddetta riforma Cartabia che presenta profonde novità sulla procedibilità a querela anche nell’ambito dei reati contro la persona.

La modifica sulla procedibilità prevede l’eliminazione della procedibilità d’ufficio per le lesioni personali con prognosi compresa tra i 20 e i 40 giorni, cioè quelle definite “lievi”. La procedibilità d’ufficio è in genere prevista per i reati più gravi, che sono denunciati obbligatoriamente da pubblici ufficiali, agenti di polizia giudiziaria e incaricati di pubblico servizio. La sua eliminazione nel caso sopra citato – anche se rimane per alcune aggravanti – mette a rischio il circuito di messa in sicurezza delle vittime di violenza. 

Cosa cambia per le vittime di violenza domestica?

Il passaggio alla procedibilità su querela nei casi di violenza domestica comporta il rischio di lasciare non denunciate le violenze. Prima della modifica infatti il personale sanitario era obbligato a procedere d’ufficio con una denuncia per prognosi superiore a 20 giorni. Dal 30 dicembre l’obbligo è decaduto se la prognosi è inferiore a 40 giorni.

Sono previste delle aggravanti dei casi specifici affinché, anche con prognosi inferiore a 40 giorni, si proceda d’ufficio. Tra queste c’è l’aggravante dell’utilizzo di un’arma. Nel concreto significa che la violenza domestica deve essere più violenta per poter essere supportate dalle figure intermediarie dello Stato.

Riforma Cartabia tra mediazione e conciliazione: cosa significa

L’ottica strategica della riforma Cartabia è quella di fare economia del sistema processuale. Infatti le modifiche comportano un maggiore sviluppo di forme di giustizia riparativa attraverso la mediazione (differente dalla conciliazione). Cosa significa?

La riforma Cartabia punta a un maggior utilizzo della giustizia riparativa attraverso le figure di mediazione. Manca all’interno del testo un passaggio però fondamentale, ovvero l’esperienza della figura mediatrice in merito ai casi di violenza domestica. Questa assenza esplicita è pericolosa nelle situazioni di violenza domestica e senza la preparazione del personale, perché la mediazione potrebbe finire per pendere verso la figura dominante: chi ha praticato la violenza.

L’articolo 48 della Convenzione di Istanbul vieta la mediazione familiare nei casi di violenza e di ricorso a qualsiasi altro procedimento di soluzione alternativa delle controversie, come la conciliazione. Il motivo del divieto è chiaro: una donna vittima di violenza può trovarsi in una situazione di sottomissione da parte del partner o ex partner violento.

Inoltre la Convenzione di Istanbul trova difficile applicazione in Italia per via di una cultura permeata da sessismo e misoginia. Parte del problema dell’applicazione della Convenzione nel nostro Paese è infatti l’assenza della formazione professionale in tutti gli ambiti, figure mediatrici comprese.

La riforma Cartabia rischia quindi, in questi termini, di creare un ostacolo ulteriore sulla strada di fuoriuscita dalla violenza domestica delle vittime.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta